25 febbraio 2009

DOPO IL CUBO BIANCO, LA SCATOLA NERA

 
Non più white cube, per definire la galleria d’arte per eccellenza. Black Box è nero come la profondità e il contenuto che tralascia il contenitore. È la nuovissima iniziativa imprenditorial-culturale di Nicolò Cardi. Da stasera sugli schermi artistici di Milano e a brevissimo a Londra...

di

Che progetto è Cardi Black Box? Come funzionerà questa multinazionale dell’arte e con quali prospettive di sviluppo?
È una nuova galleria di matrice italiana ma con un carattere internazionale, e non solo perché abbiamo scelto di partire con una sede a Milano e una a Londra. Internazionale è l’ampiezza dello sguardo e dei criteri con cui Cardi Black Box seleziona, sceglie, propone e segue gli artisti. Per costruire questo progetto siamo partiti da una riflessione generale sul ruolo che le gallerie oggi si trovano a ricoprire. Cardi Black Box vuole essere una proposta giovane, vivace e originale, di alto profilo qualitativo, in grado di superare il tradizionale concetto di galleria per adottare un nuovo modo di operare nel mercato.

Si parla di una gestione “quasi museale”. Che significa?
La particolarità più evidente è la doppia missione, culturale e di business. La decisione di affidare le scelte artistiche a una figura estranea al mercato dell’arte è la nostra novità più evidente. Ho dato piena fiducia a Sarah Cosulich Canarutto, con alle spalle una grande esperienza a Villa Manin, chiedendole di continuare a svolgere il proprio lavoro in totale autonomia. Starà poi a me, istruire, curare e sviluppare i rapporti con il collezionismo della galleria.

Un passaggio concettuale dal White Cube al Black Box…
Cardi Black Box sceglie di identificarsi non con lo spazio che la definisce (che rimane comunque bianco), ma con il suo contenuto. Il colore nero vuole parlare di profondità e allude a uno spazio per il pensiero, per l’immaginazione, per la riflessione. L’inizio di una scoperta, un punto di partenza.
Shirana Shahbazi - Stilleben-30-2008 dalla serie Flowers, Fruits & Portraits - 2008 - c-print su alluminio - dimensioni variabili - ed. di 5 - courtesy Cardi Black Box, Milano
Cosa rappresenta per la tua crescita professionale il progetto Black Box?

Cardi Black Box è la mia personale sfida. Mi considero un privilegiato: grazie alla galleria di mio padre sono cresciuto in mezzo a grandi capolavori, agli artisti, al mondo dell’arte e subito dopo la laurea ho avuto la possibilità di lavorare nella Galleria Cardi, arrivando a raddoppiarne il fatturato. A trent’anni ho sentito la necessità di investire su un’idea.

Black Box farà anche una proposta editoriale. Cosa saranno i box notes?
Ecco un’altra novità: in occasione di ogni mostra realizzeremo non un catalogo ma una piccola pubblicazione-brochure, completa di immagini e scritta con un linguaggio semplice. Tutte le informazioni saranno contenute all’interno della copertina ripiegata di un blocco interamente bianco: un invito per tutti a lasciare traccia delle proprie riflessioni. Box Notes non è dunque un’alternativa al catalogo, ma nasce dalla volontà della galleria di mettere a disposizione del pubblico, gratuitamente, strumenti agili e da conservare.

Dunque la galleria sarà bilocata a Milano e a Londra…
Oggi inauguriamo a Milano e nel prosieguo del 2009 sarà la volta di Londra con l’apertura di un prestigioso spazio nel celebre quartiere di Mayfair. A Milano abbiamo lavorato al restyling degli spazi in Corso di Porta Nuova, già sede della Galleria Cardi.
Il logo di Cardi Black Box
Si parte con un’artista iraniana (Shirana Shahbazi) e poi a seguire una israeliana (Michal Helfman). Come operate le scelte? In base a quali riflessioni tue e di Sarah Cosulich?

La galleria avvia il proprio percorso con una scelta abbastanza inconsueta, proponendo per le prime due mostre i lavori di due artiste giovani provenienti da Paesi culturalmente ricchi, ma pieni di conflitti. Per le scelte artistiche ho dato piena fiducia a Sarah Cosulich Canarutto. Daremo spazio ad artisti giovani che, magari poco conosciuti dal mercato, hanno già presentato il loro lavoro in importanti istituzioni pubbliche e in futuro verranno presentati in galleria anche artisti già più consolidati.

