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La sua improvvisa dimissione arriva dopo quasi due settimane di discussioni accese sui media olandesi rispetto ad accuse di conflitto di interesse. Beatrix Ruf è accusata di mancanza di trasparenza nei negoziati con i principali donors e sostenitori del museo, e per il suo servizio continuo di consulente artistico in altre realtà, mentre è stata direttrice del museo.
Nel comunicato stampa, Ruf scrive che la sua decisione di dimettersi è “nell’interesse del museo, considerando le speculazioni dei media nelle ultime settimane, che potrebbero avere un impatto sulla reputazione dello Stedelijk”.
A scatenare la vicenda sarebbe stata una donazione da parte di Thomas Borgmann, annunciata l’anno scorso, di 600 opere, tra cui figurano pezzi di Wolfgang Tillmans, Lucy McKenzie e Cosima Von Bonin. Borgmann doveva inoltre prestare a lungo termine un gruppo di 10 opere monumentali e grandi installazioni di Isa Genzken e Martin Kippenberger, e invece pare che la donazione fosse un cambio: il museo avrebbe infatti acquisito opere di Michael Krebber del donatore a 125mila euro ciascuna, nonché una installazione monumentale Matt Mullican per 750mila.
Una mancata trasparenza a cui si associa il fatto che, sempre secondo i giornali, le donazioni e le mostre messe in scena al museo includono un gruppo di artisti legati ad alcune gallerie dove Ruf ha lavorato regolarmente non solo durante la direzione di Amsterdam, ma anche nella precedente al Kunsthalle Zurich. In più ci sarebbe la consulenza privata della direttrice (ormai ex) per la società svizzera Currentmatters.
E ancora: Ruf è coinvolta in circa 20 altre attività in tutto il mondo, che vanno dalla giuria per diversi premi, alla direzione della JRP Ringier Kunstverlag AG, la casa editrice del collezionista svizzero Ringier, dove Ruf ha lavorato per quasi due decenni.
Insomma, non ne è passata una, e ora il controllo della politica etica dello Stedelijk è affidato al consiglio di vigilanza. Ma anche qui, i media, chiedono se i membri del museo possano interpretare i codici etici che implicano direttamente la propria gestione. E così, la domanda, ancora una voltà è: quanto è trasparente la “vita” di un museo?
“Valuto gli interessi di questa istituzione eccezionale e metto gli interessi dello Stedelijk prima, al di sopra delle mie preoccupazioni individuali. Alla luce di ciò, ritengo che questo sia il momento appropriato per me di abbandonare il mio posto. Auguro al museo ogni successo in futuro perché è questo che meritano lo Stedelijk, il suo staff eccezionale, i visitatori e i sostenitori”. Aggiornamenti in corso.
Fonte: Artnet.com