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15
ottobre 2008
fino al 19.X.2008 Premio Italian Factory 2008 Milano, Fabbrica del Vapore
milano
Terza edizione del Premio Italian Factory. La giovane pittura in mostra, fra tradizione e innovazione. Ma gli esiti non sono convincenti. E tantomeno i vincitori. Una carrellata sulle fasi finali del concorso e qualche passo indietro...
Sono stati 400 i partecipanti alla selezione del Premio Italian Factory – oltre un centinaio in meno rispetto all’edizione precedente – che vede protagonista indiscussa la pittura, promossa esclusivamente tramite l’apporto di collezionisti e mercanti d’arte. Operazione di marketing nata nel 2004 e giunta alla sua terza edizione, Italian Factory si articola fra pubblicazioni, happening, collaborazioni con musei e istituzioni con l’obiettivo d’inserire i giovani artisti nel mercato nazionale e internazionale.
Una sorta di agenzia che individua e valorizza nuove leve di pittori e scultori, che si “immola” per dare gran visibilità al rinnovamento pittorico, in antitesi al dominio del concettuale e che, a detta del fondatore Alessandro Riva, si connota come una sorta di battage contro il sistema radical chic dell’arte contemporanea.
Queste le prerogative del progetto Italian Factory che, a quanto pare, sembrerebbero essere venute a mancare proprio in quest’ultima edizione. Perché se è vero che l’intento fondamentale è quello di spingere la pittura verso una nuova rinascita, favorirne una veste innovativa rigorosamente in linea con l’epoca contemporanea, a quale scopo buona parte dei venti artisti selezionati ha presentato opere “vecchie”, ovvero realizzate uno o due anni prima? Dov’è il tanto decantato rinnovamento della pittura, l’originalità e la capacità tecnica, se non in pochi esempi in mostra?
In un contesto che vorrebbe artisti estranei alle tendenze del momento, viene proclamato vincitore Desiderio Sanzi, un artista-camaleonte capace di adattarsi a seconda dell’occasione o del critico da sedurre, interprete di una pittura ancora acerba e dagli esiti formalmente scontati. Anche per quanto riguarda Alessandro Brighetti – secondo qualificato – c’è da chiedersi cosa ci sia di nuovo nella sua pittura iperrealista, tenuto conto della presunzione del Premio di porsi come elemento di rottura. E la situazione non migliora neppure con le opere dei writer.
Se poi sommiamo un allestimento talvolta soffocante, supportato da un apparato luci spesso inadeguato, non resta che pretendere molto più impegno e una buona dose di modestia sia da parte degli artisti sia da quella degli organizzatori, per non etichettare Italian Factory come l’ennesimo progetto inconcludente e autoreferenziale.
Ma veniamo alle opere che rivelano una ricerca coerente con soluzioni originali, un’attenzione particolare alla tecnica, attingendo alla tradizione e al contempo a quelle suggestioni provenienti da cinema, musica, cartoon, pubblicità e illustrazione. Dall’universo intimo e visionario di Silvia Argiolas e Fiorella Fontana alla raffinatezza ed essenzialità formale di Nahoko Funabiki, artista meritatamente segnalata, al contrario di Alessandra Rosini, che concepisce un’opera di buona fattura ma dal linguaggio superato; dall’interpretazione di mondi grotteschi e paralleli di Giuliano Sale e Mirko Canesi alla contaminazione tra fotografia e disegno al servizio di erotismo e sensualità per Francesco D’Isa. Per concludere con l’esasperazione emotiva e carnale di Cristian Leperino.
Una sorta di agenzia che individua e valorizza nuove leve di pittori e scultori, che si “immola” per dare gran visibilità al rinnovamento pittorico, in antitesi al dominio del concettuale e che, a detta del fondatore Alessandro Riva, si connota come una sorta di battage contro il sistema radical chic dell’arte contemporanea.
