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06
novembre 2009
INCONTRARSI A BAMAKO
Progetti e iniziative
Città coloratissima, attraversata dal fiume Niger e animata da una popolazione accogliente e festosa. È Bamako, che ancora una volta si trasforma in capitale della fotografia panafricana...
L’allegria
contagiosa dei cotoni stampati – mappature iconografiche che rimandano a
significati ben più profondi della semplice componente decorativa – che si
agitano per le vie di terra rossa è una delle cose che colpisce di Bamako,
capitale del Mali, Africa occidentale. Da questo punto di vista non è cambiato
molto da quando, nel 1970, Bruce Chatwin annotava sul suo taccuino: “La vera
Africa. L’incedere solenne delle donne con abiti a strisce blu indaco e scialli
colorati. E i colpi sordi dei mortai. I portatori d’acqua…”.
Anche
molti dei laboratori fotografici sono sempre lì: botteghe con il bancone, la
macchina fotografica sul cavalletto e una tenda che separa la sala di posa con
il fondale dipinto. Lo studio di Malick Sidibé – star internazionale – nel quartiere di
Bagadadji, ad esempio, è lo stesso di sempre. Sidibé ha certamente fatto la
storia della fotografia maliana, insieme a Seydou
Keïta, Félix Diallo
e Abderramane Sakaly. Ma non
sono i soli.
Insomma,
un legame profondo lega questa terra alla fotografia, motivo per cui nel 1994 vedeva
la luce la prima edizione dei Rencontres de Bamako, concepita fin dall’esordio come rassegna
internazionale aperta agli artisti africani e della diaspora.
Giunta
al suo ottavo appuntamento, la manifestazione biennale che ha il supporto
organizzativo e finanziario del Ministero della Cultura del Mali, di
Culturesfrance e dell’Unione Europea – articolata quest’anno intorno al tema
delle frontiere – presenta novità sostanziali.
Cambio
di guardia, intanto, nella direzione artistica, che da Simon Njami (figura di
riferimento dei Rencontres de Bamako dal 2001 al 2007) passa al delegato generale Samuel
Sidibé, direttore da oltre vent’anni del Musée National du Mali, affiancato
dalla direzione artistica di due donne: Michket Krifa e Laura Serani.
L’idea
è quella di coinvolgere per tutta la durata della manifestazione un pubblico
eterogeneo, utilizzando i luoghi frequentati dai bamakois: dal Palais de la Culture Amadou Hampaté Bah –
dove tutte le sere sono previsti concerti – al Musée
National du Mali, quartier generale della biennale, dal Musée du
District de Bamako alla Galerie de l’Ina (la scuola nazionale
dell’artigianato), in pieno centro, accanto al famoso marché rose.
Proiezioni,
tavole rotonde, letture di portfolio, una giuria internazionale che assegnerà
sette premi prestigiosi e alcune tappe già definite (Anversa nella primavera
2010, e poi Spagna e Portogallo) per portare Frontières fuori dal continente. In questo circuito
propulsivo sono 40 i fotografi, affiancati da 13 videoartisti, che rappresentano
la creazione africana: tra gli altri, Rana el Nemr (Egitto), Saïdou
Dicko (Burkina Faso), Zineb Sedira (Algeria) e Mounir Fatmi (Marocco).
Altra
novità è il partenariato con i Rencontres d’Arles, rappresentato dall’installazione audiovisuale Luxury di Martin Parr al Palais de la Culture, aperto ad altre
esposizioni come quella dedicata alla Galleria Michael Stevenson di
Johannesburg con Nollywood di Pieter
Hugo, un lavoro sull’industria
cinematografica nigeriana, terza nel mondo dopo Hollywood e Bollywood (che sarà
presentato a breve anche alla Galleria Extraspazio di Roma).
