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19
febbraio 2009
TUTTO IN UNA NOTTE
Progetti e iniziative
Si festeggia in tutta Italia, certo. Ma il meglio di sé, nel giorno o, meglio, nella notte del centenario futurista, lo darà Roma. Dopo le lunghe commemorazioni di de Chirico, quest’anno tocca anche a Marinetti, Balla, Malevic, Carrà, Boccioni e a molti altri. Un mezzo dì per racchiudere annate a singhiozzi, dal 1909 agli ultimi sprazzi dei ’40. Basteranno poco meno di dodici ore?...
Già, è proprio arrivato. Il mediatico e atteso evento del 2009 spegne le candeline al compleanno del Futurismo, inaugurando il centenario commemorativo. Già, perché il Manifesto di Marinetti veniva pubblicato – non per la prima volta, ma finalmente con eco internazionale – sulle pagine del parigino “Le Figaro” nel lontano 20 febbraio 1909. Vendicando dinamismo, azione e forza prima che l’Italia si perdesse nel grigiore fumoso di un bellicismo fallimentare, il movimento nasceva per rivoluzionare ogni forma espressiva, dalla pittura alla pratica culinaria, ponendo le basi per ciò che si stava preannunciando essere il nuovo modo di vivere il mondo. Un modo dinamico, innovativo, in cui l’uomo diveniva forza e la forza diveniva azione.
Dunque, che sia un’adeguata commemorazione, avranno pensato le forze politiche della Capitale. Ed è così che il Comune di Roma, Zètema, il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, insieme al Ministero degli Affari Esteri, danno vita a FutuRoma, un’ampia manifestazione culturale, artistica, di aggregazione sociale e chi più ne ha più ne metta, per celebrare i cent’anni che hanno dato la luce al Futurismo italiano.
All’apice del programma troneggia l’interessante, seppure di “seconda mano”, mostra di Didier Ottinger alle Scuderie del Quirinale, Futurismo. Avanguardia-Avanguardie. Presa in prestito dopo la sua prima tappa al Pompidou, la mostra arriva giusto in tempo e, supervisionata dalla curatela italiana di Ester Coen, rimarrà aperta in via straordinaria fino all’una di notte. Visitabile poi fino al 24 maggio, la rassegna propone un’ampia panoramica dei più importanti e noti esponenti internazionali della festeggiata avanguardia, tra cui Boccioni, Balla, Carrà, Severini, ma anche Braque, Léger, i Delaunay o, ancora, Malevic, Picabia e molti altri.
Ma la notte è lunga e gli eventi che costellano la Capitale sono tanti. Perché dunque non partecipare al collegamento in diretta dell’Associazione Micro con il quotidiano parigino da cui tutto sembra esser nato? Una festicciola per pochi intimi inaugura Roma chiama Parigi, evento ospite degli spazi alti di una palazzina al Testaccio in cui abita una lontana parentela futurista. L’Associazione avvierà il collegamento con “Le Figaro” intorno alle 18.30, per scambiarsi reciprocamente festosi auguri di un comune compleanno.
Qualche metro più giù, davanti al Micro, il Macro Future racconta alcuni estratti del Manifesto marinettiano con il progetto Futurismo Manifesto 110×100 – Massaggiare il muscolo atrofizzato dello spettatore. Curata da Achille Bonito Oliva su allestimento di Vincenzo Capalbo, la mostra sfrutta la suggestione della nuova era tecnologica per proiettare sulle pareti della galleria le frasi più significative del saggio, circondando virtualmente il fruitore con parole vigorose e dirette, cariche di una forte eco risonante. A riempire idealmente il vigoroso silenzio logorroico delle sale, registrazioni d’epoca, suoni e rumori riesumano il fantasma del Futurismo, suggellato dagli estratti originali del Manifesto stesso, esposto in mostra per consacrarne il valore identificativo: un “futurismo al 100×100”.
Allontanandosi dalla piazza d’arte di Testaccio, si cambia rotta rincorrendo le suggestioni visive del Macro, per ritrovarle sotto altre vesti in un cammino che tocca Piazza Venezia prima e Piazza del Popolo poi. Le nuove Iridescenze di Giancarlo Cauteruccio esplodono in un’architettura pirotecnica di fasci luminosi a partire dalle 21.15, per spegnersi col sorgere del sole. Anche qui l’inno alla modernità, ricordando la propaganda positivista del Futurismo, si “contemporaneizza” utilizzando un complesso sistema di laser che invade Piazza Venezia con ben undici colorazioni digitali. “Il Laboratorio per l’addestramento della luce” illumina dunque il ricordo futurista, sfruttando il ritmo e la presenza dei partecipanti.
