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19
ottobre 2009
inaugurazioni Il Giardino dei Lauri Città della Pieve (pg)
altrecittà
Una collezione importante, recentemente aperta al pubblico. Quando passione e capitale si sposano, può nascere un piccolo miracolo. Proprio nel cuore di quell’Italia spesso incapace di guardare con serenità al contemporaneo...
di Marta Silvi
Mai come ora risulta attuale in Italia il dibattito sulla
necessità d’investimenti nel campo delle arti, e possibilmente in quello delle
discipline contemporanee, spesso trascurate per pigrizia di comprensione. E
mentre la sfera pubblica arranca dietro annose questioni burocratiche e
vorticosi progetti pluriennali, il privato si conferma la più importante – se
non quasi l’unica – fonte di sussistenza del contemporaneo.
E il collezionismo sta regalando, da qualche tempo a
questa parte, una lezione di lungimiranza mista a un’ottima dote di
imprenditorialità, di cui spesso mancano, per formazione, gli addetti ai lavori
nel “nostro” settore.
L’inaugurazione del Giardino dei Lauri ha aperto
indubbiamente una breccia. Grazie alla sua vocazione internazionale, la
collezione si pone l’obiettivo di portare in Italia artisti e lavori che, pur
avendo già ottenuto autorevoli riconoscimenti all’estero, sovente non vengono
veicolati correttamente chèz nous.
Non v’è infatti dubbio che, a causa di contingenze
biografiche, la scelta delle opere raccolte sin dal 1990 dai coniugi Lauro si
contraddistingua per l’interesse preponderante nei confronti della scena
artistica d’oltreoceano. Questo non significa però che li si debba tacciare di
esterofilia, come i più scaltri detrattori delle poche cose riuscite sul suolo
italico amano fare; anzi, va considerato di buon auspicio per il processo di
svezzamento che sta coinvolgendo da qualche tempo la cultura del nostro Paese.
Così, dopo quasi vent’anni di appassionate acquisizioni,
Angela e Massimo Lauro, avvalendosi dell’ausilio degli architetti Sifola e Sposato, hanno trasformato l’antico
capannone deputato alla lavorazione del vino in un enorme spazio bianco, pronto
a contenere il loro tesoro.
In un alternarsi di luoghi chiusi e aperti, di
architettura industriale restaurata senza invadenza e di natura rigogliosa, le
opere, spesso colossali, respirano oppure si fanno largo tra una moltitudine.
Se si considera il fatto che siamo di fronte alla selezione di circa un terzo
della raccolta effettiva, non ci si potrà certo lamentare eccessivamente della
distanza a volte troppo ravvicinata fra un lavoro e l’altro.
Tanta la scultura. Il recupero dei materiali di scarto, il
riuso e l’utilizzo di sostanze effimere – come i pani provenienti da diverse
parti del mondo che ricoprono la fantastica House of Bread di Urs Fischer, esposta nel 2005 dalla Fondazione
Trussardi e lasciata consumare da dozzine di volatili – è uno dei motivi
conduttori che accomuna la poetica di molte opere. Aaron Young, ad esempio, accartoccia una rete
metallica di protezione e la immerge nell’oro (Buzzard) o lascia che ruote di
motociclette disegnino arabeschi sulla superficie scura delle sue lastre
d’alluminio, in una rivisitazione postmoderna dell’action painting americana.
Christian Holstad cuce e ricama stoffe preziose per plasmarne
improbabili animali (Mourning Snake), Ashley Bickerton mette sotto teca il costume di un cowboy quale
reliquia della nostra società banalizzata da tramandare ai posteri, Jim
Lambie si
riappropria della simbologia del tappeto rendendolo superficie di supporto al
pari di una tela, Eric Wesley riduce una lavatrice nel suo negativo attraverso
l’impronta del “ventre” cilindrico congelato da una colata di cemento, Tim
Noble & Sue Webster ironizzano sulla relazione fortuna-successo attraverso un cumulo di
bigliettoni verdi da 1 dollaro e il meccanismo di una macchina a gettoni, Dash
Snow, enfant
terrible
prematuramente scomparso all’età di 27 anni, costruisce infine un monumento
provocatorio alla sua generazione “arrabbiata”, intitolandolo ironicamente Bin
Laden Youth.