“C’è
poi ‘l’introduzione’ della fotografia anche nelle sale delle collezioni
permanenti del Museo Nazionale, in un gioco di contaminazioni temporali e
culturali”, spiega Laura Serani. “Malick
Sidibé con le foto di moda realizzate per il ‘New York Times’ e Baudoin Mouanda
con ‘La sape’ sui dandy congolesi e Patrizia Guerresi Maimouna con i suoi
statuari personaggi al confine tra mitologia e sacralità”.
contagiosa dei cotoni stampati – mappature iconografiche che rimandano a
significati ben più profondi della semplice componente decorativa – che si
agitano per le vie di terra rossa è una delle cose che colpisce di Bamako,
capitale del Mali, Africa occidentale. Da questo punto di vista non è cambiato
molto da quando, nel 1970, Bruce Chatwin annotava sul suo taccuino: “La vera
Africa. L’incedere solenne delle donne con abiti a strisce blu indaco e scialli
colorati. E i colpi sordi dei mortai. I portatori d’acqua…”.
Anche
molti dei laboratori fotografici sono sempre lì: botteghe con il bancone, la
macchina fotografica sul cavalletto e una tenda che separa la sala di posa con
il fondale dipinto. Lo studio di Malick Sidibé – star internazionale – nel quartiere di
Bagadadji, ad esempio, è lo stesso di sempre. Sidibé ha certamente fatto la
storia della fotografia maliana, insieme a Seydou
Keïta, Félix Diallo
e Abderramane Sakaly. Ma non
sono i soli.
Insomma,
un legame profondo lega questa terra alla fotografia, motivo per cui nel 1994 vedeva
la luce la prima edizione dei Rencontres de Bamako, concepita fin dall’esordio come rassegna
internazionale aperta agli artisti africani e della diaspora.
Giunta
al suo ottavo appuntamento, la manifestazione biennale che ha il supporto
organizzativo e finanziario del Ministero della Cultura del Mali, di
Culturesfrance e dell’Unione Europea – articolata quest’anno intorno al tema
delle frontiere – presenta novità sostanziali.
Cambio
di guardia, intanto, nella direzione artistica, che da Simon Njami (figura di
riferimento dei Rencontres de Bamako dal 2001 al 2007) passa al delegato generale Samuel
Sidibé, direttore da oltre vent’anni del Musée National du Mali, affiancato
dalla direzione artistica di due donne: Michket Krifa e Laura Serani.
L’idea
è quella di coinvolgere per tutta la durata della manifestazione un pubblico
eterogeneo, utilizzando i luoghi frequentati dai bamakois: dal Palais de la Culture Amadou Hampaté Bah –
dove tutte le sere sono previsti concerti – al Musée
National du Mali, quartier generale della biennale, dal Musée du
District de Bamako alla Galerie de l’Ina (la scuola nazionale
dell’artigianato), in pieno centro, accanto al famoso marché rose.
Proiezioni,
tavole rotonde, letture di portfolio, una giuria internazionale che assegnerà
sette premi prestigiosi e alcune tappe già definite (Anversa nella primavera
2010, e poi Spagna e Portogallo) per portare Frontières fuori dal continente. In questo circuito
propulsivo sono 40 i fotografi, affiancati da 13 videoartisti, che rappresentano
la creazione africana: tra gli altri, Rana el Nemr (Egitto), Saïdou
Dicko (Burkina Faso), Zineb Sedira (Algeria) e Mounir Fatmi (Marocco).
Altra
novità è il partenariato con i Rencontres d’Arles, rappresentato dall’installazione audiovisuale Luxury di Martin Parr al Palais de la Culture, aperto ad altre
esposizioni come quella dedicata alla Galleria Michael Stevenson di
Johannesburg con Nollywood di Pieter
Hugo, un lavoro sull’industria
cinematografica nigeriana, terza nel mondo dopo Hollywood e Bollywood (che sarà
presentato a breve anche alla Galleria Extraspazio di Roma).
“C’è
poi ‘l’introduzione’ della fotografia anche nelle sale delle collezioni
permanenti del Museo Nazionale, in un gioco di contaminazioni temporali e
culturali”, spiega Laura Serani. “Malick
Sidibé con le foto di moda realizzate per il ‘New York Times’ e Baudoin Mouanda
con ‘La sape’ sui dandy congolesi e Patrizia Guerresi Maimouna con i suoi
statuari personaggi al confine tra mitologia e sacralità”.
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L’edizione
del 2005
manuela
de leonardis
dal
7 novembre al 7 dicembre 2009
Rencontres de Bamako – Frontières
a cura
di Michket Krifa e Laura Serani
Sedi
varie – Bamako
Info: www.culturesfrance.com
[exibart]