a cura di massimiliano tonelli


dal 26 febbraio al 4 aprile 2009
Shirana Shahbazi
a cura di Sarah Cosulich Canarutto
Cardi Black Box
Corso di Porta Nuova, 38 – 20124 Milano
Orario: da martedì a sabato ore 10-19
Ingresso libero
Info: tel. +39 0245478189; fax +39 0245478120; gallery@cardiblackbox.com; www.cardiblackbox.com

[exibart]

10 Commenti

  1. maddai, a Cardi figlio non gliene frega niente dell’arte, ha sempre pensato alle donne e ai soldi…basta vedere una qualche rivista tipo vanity Fair…
    questa è l’ennesima trovata per creare visibilità nella altà società milanese dove vuole entrare a tutti i costi, non a caso la famiglia Berl. è socia (e non dite che non lo sapete, l’ha scritto anche Flash Art).
    Se potesse raggiungere lo stesso scopo vendendo bistecche, venderebbe bistecche.
    Lo sanno tutti nel mondo dell’arte, scrivete almeno in modo serio e non prezzolato.
    L’arte, il suo commercio, la sua promozione, è una altra cosa non un trentenne vestito di nero che fa il figo.

  2. quando la professione del gallerista diventa fenomeno di costume…
    l’odore della speculazione è forte.
    dubbi e riserve non per snobismo ma per contenuti e militarizzazione dei media.

  3. in piena recessione si parla dovunque e con dovizia di spazio delle gallerie dei figli di papà
    la notizia data da exibart è equilibrata dato che non èdiversa
    da altre simili che ha dedicato alla nascita di nuove gallerie
    ma eccessivo sicuramente lo spazio dato con una pagina intera dal corriere della sera soffermandosi su particlori “di colore “:
    in italia siamo tutti idioti ?
    tra l’altro è discutibile che cardi padre abbia sempre maneggiato capolavori piuttosto che rimanenze…da rivendere ai parvenu d’alto cabotaggio

  4. Di profondo qui c’è solo il colore nero, il resto è marketing e neppure originale ed innovativo (forse a Londra, la patria del marketing, andrà meglio…).
    Si nominano innovazione ed originalità, ma dove? “Multinazionale dell’arte, gestione quasi museale, scelta inconsueta degli artisti”, mah… tutto già trito e ritrito e per piacere, non si mischi tutto ciò con la cultura di un certo spessore perché non penso che le due cose siano compatibili.
    Una cosa però è vera: l’intervistato è un privilegiato. Peccato che, come succede quasi sempre, usi la sua posizione per cavalcare l’onda…

  5. …a meno che non
    aspiri a “mettere al mondo il mondo”,cosa mai vorrà dire e fare il giovin Nicolò?
    “Attirare l’attenzione”? A tutto,o quasi, ci ha già pensato,ammirevolmente Alighiero Boetti
    tanto,tanto, tempo fa.In ogni caso,attesa frenetica degli sviluppi.

    g.p.

  6. soldi! soldi! solo soldi! date un pò uno sguardo a quale artista di cardi c’è in biennale al padiglione italiano? ma guarda un pò..che caso?! soldi soldi soldi! S S S

  7. …ben vengano i figli di papà: da Cardi a Cosulich a Berlusconi. Che facciano pure i loro giochini e si scambino le loro figurine tra di loro. Ma non facciamoci ridere ulteriormente addosso dal mondo decantando e scambiando questi 4 arricchiti per cultura. Exhibart è bene che ne scriva, ed è bene che ne scriva bene, perchè rischiare di non entrare nelle loro simpatie… potrebbe sempre cadere qualche briciola dal loro piatto, no? Direttore Tonelli?
    Ma non evitate il goico di parole Black Box / White Cube. Il povero Jay Jopling non se lo merita.

  8. sono felice di aver postato il primo commento su una “notizia” così fastidiosa.

    che il papi del ram-pollo metta insieme da sempre mostre con le rimanenze di Sperone è cosa assolutamente nota anche a chi frequenta l’ambiente occasionalmente.
    Lo dimostra il fatto che, quelli di Basel che è gente seria non ha MAI invitato Cardi ad esporre alla fiera.

    il fatto che lui voglia amministrare la galleria delegando ad una curatrice mi sembra una cosa un pò in linea con quanto ormai succede in italia per quanto riguarda il patrimonio culturale pubblico, figuriamoci per una galleria privata che vede a privati-privati di ogni slancio intellettuale.

    rispetto all’articolo dove si dice che “gli altri membri della cordata vogliono rimanere anonimi”, io dico: ma vi rendete conto? ma cos’è la cupola?

    in ultima istanza poi, quello che più mi rattrista è l’idea che il trentenne’ Cardino, si presenti come giovane gallerista, con una galleria giovane? no ma dico, l’avete guardato in faccia? è questa la contemporaneità? Christo si è fermato a Milano.

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