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SANAA. Bellezza disarmante
Architettura
La nuova conduzione della rubrica architettura di Exibart, passata nelle mani di Luca Ruali, parte dall'incontro con Studio SANAA in occasione dell’apertura della mostra alla basilica palladiana di Vicenza. Kazuyo Sejima e Ryue Nishizawa ci descrivono un accesso veloce ad una bellezza pura e cerebrale. Attraverso il carattere incredibilmente diretto della loro attività di progettazione. Soluzioni semplici per problemi complessi...
di Luca Ruali
SANAA è lo studio che vede associati dal 1995 gli architetti Kazuyo Sejima (Ibaraki, 1956) e Ryue Nishizawa (Kanagawa, 1966). Anche se in ogni occasione i due tengono a precisare che nello stesso edificio di SANAA hanno sede anche i loro studi personali, facendo coesistere tre attività del tutto distinte.
SANAA vive una stagione di notevole successo che vede il consolidarsi delle committenze ricevute in Giappone ed una serie impressionante di incarichi in Europa, Stati Uniti e Cina, assorbiti al ritmo tipico di una “multinazionale” dell’architettura. Senza considerare le consistenti attività in Giappone, SANAA realizzerà –tra gli altri– il Museo d’Arte di Toledo (Ohio, U.S.A.), l’ampliamento del museo Rietberg (Zurigo, Svizzera), l’Istituto d’Arte Moderna (Valencia, Spagna), la scuola di design Zollverein (Essen, Germania), gli Uffici della multinazionale Novartis (Basilea, Svizzera), l’Ecole Polytecnique Fédèrale (Losanna, Svizzera), la nuova sede a Little Italy del New Museum of Contemporary Arts (New York City, U.S.A.), il “Louvre II” (Lens, Francia).
Contrariamente ad una multinazionale dell’architettura, SANAA offre però un livello qualitativo eccellente. Qualità costruita attraverso una poetica estremamente semplice. Ed è proprio la semplicità a determinare la natura ambigua del lavoro dello studio, a volte criticato per la radicalità delle soluzioni proposte, spesso estremamente “rassicuranti” per la committenza. Un’ambiguità che –come vedremo– Kazuyo e Ryue non sono interessati a chiarire: la loro ricerca sul programma funzionale, la loro aderenza al programma come struttura, è frutto di una disciplina intensa, che porta ad un atto intuitivo di progetto sempre in grado di rivelare il loro stile e linguaggio.
Il 29 ottobre 2005 saliamo di mattina (in compagnia dell’architetto Mariella Tesse) alla basilica palladiana di Vicenza per intervistare Kazuyo e Ryue il giorno prima dell’apertura della loro mostra. L’ingresso emana una bellezza cerebrale, bianca e luminosa per l’immenso allestimento: un rivestimento diafano delle superfici murarie della basilica, percepibili al giusto grado dietro la trasparenza lattea del tessuto. Una griglia di lampade ad alta luminosità chiude con eleganza lo spazio in alto. Poi -ad altra scala- la serie ordinata dei progetti, descritti attraverso i plastici, le cui foto costituiscono gran parte della comunicazione di SANAA. Una serie ordinata al punto che abbiamo fatto in tempo a vedere Sejima rimuovere dei fili rossi tesi a terra disposti come per un piano di fondazione. Nei punti di incrocio si alternavano poco meno di dieci stageurs in guanti bianchi di lana -sneakers incredibili e il più originale abbigliamento casual visto negli ultimi tempi…- occupati a pulire i modelli con getti d’aria compressa o a rendere trasparenti le superfici vetrate.
Abbiamo fatto in tempo a porre alla Sejima qualche domanda, una a proposito del Dior Building di Omotesando, che appare come l’espressione di una nuova accezione artistica –in architettura- dei termini bianco ed astratto. Diretta la sua risposta: “Il bianco è il colore di Dior. Quanto alla sensibilità astratta dell’edificio, in Giappone pretendono bassi budget per la manutenzione.”.
