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11
febbraio 2008
fino al 9.III.2008 Daniele Puppi Milano, Hangar Bicocca
milano
Fatiche senza tempo che riempiono lo spazio, senza nulla aggiungervi. Un Hangar fatto esplodere in un assordante battito di piatti. Il primo di tre grandi appuntamenti per l’artista friulano. E già si sente il sapore della consacrazione...
Lo spazio non è soltanto lo scenario in cui l’azione si svolge. Oltre alle tonalità emotive e ai ricordi personali con cui lo connotiamo, qualunque luogo ha proprie tensioni e atmosfere autonome; una realtà formale che ha altri tempi e durate rispetto a quelli della storia che vi accade all’interno. Daniele Puppi (Pordenone, 1970) si occupa da oltre un decennio di accentuarne la visibilità e l’emozione, confrontandosi direttamente con lo spazio attraverso il video, in modo che l’azione ripetuta del proprio corpo lo contenga e sia contenuta da esso, nello stesso tempo, aderendovi completamente.
La mostra all’Hangar Bicocca appare punto di arrivo e di partenza, probabile momento di consacrazione della sua maturità artistica e inizio di un anno di prestigiose mostre, con Londra e Roma ad attenderlo dopo Milano. Anche in questa nuova Fatica è lo spazio il protagonista. L’Hangar è un vecchio edificio industriale che ha mantenuto l’imponente eredità formale in volumetrie, shed, mattoni e lamiere, che l’artista ha voluto rispettare completamente. Ne ha studiato le linee di forza, i materiali e le timbriche di diffusione sonora per “farne esplodere”, come l’artista stesso dichiara, le tensioni spaziali e sonore a esso connaturate.
La video installazione occupa completamente la parete opposta all’entrata. L’inquadratura riprende il busto dell’artista e sfrutta l’andamento delle tre navate, dividendo la parete-schermo in tre sezioni. Sulle due laterali si agitano le braccia che muovono piatti a percussione. Quella centrale inquadra la maglietta nera dell’artista e rimane in ombra, tranne quando i due piatti si scontrano l’uno contro l’altro. Nel momento in cui si diffonde l’assordante battito accompagnato dall’eco metallica delle lamiere, su alcuni shed, a diverse altezze, sono proiettati frammenti dell’immagine, dando un’illusione tridimensionale. Dopo il battito le braccia tornano a muoversi sugli schermi laterali, per poi ritornare a scagliare i piatti l’uno contro l’altro, in un movimento continuo.
Fatica 16 riesce a riempire lo spazio senza aggiungervi nulla al di fuori dei sette proiettori, ma non solo. Impone anche allo spettatore di non inoltrarsi eccessivamente al suo interno. L’illusione della tridimensionalità è infatti percepibile soltanto grazie alla prospettiva che si ha centralmente fino a pochi metri dall’ingresso. Come se l’opera saturasse completamente lo spazio, impedendovi l’accesso. Oppure, come se lo rendesse luogo sacro e inviolabile, confinando lo spettatore in una sorta di pronao antistante. La ripetizione dei gesti è funzionale al rapporto di simbiosi che l’artista vuole avere con lo spazio, rifiutando perciò la linearità di un tempo narrativo, che abbia inizio e fine.
Le Fatiche di Puppi danno suono e movimento allo spazio, ma ne vogliono mantenere l’aspetto permanente e immediato, fuori dal tempo della storia, come e meglio delle Music for Airports di Brian Eno. Pretendono modalità di percezione che non abbiano la linearità del racconto, ma l’aspetto puntiforme della visione, le possibilità di durata dell’architettura e la pienezza senza tempo del rito.
La mostra all’Hangar Bicocca appare punto di arrivo e di partenza, probabile momento di consacrazione della sua maturità artistica e inizio di un anno di prestigiose mostre, con Londra e Roma ad attenderlo dopo Milano. Anche in questa nuova Fatica è lo spazio il protagonista. L’Hangar è un vecchio edificio industriale che ha mantenuto l’imponente eredità formale in volumetrie, shed, mattoni e lamiere, che l’artista ha voluto rispettare completamente. Ne ha studiato le linee di forza, i materiali e le timbriche di diffusione sonora per “farne esplodere”, come l’artista stesso dichiara, le tensioni spaziali e sonore a esso connaturate.
La video installazione occupa completamente la parete opposta all’entrata. L’inquadratura riprende il busto dell’artista e sfrutta l’andamento delle tre navate, dividendo la parete-schermo in tre sezioni. Sulle due laterali si agitano le braccia che muovono piatti a percussione. Quella centrale inquadra la maglietta nera dell’artista e rimane in ombra, tranne quando i due piatti si scontrano l’uno contro l’altro. Nel momento in cui si diffonde l’assordante battito accompagnato dall’eco metallica delle lamiere, su alcuni shed, a diverse altezze, sono proiettati frammenti dell’immagine, dando un’illusione tridimensionale. Dopo il battito le braccia tornano a muoversi sugli schermi laterali, per poi ritornare a scagliare i piatti l’uno contro l’altro, in un movimento continuo.
Fatica 16 riesce a riempire lo spazio senza aggiungervi nulla al di fuori dei sette proiettori, ma non solo. Impone anche allo spettatore di non inoltrarsi eccessivamente al suo interno. L’illusione della tridimensionalità è infatti percepibile soltanto grazie alla prospettiva che si ha centralmente fino a pochi metri dall’ingresso. Come se l’opera saturasse completamente lo spazio, impedendovi l’accesso. Oppure, come se lo rendesse luogo sacro e inviolabile, confinando lo spettatore in una sorta di pronao antistante. La ripetizione dei gesti è funzionale al rapporto di simbiosi che l’artista vuole avere con lo spazio, rifiutando perciò la linearità di un tempo narrativo, che abbia inizio e fine.
Le Fatiche di Puppi danno suono e movimento allo spazio, ma ne vogliono mantenere l’aspetto permanente e immediato, fuori dal tempo della storia, come e meglio delle Music for Airports di Brian Eno. Pretendono modalità di percezione che non abbiano la linearità del racconto, ma l’aspetto puntiforme della visione, le possibilità di durata dell’architettura e la pienezza senza tempo del rito.
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a cura di Federica Schiavo
Hangar Bicocca
Viale Chiese (zona Bicocca) – 20126 Milano
Orario: da martedì a domenica ore 11-19; giovedì ore 14.30-22
Ingresso: intero € 6; ridotto € 4
Catalogo Electa, € 35
Info: tel. +39 02853531764; fax +39 0285354364; info@hangarbicocca.it; www.hangarbicocca.it
[exibart]
un epigono di Cattelan (e quindi di Boetti e di De Dominicis) di terza categoria…
lavoro vecchio
Ma che cazzo dite? Ma l’avete vista la mostra?
Ho visto tutte le mostre all’Hangarbicocca, dalle torri di Kiefer in poi. La più straordinaria e non sono l’unico a dirlo, è senza dubbio la mostra di Puppi. Incredibile quello che è riuscito a fare in quello spazio enorme. Peccato sia durata solo un mese o poco più.
il titolo “Fatica”mi piace e anche se non ho visto il lavoro dal vivo mi sembracomunque interessante, gigantografie giusto??