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20
marzo 2008
OMAGGIO ALL’AVVOCATO
Personaggi
A cinque anni dalla morte del più grande industriale d’Italia, la mostra Il secolo dell’Avvocato ripercorre le tappe salienti di un’esistenza che s’interseca con la storia del Paese. Un uomo che detestava la mediocrità, che dialogava con i leader del mondo, che aveva una visione cosmopolita, che amava lo sport, l’arte, la vita. In una parola, l’icona di Torino, almeno...
Il camaleontico capoluogo piemontese, che si evolve e si trasforma col silente battito che lo contraddistingue, non può dimenticare il proprio passato industriale. Una storia intrisa nelle molteplici pieghe dell’anima, percepibile nell’aria che la circonda, viva come le radici che la caratterizzano. La mostra Il Secolo dell’Avvocato. Gianni Agnelli, una vita straordinaria, dopo l’esordio al complesso Vittoriano di Roma, approda a Torino nello spazio espositivo della Mole Antonelliana. La città che ha dato i natali a Giovanni Agnelli (Torino, 1921-2003) accoglie con sentimento quest’evento intimo, che rievoca nell’immaginario collettivo pagine dense di storia.
Curata da Marcello Sorgi, vanta di oltre duecentocinquanta immagini, che si snodano armoniosamente come un percorso nel tempo, alternandosi ai filmati storici e ad alcune interviste dell’Archivio Rai. Il tutto sotto l’egida dell’architetto Susanna Nobili. Scatti dei maggiori fotografi italiani e opere di alcuni prestigiosi artisti internazionali, tra i quali emergono i nomi di Helmut Newton, Bob Krieger, Burt Glinn, Guido Harari, Erich Lessing, scandiscono come frammenti l’intensa vita dell’Avvocato. Un’infanzia dettata da un’educazione rigorosa, ribadita dalla severità delle parole di Miss Parker: “Remember, you are an Agnelli”. Un nome di prestigio, che Gianni Agnelli ha saputo onorare e ribadire con l’imponenza della sua presenza.
Una figura distinta, slanciata, elegante, un uomo raffinato che detestava la mediocrità. Dal lungo itinerario fotografico emerge un’immagine-simbolo, che lo vede ritratto a soli dodici anni al volante di un’auto-giocattolo. Il tipico abito alla marinara e la dignità del suo sguardo lasciavano presagire i tratti distintivi di quel carisma che l’avrebbe contraddistinto negli anni a venire. A soli quattordici anni, dopo la morte del padre Edoardo, diviene l’erede principale dell’impero industriale e la sua educazione passa nelle mani del nonno Giovanni. A diciotto anni il premio per la maturità: un viaggio negli Stati Uniti nella culla del capitalismo americano che lo coinvolgerà per tutta la sua esistenza; i ritmi scanditi da quel dinamismo vibrante, faranno di lui l’uomo dalle grandi intuizioni.
Molte le analogie tra Giovanni Agnelli, capostipite e fondatore dell’impero Fiat, e l’Avvocato, entrambi mossi dalla sfida del progresso: l’uno aveva introdotto il taylorismo, l’altro avrebbe affrontato il mercato internazionale promuovendo l’azienda italiana come esempio da esportare. Il tutto è riassunto in uno scatto del 1940 che li ritrae entrambi. Nel 1953 il matrimonio con Marella Caracciolo, figlia del principe Caracciolo di Castagneto, duca di Meleto e dell’americana Margaret Clark. L’eleganza di donna Marella è immortalata in numerosi scatti: giovane e sorridente con il candido abito nuziale; in età matura, compagna inseparabile di vita. L’importanza del suo ruolo si evince in numerose raffigurazioni.
Dal 1966 Gianni Agnelli prende in mano le redini della Fiat, dimostrando con verve e determinazione di saper attuare idee in anticipo sui tempi. Affronta eventi difficili, tensioni e contraddizioni profonde. L’autunno caldo del ’69, gli anni del terrorismo, la marcia dei Quarantamila, periodi tragici e laceranti, carpiti attraverso il linguaggio di immagini in grado restituire quell’epoca.
