24 gennaio 2019

“La caduta degli Dei” di Ryts Monet

 

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Dai meteoriti dorati passando per una cianotipia blu di sette metri diretti verso la Biennale di Nakanojo. È La caduta degli Dei, la prima personale di Ryts Monet (Bari, 1982) alla Galleria Michela Rizzo, a Venezia, una mostra, a cura di Agnes Kohlmeyer che raccoglie una ventina di opere i cui temi sono, spiega la curatrice, «il conflitto e la collisione tra diverse forze, l’irrequietezza, la turbolenza, i gruppi marginalizzati e la fuga». Un’occasione per immergersi nella produzione più recente di Ryts Monet, già proiettato verso la Biennale di Nakanojo, in Giappone, a giugno, e una serie di appuntamenti internazionali nei prossimi mesi. 
Che opere si trovano in mostra? Come si struttura il percorso espositivo?
«La caduta degli Dei è la mia prima mostra personale presso la Galleria Michela Rizzo, espongo una selezione di opere, alcune inedite, realizzate nel corso degli ultimi due anni. Era per me necessario definire la mia ricerca instaurando un dialogo tra le varie opere attraverso una mostra personale. Con il titolo La caduta degli Dei ho voluto citare l’omonimo film di Luchino Visconti, ma le opere della mostra non sono legate direttamente al film e dai suoi drammatici temi. Ho scelto questo titolo perché estremamente affascinante ed evocativo, in mostra la caduta è intesa sia come morte, ma anche come atterraggio di un qualcosa che è arrivato dal cielo, da un luogo indefinito. Le opere presentate sono state realizzate con diversi media, quali la cianotipia, il video, l’installazione e opere testuali e scultoree. Il percorso espositivo si distribuisce principalmente in tre sale, in cui l’oro o il blu, presenti quasi in tutti i lavori in mostra, sono le dominanti cromatiche che accompagnano il visitatore nel percorso espositivo. All’entrata della mostra il visitatore è accolto da We Are All Snow Under The Sun, un lavoro al cui processo può partecipare attivamente, ottenendone una parte in dono. Nella prima grande sala, si trova Migrant, un’installazione costituita da cinque meteoriti galvanizzati in oro in dialogo con RIOT, un’opera testuale a parete che descrive la genesi dei due più preziosi metalli esistenti in natura, l’oro e il platino. Nella seconda sala è collocato il lavoro principale della mostra, quello realizzato più recentemente, è Taking the shadow of an obelisk and letting it dissolve into the sea, una grande cianotipia di sette metri appesa al soffitto in dialogo con Grinder, una scultura che ho realizzato nel 2017 in collaborazione con degli skaters in uno skatepark in Austria. Salendo al primo piano della galleria si incontrano due grandi sculture dal titolo Lamassu realizzate con una macchina a controllo numerico, in cui ho ricostruito due frammenti di una delle tante opere assire distrutte dall’ISIS. Nella stessa sala presento anche tre cianotipie della serie Blue Holes insieme a un video, The Lost Children of Israel, e a una scultura di neon, Palm Oil».
Quali aspetti accomunano i tuoi lavori?
«Quasi tutti i miei lavori nascono dalla rielaborazione e dalla trasformazione di materiale già esistente, sia che si tratti di elementi digitali che di oggetti tangibili con un attenzione maggiore a simboli del passato e a come questi interferiscano con il nostro presente. Ciò che accomuna tutti i lavori è un equilibrio tra simboli sacri e pagani, luce e macerie.
In questa mostra mi sono concentrato sul concetto di scontro e sulle tracce che ogni scontro lascia sulla materia, cercando un contatto diretto con gli elementi e trattenendo parte di essa in ogni singola opera». 
Che progetti artistici hai in programma per i prossimi mesi?
«Nel 2019 sarò coinvolto in una serie di progetti importanti. Nel mese di febbraio sarò a Torino per una residenza organizzata dall’associazione culturale Arteco, dedicata al fondo della Biblioteca Universitaria Nazionale. Per la restituzione finale del progetto è prevista una mostra a Torino durante Artissima. A marzo sarò a Budapest per una residenza organizzata da Wien Kultur, in collaborazione con la città di Budapest, mentre a giugno e luglio sarò in Giappone per la Biennale di Nakanojo». (Silvia Conta)
Ryts Monet
La caduta degli Dei
A cura di Agnes Kohlmeyer
26 gennaio – 16 marzo 2019 
Galleria Michela Rizzo
Isola della Giudecca 800 Q, Venezia
Opening: 26 gennaio 2019, alle ore 12
Orari: dal martedì al sabato, dalle 11 alle 18
www.galleriamichelarizzo.net, info@galleriamichelarizzo.net 

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