Dall’altro capo del rettilineo mondano, sotto il titolo Onde di Luce 1909-2009, Gioia Costa cura in Piazza del Popolo un repertorio drammaturgico sulle voci di Monica Benvenuti e David Barittoni, che accompagnano ritmicamente la giostra luminescente di Cauteruccio.
Sempre lungo via del Corso, la Fondazione Memmo utilizza Palazzo Ruspoli per contenere i suoni contemporanei del musicista britannico Brian Eno. Dopo la suggestiva quanto claustrofobica colonna sonora per le “rimanenze umane” di Mimmo Paladino, all’Ara Pacis nel 2008, il suo studio di una musica per spazi “altri” accompagna questa volta Presentism – Time and Space in the long now, un’installazione di visioni e suoni futuristi appositamente elaborati per il centenario.
Un percorso d’impatto sensoriale quello che finora sembra investire la Capitale, basato su suggestioni visive e acustiche di vaghe reminiscenze “rimbaudiane” piuttosto che sulla tanto attesa commemorazione artistica. Il ricordo del Futurismo sembrerebbe dunque vissuto e concretizzato con la messa in scena del digitale, con l’inno alla tecnologia “spettacolare”, nel vero senso del termine. L’intento è forse quello di proiettare quel Futurismo, all’epoca vivo, nel suo progressivo avvenire, il nostro presente. Ma “il coraggio, l’audacia, la forza”? Le azioni che esaltano il “movimento aggressivo”, trasgressivo e spericolato? Quel “paroliberismo” dinamico del vivere contro le regole?
Forse bisogna raggiungere Palazzo Wedekind per poter osservare un ostentato tentativo d’azione futurista. Al centro di via del Corso, la sede del quotidiano “Il Tempo” diviene il piano di lavoro per la Pittura Estrema di Giuliano del Sorbo. Artista anticonvenzionale, attuerà la sua performance scalando la facciata del palazzo per improvvisare un lavoro “pittorico”, aiutato da uno staff di quattro assistenti che ne manovrano gli spostamenti grazie ad apposite apparecchiature. La tela di grandi dimensioni, innalzata a diversi metri di distanza, diviene oggetto della casualità estrema nella dimostrazione del fare arte.
Queste sono solo alcune delle manifeste-azioni in onore, si spera, del Futurismo. Alla notte commemorativa seguirà una serie d’iniziative culturali che occuperanno temporaneamente la Capitale fino a settembre. Ne sono un piccolo esempio le quattro serate jazz (dal 24 al 28 febbraio) ispirate alla musica futurista all’Alexanderplatz, dal divertente titolo Balla con Depuro!; o, ancora, il Pentagramma Elettrico di Claudia Salaris all’Auditorium, con una mostra sulla storia della musica futurista, aperta dal 9 aprile.
Ora non possiamo far altro che partecipare alla “commemorazione”, essere attivi, animarci (senza però “distruggere i musei”…) per stabilire che ne sarà del Futurismo, del loro Futurismo. Forse troppo distante per poter risvegliare le memorie ispiratrici.
Dunque, che sia un’adeguata commemorazione, avranno pensato le forze politiche della Capitale. Ed è così che il Comune di Roma, Zètema, il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, insieme al Ministero degli Affari Esteri, danno vita a FutuRoma, un’ampia manifestazione culturale, artistica, di aggregazione sociale e chi più ne ha più ne metta, per celebrare i cent’anni che hanno dato la luce al Futurismo italiano.
All’apice del programma troneggia l’interessante, seppure di “seconda mano”, mostra di Didier Ottinger alle Scuderie del Quirinale, Futurismo. Avanguardia-Avanguardie. Presa in prestito dopo la sua prima tappa al Pompidou, la mostra arriva giusto in tempo e, supervisionata dalla curatela italiana di Ester Coen, rimarrà aperta in via straordinaria fino all’una di notte. Visitabile poi fino al 24 maggio, la rassegna propone un’ampia panoramica dei più importanti e noti esponenti internazionali della festeggiata avanguardia, tra cui Boccioni, Balla, Carrà, Severini, ma anche Braque, Léger, i Delaunay o, ancora, Malevic, Picabia e molti altri.
Ma la notte è lunga e gli eventi che costellano la Capitale sono tanti. Perché dunque non partecipare al collegamento in diretta dell’Associazione Micro con il quotidiano parigino da cui tutto sembra esser nato? Una festicciola per pochi intimi inaugura Roma chiama Parigi, evento ospite degli spazi alti di una palazzina al Testaccio in cui abita una lontana parentela futurista. L’Associazione avvierà il collegamento con “Le Figaro” intorno alle 18.30, per scambiarsi reciprocamente festosi auguri di un comune compleanno.
