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Se è vero che il buongiorno si vede dal mattino entrando a Frieze Masters ci si imbatte subito nello stand di Gagosian dedicato a un’eccezionale personale di Man Ray che include dipinti, oggetti, litografie, “rayografie” e fotografie del celebre artista; opere molte delle quali esposte per la prima volta dal momento che la celebre galleria newyorkese (con sedi sparse per il mondo) rappresenta il Man Ray Trust. Percorrendo i corridoi ed entrando negli stand si assiste al progressivo dipanamento del fil rouge della storia dell’arte attraverso i millenni. Sì perché si passa da reperti archeologici provenienti dall’antica Grecia o dall’Egitto dei faraoni ai grandi maestri delle avanguardie internazionali del XX secolo. Capita così di ammirare degli ominidi filiformi della civiltà cicladica che rivelano una modernità sorprendente, richiamando alla mente le migliori esecuzioni di Constantin Brancusi e Alberto Giacometti. Oppure si assiste a delle Madonne lignee del XIV e del XV secolo, scuola tedesca forse bavarese, che ricordano le cere di Medardo Rosso, peraltro presenti in fiera con due rari esemplari. E, poi, si continua passando dalle vetrine dei codici miniati medievali che, nell’avveniristica sintesi del tratto, fanno pensare ai disegni di Schiele, Klimt e Picasso (a Frieze Masters sempre in notevole quantità). E, poi, ancora da Brun Fine Art (Londra, Firenze e Milano) ci si imbatte in uno stand da mozzafiato dedicato alla Firenze dei della Robbia, con preziose ceramiche/sculture di Bendetto Buglioni, Santi Buglioni, Giovanni della Robbia, Luca della Robbia il Giovane, a cui fanno da contraltare le ceramiche di Lucio Fontana sparse in molti stand. Questo alternarsi tra secoli, in alcuni casi millenni, da una galleria all’ altra, quasi si vivesse in una macchina del tempo che accelera ora nel presente ora nel passato anche più remoto, testimonia la permanente attualità della vera opera d’arte. Come confermano a più riprese, per esempio, i dipinti di Pieter Brueghel il Giovane con le loro strabilianti danze di contadini (in fiera se ne contano diverse). Uno stand che riesce, tra gli altri, a sintetizzare magistralmente questo crogiuolo di storia dell’arte è quello di Robilant + Voena (Londra, Milano, St. Moritz), dove appare nella sua eleganza neoclassica un busto del Canova in compagnia di due tagli di Fontana e di una tela estroflessa di Castellani. Gli occhi non possono, tuttavia, che rimanere irretiti da un Artemisia Gentileschi, “Ritratto di un gentiluomo” (ca. 1625-1640). Peraltro, questo non è l’unico Artemisia Gentileschi in fiera. Va detto a questo punto che tra artisti del passato e del Novecento (soprattutto Fontana, Burri, Manzoni, Rotella, Consagra, Morandi) e le gallerie nostrane presenti, una parte significativa di Frieze Masters parla italiano. Nel novero delle gallerie del Belpaese c’è, per esempio, Mazzoleni con un altro stand museale organizzato intorno a un progetto scientifico curato puntualmente da Gaspare Luigi Marcone che unisce Fontana, Baj e Manzoni. Il progetto costituisce un omaggio al 1958, anno in cui le diverse ricerche dei tre artisti furono esposte e pubblicate insieme. Una mostra, a cui dedicherò un approfondimento su queste pagine, che offre degli interessanti spunti di riflessioni sulle relazioni intercorrenti, non solo nella vita personale, tra questi maestri dell’arte italiana del secondo Dopoguerra. (Cesare Biasini Selvaggi)