Giovanni Agnelli è stato anche l’uomo che ha avuto il merito di far conoscere l’Italia nel mondo, capace di dialogare con i grandi leader politici, amico di intellettuali raffinati e di innumerevoli capi d’industria. Molteplici immagini lo ritraggono con gli illustri personaggi della storia. Fece del suo modo d’essere uno stile: l’orologio sul polsino, la cravatta sul maglione. La passione per il calcio, la Ferrari, la vela, lo sci. La gioia immortalata sul volto dopo una vittoria della Juventus, così come la rabbia dopo una sconfitta. Vi sono istanti di vita privata che si spogliano di ogni cliché; il rapporto d’amore con i suoi adorati husky è riassunto nella foto che ritrae l’avvocato mentre accarezza Died Eyes.
Un altro aspetto tangibile della sua poliedrica personalità emerge dalla passione per l’arte, di cui non fu semplice mecenate ma scrupoloso osservatore. Il gusto estetico, la gioia di carpire un’opera cogliendola nei meandri più intimi, gli avevano consentito di collezionare capolavori maestosi. In uno scatto di Vito Liverani, che lo ritrae mentre discute un’opera, si evince dalle rughe del volto l’espressione dell’animo. Le mani sono protese in avanti: dall’intensità emotiva emerge tutto il suo amore per l’arte. Del resto, Andy Warhol lo ritrasse in una serigrafia su fondo azzurro, che accoglie i visitatori all’ingresso della mostra: il capitalista che fu amico dell’artista è immortalato nel gesto tipico di portare alle labbra la sigaretta.
Il suo ultimo dono alla città di Torino fu proprio in nome dell’arte, la Pinacoteca Agnelli, lo scrigno di Renzo Piano. Tenace anche di fronte al dolore della malattia, sconfitto dal cancro alla prostata, muore il 24 gennaio 2003. Una personalità cosmopolita, all’avanguardia, che assunse per il mondo intero un ruolo di prestigio e d’identità.
L’addio al senatore, all’avvocato, al più grande capitalista italiano, resta indelebile nelle foto che immortalano la folla di operai raccolta con devozione e rispetto. Il tour della mostra si concluderà a Milano, al Palazzo della Ragione.
Curata da Marcello Sorgi, vanta di oltre duecentocinquanta immagini, che si snodano armoniosamente come un percorso nel tempo, alternandosi ai filmati storici e ad alcune interviste dell’Archivio Rai. Il tutto sotto l’egida dell’architetto Susanna Nobili. Scatti dei maggiori fotografi italiani e opere di alcuni prestigiosi artisti internazionali, tra i quali emergono i nomi di Helmut Newton, Bob Krieger, Burt Glinn, Guido Harari, Erich Lessing, scandiscono come frammenti l’intensa vita dell’Avvocato. Un’infanzia dettata da un’educazione rigorosa, ribadita dalla severità delle parole di Miss Parker: “Remember, you are an Agnelli”. Un nome di prestigio, che Gianni Agnelli ha saputo onorare e ribadire con l’imponenza della sua presenza.
Una figura distinta, slanciata, elegante, un uomo raffinato che detestava la mediocrità. Dal lungo itinerario fotografico emerge un’immagine-simbolo, che lo vede ritratto a soli dodici anni al volante di un’auto-giocattolo. Il tipico abito alla marinara e la dignità del suo sguardo lasciavano presagire i tratti distintivi di quel carisma che l’avrebbe contraddistinto negli anni a venire. A soli quattordici anni, dopo la morte del padre Edoardo, diviene l’erede principale dell’impero industriale e la sua educazione passa nelle mani del nonno Giovanni. A diciotto anni il premio per la maturità: un viaggio negli Stati Uniti nella culla del capitalismo americano che lo coinvolgerà per tutta la sua esistenza; i ritmi scanditi da quel dinamismo vibrante, faranno di lui l’uomo dalle grandi intuizioni.
