Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
15
aprile 2008
fino al 27.IV.2008 Ezio Gribaudo Lissone (mi), Museo d’Arte Contemporanea
milano
Caleidoscopico viaggio in una meritata retrospettiva. Nouveau réaliste, mago tipografo, paroliere, mediatore fra ragione e immaginazione, magazziniere di immagini e saltimbanco della tecnica, alchimista dei materiali. Accolto in Brianza, per Ezio Gribaudo non ci sono definizioni esaustive...
di Laura Calvi
Il segno che diventa linguaggio; il mondo della riproducibilità tecnica che diventa arte e, ancor più, mito. E il linguaggio, che viene inesorabolmente privato della propria chiarezza, diventa evocazione di tempi e luoghi lontani, eco rarefatta di esoteriche visioni e nuovi simboli. Ezio Gribaudo, dopo le prime mosse dall’Informel -come l’aveva definito il suo amico e sostenitore Michel Tapié-, vince la XXXIII Biennale di Venezia nel ‘66: è il momento della consacrazione. Meno di dieci anni prima aveva iniziato con opere-omaggio ai grandi artisti come William Turner, con evidente richiamo coloristico all’“incendio della camera dei Lord e dei Comuni”, e Lucio Fontana, oltre che alla città di New York, che lo ha ospitato più volte nella sua carriera.
Per Gribaudo, il colore è materia e la materia è colore. L’artista reinterpreta in diretta il mondo tecnologico che vede crescere ed evolversi davanti a sé. Nascono così i Flani, impronte di pagine de “La Stampa”, da buon torinese, un nuovo ready made tipografico che farà sussultare Pierre Restany. La riflessione sul linguaggio e sulla comunicazione si allarga a nuove esoteriche creazioni chiamate Logogrifi. Non si tratta di fantascienza, ma letteralmente di “discorsi-rete da pesca” che si concretizzano in polistirolo (alla fine degli anni ’60, materiale nuovissimo e industriale per eccellenza) e in raffinato legno di tiglio intagliati da sinuose andature, linee guida per la più misteriosa caccia alle risposte dell’uomo moderno nella giungla dei nuovi media.
È filosofia quest’arte di Gribaudo, pronta a stupire e sempre divertente: dai raffinati Metallogrifi del 1970, colate di materia nelle quali collage e combustione creano un effetto post Big-Bang, si passa alla serie dei Dinosauri, nei quali l’artista gioca a dipingere i giganti del passato con colori sgargianti e pose naïf. Straordinari infine i Teatri della Memoria, pagine criptografate di storia del pensiero, stralci di vita attraverso la memoria, metonimie dell’immaginazione. Opere dall’impronta alle volte fiabesca, racconti misteriosi e magici che altro non sono che una summa delle esperienze sinora raccolte dall’artista.
Hanno una data significativa queste opere, compresa tra la fine degli anni ’60 e il nuovo millennio, nel trattino che le divide, sipario di una vita, il palcoscenico del teatro che è stata l’arte in tutte le sue forme: semantiche, tecniche, estetiche, ma anche sogno e puro spirito. Ecco ricomparire quindi i flani, i logogrifi, il collage dei metallogrifi che qui sì, davvero, sembrano creature uscite dalle cronache di un mondo fantastico, a ricomporre la visione dell’artista.
Tutto questo a Lissone, cittadina con la quale Ezio Gribaudo ha un legame profondo: nel 1961 lo vide tra i nomi della “sezione informativa sperimentale dei giovani artisti italiani” del già internazionale Premio Lissone. Un’edizione nella quale erano presenti Fautrier, Burri, Fontana, De Kooning, Klein, Rauschenberg, Pollock…
Per Gribaudo, il colore è materia e la materia è colore. L’artista reinterpreta in diretta il mondo tecnologico che vede crescere ed evolversi davanti a sé. Nascono così i Flani, impronte di pagine de “La Stampa”, da buon torinese, un nuovo ready made tipografico che farà sussultare Pierre Restany. La riflessione sul linguaggio e sulla comunicazione si allarga a nuove esoteriche creazioni chiamate Logogrifi. Non si tratta di fantascienza, ma letteralmente di “discorsi-rete da pesca” che si concretizzano in polistirolo (alla fine degli anni ’60, materiale nuovissimo e industriale per eccellenza) e in raffinato legno di tiglio intagliati da sinuose andature, linee guida per la più misteriosa caccia alle risposte dell’uomo moderno nella giungla dei nuovi media.
È filosofia quest’arte di Gribaudo, pronta a stupire e sempre divertente: dai raffinati Metallogrifi del 1970, colate di materia nelle quali collage e combustione creano un effetto post Big-Bang, si passa alla serie dei Dinosauri, nei quali l’artista gioca a dipingere i giganti del passato con colori sgargianti e pose naïf. Straordinari infine i Teatri della Memoria, pagine criptografate di storia del pensiero, stralci di vita attraverso la memoria, metonimie dell’immaginazione. Opere dall’impronta alle volte fiabesca, racconti misteriosi e magici che altro non sono che una summa delle esperienze sinora raccolte dall’artista.
Hanno una data significativa queste opere, compresa tra la fine degli anni ’60 e il nuovo millennio, nel trattino che le divide, sipario di una vita, il palcoscenico del teatro che è stata l’arte in tutte le sue forme: semantiche, tecniche, estetiche, ma anche sogno e puro spirito. Ecco ricomparire quindi i flani, i logogrifi, il collage dei metallogrifi che qui sì, davvero, sembrano creature uscite dalle cronache di un mondo fantastico, a ricomporre la visione dell’artista.
Tutto questo a Lissone, cittadina con la quale Ezio Gribaudo ha un legame profondo: nel 1961 lo vide tra i nomi della “sezione informativa sperimentale dei giovani artisti italiani” del già internazionale Premio Lissone. Un’edizione nella quale erano presenti Fautrier, Burri, Fontana, De Kooning, Klein, Rauschenberg, Pollock…
articoli correlati
Gribaudo alla Biblioteca Arduino di Moncalieri
laura calvi
mostra visitata l’8 marzo 2008
dal 7 marzo al 27 aprile 2008
Ezio Gribaudo – Le stanze delle meraviglie
a cura di Luigi Cavadini e Silvia Pegoraro
Museo d’Arte Contemporanea
Viale Padania, 6 (zona Stazione ferroviaria) – 20035 Lissone (MI)
Orario: feriali ore 15-19; giovedì ore 15-23; festivi ore 10-12 e 15-19; chiuso lunedì
Ingresso: intero € 6; ridotto € 3
Catalogo Silvana Editoriale
Info: tel. +39 0392145174; fax +39 039461523; museo@comune.lissone.mi.it; www.comune.lissone.mi.it
[exibart]