Ugo Rondinone, Michael Heizer, Piotr Uklanski, Mariko Mori, Maurizio Cattelan, Piero Golia e Massimo Bartolini guadagnano invece gli spazi
esterni, trasformando la residenza di campagna in un piccolo giardino delle
meraviglie.
necessità d’investimenti nel campo delle arti, e possibilmente in quello delle
discipline contemporanee, spesso trascurate per pigrizia di comprensione. E
mentre la sfera pubblica arranca dietro annose questioni burocratiche e
vorticosi progetti pluriennali, il privato si conferma la più importante – se
non quasi l’unica – fonte di sussistenza del contemporaneo.
E il collezionismo sta regalando, da qualche tempo a
questa parte, una lezione di lungimiranza mista a un’ottima dote di
imprenditorialità, di cui spesso mancano, per formazione, gli addetti ai lavori
nel “nostro” settore.
L’inaugurazione del Giardino dei Lauri ha aperto
indubbiamente una breccia. Grazie alla sua vocazione internazionale, la
collezione si pone l’obiettivo di portare in Italia artisti e lavori che, pur
avendo già ottenuto autorevoli riconoscimenti all’estero, sovente non vengono
veicolati correttamente chèz nous.
Non v’è infatti dubbio che, a causa di contingenze
biografiche, la scelta delle opere raccolte sin dal 1990 dai coniugi Lauro si
contraddistingua per l’interesse preponderante nei confronti della scena
artistica d’oltreoceano. Questo non significa però che li si debba tacciare di
esterofilia, come i più scaltri detrattori delle poche cose riuscite sul suolo
italico amano fare; anzi, va considerato di buon auspicio per il processo di
svezzamento che sta coinvolgendo da qualche tempo la cultura del nostro Paese.
Così, dopo quasi vent’anni di appassionate acquisizioni,
Angela e Massimo Lauro, avvalendosi dell’ausilio degli architetti Sifola e Sposato, hanno trasformato l’antico
capannone deputato alla lavorazione del vino in un enorme spazio bianco, pronto
a contenere il loro tesoro.
In un alternarsi di luoghi chiusi e aperti, di
architettura industriale restaurata senza invadenza e di natura rigogliosa, le
opere, spesso colossali, respirano oppure si fanno largo tra una moltitudine.
Se si considera il fatto che siamo di fronte alla selezione di circa un terzo
della raccolta effettiva, non ci si potrà certo lamentare eccessivamente della
distanza a volte troppo ravvicinata fra un lavoro e l’altro.
Tanta la scultura. Il recupero dei materiali di scarto, il
riuso e l’utilizzo di sostanze effimere – come i pani provenienti da diverse
parti del mondo che ricoprono la fantastica House of Bread di Urs Fischer, esposta nel 2005 dalla Fondazione
Trussardi e lasciata consumare da dozzine di volatili – è uno dei motivi
conduttori che accomuna la poetica di molte opere. Aaron Young, ad esempio, accartoccia una rete
metallica di protezione e la immerge nell’oro (Buzzard) o lascia che ruote di
motociclette disegnino arabeschi sulla superficie scura delle sue lastre
d’alluminio, in una rivisitazione postmoderna dell’action painting americana.
Christian Holstad cuce e ricama stoffe preziose per plasmarne
improbabili animali (Mourning Snake), Ashley Bickerton mette sotto teca il costume di un cowboy quale
reliquia della nostra società banalizzata da tramandare ai posteri, Jim
Lambie si
riappropria della simbologia del tappeto rendendolo superficie di supporto al
pari di una tela, Eric Wesley riduce una lavatrice nel suo negativo attraverso
l’impronta del “ventre” cilindrico congelato da una colata di cemento, Tim
Noble & Sue Webster ironizzano sulla relazione fortuna-successo attraverso un cumulo di
bigliettoni verdi da 1 dollaro e il meccanismo di una macchina a gettoni, Dash
Snow, enfant
terrible
prematuramente scomparso all’età di 27 anni, costruisce infine un monumento
provocatorio alla sua generazione “arrabbiata”, intitolandolo ironicamente Bin
Laden Youth.
Ugo Rondinone, Michael Heizer, Piotr Uklanski, Mariko Mori, Maurizio Cattelan, Piero Golia e Massimo Bartolini guadagnano invece gli spazi
esterni, trasformando la residenza di campagna in un piccolo giardino delle
meraviglie.
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Lauro
artis causa
marta silvi
Il Giardino dei
Lauri
Strada Statale Umbro Casentinese, km 80 (loc. San Litardo) – Città della Pieve
(PG)
Orario: venerdì e sabato ore 10-13 e 15-18.30 o su appuntamento
Info: mob. +39 3486081926; info@ilgiardinodeilauri.it;
www.ilgiardinodeilauri.it
[exibart]