Molte le analogie tra Giovanni Agnelli, capostipite e fondatore dell’impero Fiat, e l’Avvocato, entrambi mossi dalla sfida del progresso: l’uno aveva introdotto il taylorismo, l’altro avrebbe affrontato il mercato internazionale promuovendo l’azienda italiana come esempio da esportare. Il tutto è riassunto in uno scatto del 1940 che li ritrae entrambi. Nel 1953 il matrimonio con Marella Caracciolo, figlia del principe Caracciolo di Castagneto, duca di Meleto e dell’americana Margaret Clark. L’eleganza di donna Marella è immortalata in numerosi scatti: giovane e sorridente con il candido abito nuziale; in età matura, compagna inseparabile di vita. L’importanza del suo ruolo si evince in numerose raffigurazioni.
Dal 1966 Gianni Agnelli prende in mano le redini della Fiat, dimostrando con verve e determinazione di saper attuare idee in anticipo sui tempi. Affronta eventi difficili, tensioni e contraddizioni profonde. L’autunno caldo del ’69, gli anni del terrorismo, la marcia dei Quarantamila, periodi tragici e laceranti, carpiti attraverso il linguaggio di immagini in grado restituire quell’epoca.
Giovanni Agnelli è stato anche l’uomo che ha avuto il merito di far conoscere l’Italia nel mondo, capace di dialogare con i grandi leader politici, amico di intellettuali raffinati e di innumerevoli capi d’industria. Molteplici immagini lo ritraggono con gli illustri personaggi della storia. Fece del suo modo d’essere uno stile: l’orologio sul polsino, la cravatta sul maglione. La passione per il calcio, la Ferrari, la vela, lo sci. La gioia immortalata sul volto dopo una vittoria della Juventus, così come la rabbia dopo una sconfitta. Vi sono istanti di vita privata che si spogliano di ogni cliché; il rapporto d’amore con i suoi adorati husky è riassunto nella foto che ritrae l’avvocato mentre accarezza Died Eyes.
Un altro aspetto tangibile della sua poliedrica personalità emerge dalla passione per l’arte, di cui non fu semplice mecenate ma scrupoloso osservatore. Il gusto estetico, la gioia di carpire un’opera cogliendola nei meandri più intimi, gli avevano consentito di collezionare capolavori maestosi. In uno scatto di Vito Liverani, che lo ritrae mentre discute un’opera, si evince dalle rughe del volto l’espressione dell’animo. Le mani sono protese in avanti: dall’intensità emotiva emerge tutto il suo amore per l’arte. Del resto, Andy Warhol lo ritrasse in una serigrafia su fondo azzurro, che accoglie i visitatori all’ingresso della mostra: il capitalista che fu amico dell’artista è immortalato nel gesto tipico di portare alle labbra la sigaretta.
Il suo ultimo dono alla città di Torino fu proprio in nome dell’arte, la Pinacoteca Agnelli, lo scrigno di Renzo Piano. Tenace anche di fronte al dolore della malattia, sconfitto dal cancro alla prostata, muore il 24 gennaio 2003. Una personalità cosmopolita, all’avanguardia, che assunse per il mondo intero un ruolo di prestigio e d’identità.
L’addio al senatore, all’avvocato, al più grande capitalista italiano, resta indelebile nelle foto che immortalano la folla di operai raccolta con devozione e rispetto. Il tour della mostra si concluderà a Milano, al Palazzo della Ragione.
paola simona tesio
mostra visitata il 26 febbraio 2008
dal 14 febbraio al 24 marzo 2008
Il secolo dell’Avvocato. Gianni Agnelli, una vita straordinaria
a cura di Marcello Sorgi
Museo Nazionale del Cinema – Mole Antonelliana
Via Montebello, 20 (zona via Po) – 10124 Torino
Orario: da martedì a venerdì e domenica ore 9-20; sabato ore 9-23
Ingresso: intero € 6,50; ridotto € 5
Catalogo Skira
Info: tel. +39 0118138560; fax + 39 0118125738; info@museocinema.it; www.museonazionaledelcinema.org
[exibart]