Fino al 22.X.2017 Art Monsters, Contemporary art in Umbria, Perugia

Pensando a tutto ciò che riguarda il territorio umbro e il suo progredire, è evidente un’attenzione sempre più partecipativa verso le tematiche artistiche del contemporaneo, che spesso faticano a emergere, ma che in realtà si dimostrano accese ed energiche. La mostra collettiva “Art Monsters” presso il museo civico di Palazzo della Penna di Perugia ne è la dimostrazione, arrivata alla sua terza edizione quest’anno si rinfresca attraverso alcune novità che suggeriscono un varco per decifrare le tendenze artistiche regionali e non. Infatti i diciassette artisti scelti hanno un legame con il territorio umbro, come origine o come approdo, e sotto la curatela di Paolo Nardon è evidente l’esigenza di far convivere linguaggi estremamente differenti evidenziando la relazione tra contenuto e contenitore. Non vi è volontà narrativa, ma uno scenario multiforme che in un modo dinamico e desueto destruttura l’idea di percorso obbligato, ricollegandosi al luogo fisico come totalità in cui i singoli pensieri si snodano in un’atmosfera di affinità. 

La priorità è quella di mettere in relazione le opere con lo spazio espositivo, talvolta contorcendole in una sorta di “esercizio di ammirazione” che scatena un mash-up tra gli storici soffitti affrescati e il vigente vigore espressivo; dialoghi cromatici e geometrici, richiami stilistici dietro un’eleganza formale manifestata da forme scultoree, pittoriche e digitali. Le opere intervengono massicciamente nello spazio invadendolo senza esasperarlo, come nella sala dedicata a Mario Consiglio, in cui le bianche pareti sono ricoperte da fogli ritraenti una specie di codice meccanico che a sua volta comunica con Dog Inside, una scultura prospetticamente dinamica posizionata al centro. Pregevole è la coesistenza spesso presente di opere dall’aspetto diametralmente opposto che ci esortano a scavare la superficie stilistica a favore di similitudini tematiche, come le scritture di Gianni Moretti e Meri Tancredi: la prima leggiadra, adornata d’oro e palese nella sua fisicità. La seconda più tetra, incomprensibile come suggerisce lo stesso titolo ma altamente ammaliante. Si scatena così un incessante dialogo che di sala in sala rimbalza colpendo il visitatore, che libero di orientarsi, ammira il rapporto spaziale pensato attraverso una mostra invasiva, che può essere decifrata ponendo particolare attenzione verso i molteplici scorci che suggeriscono rimandi tra i vari lavori. Una scoperta progressiva in cui gli artisti si esprimono per frammenti diventando portatori di storie personali; rivelano più che descrivere, in un convivere di convincenti tecniche miste.

Mostra visitata il 26 settembre