Cerchiamo di incalzarla, spingendola a parlare dell’efficienza distributiva di Kanazawa, risultato di un processo di sintesi progettuale complesso, ma la risposta è, ancora una volta, spiazzante: “Era la prima volta che ci trovavamo a lavorare con un numero così elevato di committenti: operatori, curatori, allestitori. E di esigenze. Siamo partiti dalla soluzione più semplice. Non siamo arrivati alla soluzione più semplice.”
La disciplina nord-europea o da East coast statunitense, che porta a manifestazioni artistiche minimali, a severi atteggiamenti cromofobi che superficialmente sembrerebbero trovare scenari adeguati nel lavoro di Sejima e Nishizawa, non viene neanche considerata da SANAA, che percorre direzioni originali e diverse. Lo studio ha modalità progettuali incredibilmente dirette. Incentrate sulla definizione di un programma basato sullo studio di come l’edificio verrà utilizzato. Le energie formali dissipate in Occidente, in direzioni che SANAA definirebbe stravaganti, vengono fatte convergere in un’attenzione distributiva di grande efficienza.
In questa architettura senza riferimenti emergono espressioni formali semplici e chiare, ma soprattutto generate direttamente da un progetto inteso come pratica diagrammatica. L’apparente rigidità del metodo scompare considerando quanto gli edifici di SANAA siano caratterizzati in senso architettonico dall’uso che le persone ne fanno –lo studio eredita infatti la sensibilità di Kazuyo Sejima, capace di visualizzare spazialmente le relazioni tra persone e tra persone ed edifici- assicurando agli edifici inattese possibilità di variazione e -alla gente che li utilizza– esperienze spaziali e relazionali complesse e con persistenti margini di imprevisto.
Scrive Yuko Hasegawa: “Nelle riviste di architettura del XXI secolo vedremo schemi esplicativi, rapporti di ricerca con diagrammi. I formalismi frutto di una visione individuale avranno fatto il loro tempo. Gli unici che riusciranno a sopravvivere saranno gli architetti davvero concreti, coloro che useranno anima e corpo per entrare in relazione con la realtà che hanno di fronte e saranno capaci di una franchezza quasi acrobatica nel plasmare soluzioni appropriate. Tutto questo perché viviamo in un’epoca dove l’ideologia non esiste più.” (Yuko Hasegawa, Kazuyo Sejima + Ryue Nishizawa SANAA, Electa, 2005).
E ancora: “Il vero talento sta in chi è capace di ascoltare, per capire quali sono tutte le esigenze e utilizzare queste informazioni per dare forma al progetto, che, naturalmente, rivelerà il suo stile.”
L’ovvio ma vero riconoscimento è dovuto all’Associazione Culturale per l’Architettura ABACO, che è riuscita ad offrire un ennesimo prodotto di qualità assoluta, invitando SANAA a realizzare l’installazione e la mostra delle proprie opere, replicando la possibilità già offerta, tra gli altri, a Toyo Ito.
link correlati
www.sanaa.co.jp
luca ruali
Also Available Architecture / www.alsoavailable.net
Dal 29 ottobre 2005 al 5 marzo
Kazuyo Sejima / Ryue Nishizawa – Sanaa
LAMEC – BASILICA PALLADIANA, Piazza Dei Signori, Vicenza
tutti i giorni tranne lunedì 10-18 (possono variare, verificare sempre via telefono) – Catalogo Electa – Allestimento e mostra curati dall’Associazione ABACO – www.abacoarchitettura.org
[exibart]
Caro Luca,
da collega a collega; dall’ Italia alla Germa-
nia dove vivo (ed ho famiglia) da 35 anni. Età 67.
Splendida esperienza all’ insegna de:
IL MENO È PIÙ
e, poi,
riduzione, riduzione, riduzione.
Meraviglioso quanto exibart offre ai lettori.
Ad maiora,
nicolapiroarchitetto