Qualche metro più giù, davanti al Micro, il Macro Future racconta alcuni estratti del Manifesto marinettiano con il progetto Futurismo Manifesto 110×100 – Massaggiare il muscolo atrofizzato dello spettatore. Curata da Achille Bonito Oliva su allestimento di Vincenzo Capalbo, la mostra sfrutta la suggestione della nuova era tecnologica per proiettare sulle pareti della galleria le frasi più significative del saggio, circondando virtualmente il fruitore con parole vigorose e dirette, cariche di una forte eco risonante. A riempire idealmente il vigoroso silenzio logorroico delle sale, registrazioni d’epoca, suoni e rumori riesumano il fantasma del Futurismo, suggellato dagli estratti originali del Manifesto stesso, esposto in mostra per consacrarne il valore identificativo: un “futurismo al 100×100”.
Allontanandosi dalla piazza d’arte di Testaccio, si cambia rotta rincorrendo le suggestioni visive del Macro, per ritrovarle sotto altre vesti in un cammino che tocca Piazza Venezia prima e Piazza del Popolo poi. Le nuove Iridescenze di Giancarlo Cauteruccio esplodono in un’architettura pirotecnica di fasci luminosi a partire dalle 21.15, per spegnersi col sorgere del sole. Anche qui l’inno alla modernità, ricordando la propaganda positivista del Futurismo, si “contemporaneizza” utilizzando un complesso sistema di laser che invade Piazza Venezia con ben undici colorazioni digitali. “Il Laboratorio per l’addestramento della luce” illumina dunque il ricordo futurista, sfruttando il ritmo e la presenza dei partecipanti.
Dall’altro capo del rettilineo mondano, sotto il titolo Onde di Luce 1909-2009, Gioia Costa cura in Piazza del Popolo un repertorio drammaturgico sulle voci di Monica Benvenuti e David Barittoni, che accompagnano ritmicamente la giostra luminescente di Cauteruccio.
Sempre lungo via del Corso, la Fondazione Memmo utilizza Palazzo Ruspoli per contenere i suoni contemporanei del musicista britannico Brian Eno. Dopo la suggestiva quanto claustrofobica colonna sonora per le “rimanenze umane” di Mimmo Paladino, all’Ara Pacis nel 2008, il suo studio di una musica per spazi “altri” accompagna questa volta Presentism – Time and Space in the long now, un’installazione di visioni e suoni futuristi appositamente elaborati per il centenario.
Un percorso d’impatto sensoriale quello che finora sembra investire la Capitale, basato su suggestioni visive e acustiche di vaghe reminiscenze “rimbaudiane” piuttosto che sulla tanto attesa commemorazione artistica. Il ricordo del Futurismo sembrerebbe dunque vissuto e concretizzato con la messa in scena del digitale, con l’inno alla tecnologia “spettacolare”, nel vero senso del termine. L’intento è forse quello di proiettare quel Futurismo, all’epoca vivo, nel suo progressivo avvenire, il nostro presente. Ma “il coraggio, l’audacia, la forza”? Le azioni che esaltano il “movimento aggressivo”, trasgressivo e spericolato? Quel “paroliberismo” dinamico del vivere contro le regole?
Forse bisogna raggiungere Palazzo Wedekind per poter osservare un ostentato tentativo d’azione futurista. Al centro di via del Corso, la sede del quotidiano “Il Tempo” diviene il piano di lavoro per la Pittura Estrema di Giuliano del Sorbo. Artista anticonvenzionale, attuerà la sua performance scalando la facciata del palazzo per improvvisare un lavoro “pittorico”, aiutato da uno staff di quattro assistenti che ne manovrano gli spostamenti grazie ad apposite apparecchiature. La tela di grandi dimensioni, innalzata a diversi metri di distanza, diviene oggetto della casualità estrema nella dimostrazione del fare arte.
Queste sono solo alcune delle manifeste-azioni in onore, si spera, del Futurismo. Alla notte commemorativa seguirà una serie d’iniziative culturali che occuperanno temporaneamente la Capitale fino a settembre. Ne sono un piccolo esempio le quattro serate jazz (dal 24 al 28 febbraio) ispirate alla musica futurista all’Alexanderplatz, dal divertente titolo Balla con Depuro!; o, ancora, il Pentagramma Elettrico di Claudia Salaris all’Auditorium, con una mostra sulla storia della musica futurista, aperta dal 9 aprile.
Ora non possiamo far altro che partecipare alla “commemorazione”, essere attivi, animarci (senza però “distruggere i musei”…) per stabilire che ne sarà del Futurismo, del loro Futurismo. Forse troppo distante per poter risvegliare le memorie ispiratrici.
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*foto in alto: Mario Schifano – Futurismo rivisitato (particolare) – 1966 – smalto e spray su tela
20 febbraio 2009
Futuroma
Sedi varie – Roma
Info: tel. +39 060608; www.geoblog.it/futur/
[exibart]