Queste le prerogative del progetto Italian Factory che, a quanto pare, sembrerebbero essere venute a mancare proprio in quest’ultima edizione. Perché se è vero che l’intento fondamentale è quello di spingere la pittura verso una nuova rinascita, favorirne una veste innovativa rigorosamente in linea con l’epoca contemporanea, a quale scopo buona parte dei venti artisti selezionati ha presentato opere “vecchie”, ovvero realizzate uno o due anni prima? Dov’è il tanto decantato rinnovamento della pittura, l’originalità e la capacità tecnica, se non in pochi esempi in mostra?
In un contesto che vorrebbe artisti estranei alle tendenze del momento, viene proclamato vincitore Desiderio Sanzi, un artista-camaleonte capace di adattarsi a seconda dell’occasione o del critico da sedurre, interprete di una pittura ancora acerba e dagli esiti formalmente scontati. Anche per quanto riguarda Alessandro Brighetti – secondo qualificato – c’è da chiedersi cosa ci sia di nuovo nella sua pittura iperrealista, tenuto conto della presunzione del Premio di porsi come elemento di rottura. E la situazione non migliora neppure con le opere dei writer.
Se poi sommiamo un allestimento talvolta soffocante, supportato da un apparato luci spesso inadeguato, non resta che pretendere molto più impegno e una buona dose di modestia sia da parte degli artisti sia da quella degli organizzatori, per non etichettare Italian Factory come l’ennesimo progetto inconcludente e autoreferenziale.
Ma veniamo alle opere che rivelano una ricerca coerente con soluzioni originali, un’attenzione particolare alla tecnica, attingendo alla tradizione e al contempo a quelle suggestioni provenienti da cinema, musica, cartoon, pubblicità e illustrazione. Dall’universo intimo e visionario di Silvia Argiolas e Fiorella Fontana alla raffinatezza ed essenzialità formale di Nahoko Funabiki, artista meritatamente segnalata, al contrario di Alessandra Rosini, che concepisce un’opera di buona fattura ma dal linguaggio superato; dall’interpretazione di mondi grotteschi e paralleli di Giuliano Sale e Mirko Canesi alla contaminazione tra fotografia e disegno al servizio di erotismo e sensualità per Francesco D’Isa. Per concludere con l’esasperazione emotiva e carnale di Cristian Leperino.
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a cura di Chiara Canali
Fabbrica del Vapore
Via Procaccini, 4 (zona Cimitero Monumentale) – 20154 Milano
Orario: da martedì a domenica ore 11-19.30
Ingresso libero
Catalogo disponibile
Info: info@fabbricadelvapore.org; www.fabbricadelvapore.org
[exibart]
l’opera di Desiderio era a livello della biennale della frittura di pesce….. no forse della carota…. io avrei fatto vincere la bella opera di M.Rotondi
si, dalla padella alla brace…
di nuovo la vanali a scrivere per una mostra a milano?
ci risiamo col solito tram tram di non parlare ditutti gli artisti
Chi sono i grandi? se non Rotondi….
Era già tutto progammato! tutto calcolato,
i finilasti , i vincitore , l’unica cosa non prevista erano le trote che giravano senza controllo per lo stabile.
nella fattoria tutti siamo uguali ma qulcuno è più uguale degli altri
w le trote
Un altro bip di recensione!
Ancora una volta imperversa lo strano gusto dalla Sardegna… la prossima volta fatela recensire a qualcuno dal Pakistan.
Così parlerà degli artisti pakistani invitati, che precedentemente ha curato.
leggete bene, ragazzi, ha nominato solo chi ritiene degni, gli altri rientrano nella prima parte del discorso, cioè tra gli inconcludenti…
Le solite polemiche, non basterebbe esprimere solo un’opinione? Io concordo sui vincitori. Desiderio non è brutto, ma niente di speciale e l’altro sembra più che altro un grazioso illustratore. Rotondi era troppo fashion per i miei gusti. Il livello a mio parere era medio, con punti molto bassi ed altri alti. A mio parere le opere di D’Isa erano decisamente superiori alla media. Ma so già che ci sarà chi è in disaccordo, e chi no. Comunque avrei fatto vincere lui.
Rotondi penoso!
Penoso è chi scrive queste cose