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«Con questa mostra abbiamo voluto ricostruire l’influenza di Giacomo Balla su Piero Dorazio, uno dei più grandi nostri artisti astratti – spiega Giancarlo Carpi, curatore del progetto – collegandola a un evento preciso: la mostra di Balla che Dorazio e Perilli organizzarono a New York nel 1954 e che garantì il successo dell’astrattismo italiano. L’azione coordinata di Dorazio e Perilli per realizzare la mostra di Balla a New York ci ricorda anche di uno spirito di gruppo, per affermare la propria proposta artistica, che oggi sembra essersi perduto, almeno in parte. Perché la storia dell’arte è fatta, oggi come allora, anche dalla militanza e dall’azione concreta di tutti i suoi attori».
Di Balla e Dorazio l’esposizione riunisce 26 opere, tra cui non passano inosservate le due versioni di Rumoristica plastica Baltrr (1914 e 1916) del grande maestro futurista, appartenute alla collezione di Adolf Alfred Taubman, ex proprietario di Sotheby’s.
Di Dorazio si distingue, invece, tra le altre, una rara composizione astratta polimaterica, Sviluppo orizzontale di una cornamusa dolcissima del 1948. Il percorso espositivo comprende anche tre lettere inedite indirizzate da Dorazio da New York a Perilli, che documentano la sua attività nella capitale dell’arte americana, a favore del futurismo italiano oltreoceano.
Ma, per riprendere il titolo dell’esposizione, cosa ha imparato Dorazio da Giacomo Balla? «Che non esistono le immagini – rispondeva Dorazio stesso – senza tenere conto della luce che le compenetra e le fa palpitare insieme a tutto ciò che le circonda. Luce e movimento sono l’essenza della realtà, tutto il resto è illusione, apparenza».
La mostra da Futurism&Co contribuisce, insomma, a far riflettere, ancora una volta, sulle debenze dell’arte italiana (e non solo) nei confronti di Giacomo Balla. La cui lezione è stata la condizione necessaria, propedeutica, alla nascita e allo sviluppo dell’astrattismo. Le cui linee guida sono già sintetizzate nelle, troppo poco conosciute al grande pubblico, “compenetrazioni iridescenti” degli anni Dieci. La verità è che Giacomo Balla meriterebbe un’attenzione espositiva, dalle istituzioni nostrane e internazionali, maggiore, ben diversa dall’attuale. Certamente al grande futurista è nociuta anche la morte prematura di uno dei suoi più illuminati studiosi, Maurizio Fagiolo dell’Arco. E sarebbe auspicabile, infine, che quanto prima possa vedere la luce il catalogo ragionato generale della sua opera. Solo allora ai più, risulterà lapalissiano quello che tutti noi abbiamo imparato, e ancora stiamo imparando, da Giacomo Balla. (Cesare Biasini Selvaggi)
In alto: Piero Dorazio, Senza Titolo o Natura Morta, (dettaglio)1948, Tempera Su Carta, 108 X 75 Cm
in home: Giacomo Balla, Linea di velocità + cielo + rumore
QUELLO CHE HO IMPARATO DA GIACOMO BALLA.
BALLA E DORAZIO
dal 24 novembre 2017 al 20 gennaio 2018
Futurism&Co
via Mario de’ Fiori 68, Roma
orari: lunedì: 14.00 – 19.30 / martedì-sabato: 11.30 – 19.30 / domenica e festivi solo per appuntamento
www.futurismandco.com