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LA PUBBLICITÀ DEL PRIVATO
Politica e opinioni
“È difficile sostenere a lungo la luce abbacinante dei deserti dell’iperrazionalità; ogni tanto c’è bisogno del mondo della notte dove i contorni delle cose perdono la loro geometrica durezza per adeguarsi ai nostri ritmi interiori”. Così si esprimeva, nel 1990, Franco Vaccari. Proponiamo una riflessione che accosta lo stesso Vaccari a Carlo Mollino. In occasione di Paris Photo...
Il concetto chiave della riflessione vaccariana è quello d’inconscio tecnologico [3], discendente diretto della nozione benjaminiana d’inconscio ottico. Il medium fotografico avrebbe una strutturale capacità di cogliere un più-di-senso che renderebbe l’immagine alter-realista. L’occultamento dell’autore [4] è la strategia che Vaccari adotta per di-mostrare questa parzialità: se la fotografia è una traccia iscritta sul reale, l’operatore estetico deve sfumare la propria posizione, rendersi fantasmatico. Occultare l’autore significa compiere la parabola inesorabile di autonomizzazione del mezzo. Così facendo, l’inconscio tecnologico torna all’umano nella sua forma sociale: nel passare da Freud a Lévi-Strauss, la fotografia sarà in grado di ritrarre l’inconscio collettivo. Il soggetto esce dalla porta e rientra dalla finestra con la S maiuscola.
![Franco Vaccari - Esposizione in tempo reale n. 8, Omaggio all'Ariosto - Ferrara, 1974](https://www.exibart.com/foto/54618.jpg)
In Lascia su queste pareti una traccia fotografica del tuo passaggio –presentato alla Biennale del 1972– e ancor più nell’“estensione” del progetto alle cabine Photomatic sparse sul territorio italiano, Vaccari ha provocato l’apertura di miriadi di spazi privati in spazi pubblici [5], al contempo rendendo pubblico un atto intimamente privato. Cos’altro ha fatto Mollino fotografando nudi femminili in situazioni sottratte alla routine e immerse in una “pornografia” amatoriale? [6] (Roland Barthes ha scritto che è il dilettante colui che “sta più vicino al noema della Fotografia”. [7]) Non è forse questo l’erotismo che Vaccari rimpiange, contraddistinto “dal differente e dall’articolato” (in Leonardi, cit., p. 171)?
Come Vaccari si affida alla fototessera, Mollino confida nella polaroid, ed entrambi prediligono ambienti apparentemente conchiusi (le alcove di Mollino, le cabine di Vaccari); l’uno mira a occultare il lavoro “artistico”, l’altro non firma i propri scatti. Ciò non significa abbandonare il campo della riflessione.
![La copertina della ristampa anastatica de](../..https://www.exibart.com/foto/54620.jpg)
D’altro canto, resta altrettanto basilare la “selezione trasfiguratrice” del fotografo, anch’essa influenzata dall’inconscio, umano stavolta. Cosicché è dopo la stampa che si assiste alla “rivelazione definitiva di noi stessi”. [8] Uno scenario complesso, che disvela l’apparente semplicità dell’atto fotografico, ciondolante tra mimetismo e “artisticità”; un marasma nel quale Mollino salva pochi artisti fotografi, Stieglitz e Steich, Manuel Álvarez Bravo e Man Ray. Perciò l’architetto torinese si affiderà presto agli scatti di professionisti per i suoi edifici e interni, mentre conserverà il piglio del dilettante nelle fotografie femminili.
Quel che però non deve permanere nell’ambiguità è la differenza tra occultamento e anonimato. Quest’ultimo è più che mai inviso a Vaccari come a Mollino,
![Carlo Mollino - Casa del Sole - 1947 - fotomontaggio](../..https://www.exibart.com/foto/52336%281%29.jpg)
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*La citazione contenuta nell’occhiello è contenuta in Nicoletta Leonardi (a cura di), “Feedback”, Postmedia, Milano 2007, p. 140
[1] Il messaggio della camera oscura (1949), AdArte, Torino 2006, p. 103, n. 7
[2] Buio, nebbia padana, suoni, luci [cat.], Transmec Group, Campogalliano 2005
[3] Fotografia e inconscio tecnologico (1979), Agorà, Torino 1994 (II ediz.)
[4] Luca Panaro, L’occultamento dell’autore, APM, Carpi 2007
[5] Spazio privato in spazio pubblico è il titolo di un’“esposizione in tempo reale” del 1977 appartenente al “ciclo onirico”
[6] Carlo Mollino, Photographs 1956-1962, Museo Casa Mollino-AdArte, Torino 2006
[7] La camera chiara, Einaudi, Torino 1988, p. 99
[8] Le citazioni di Mollino provengono da Il messaggio, cit., pp. 50, 73, 66, 76 e 73
[9] Carlo Mollino, Architettura di parole, Bollati Boringhieri, Torino 2007, pp. 463-467
*articolo pubblicato su Exibart.onpaper n. 43 e, in traduzione francese, su Exibart.ParisPhoto Te li eri persi? Abbonati!
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