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28
ottobre 2008
fino al 31.X.2008 Paolo Serra Milano, SpiraleArte
milano
Forme elementari e monocromi. Dietro la semplicità dei quadri di Paolo Serra c'è la complessità delle leggi del mondo. Che creano un'astrazione figurativa tutta da scoprire. E da comprendere...
C’è stato il Quadrato nero su fondo bianco che, esposto nel 1915 nella sala di solito dedicata alle icone sacre, ha rivoluzionato il modo di concepire la pittura, diventando semplice rappresentazione della purezza geometrica assoluta, assioma alla base del Suprematismo. Poi c’è stato il Minimalismo che, assumendo l’opera d’arte come tela e colore, ha riportato la pittura al suo grado zero, all’impersonalità e alla serialità.
A prima vista, anche i quadri di Paolo Serra (Morciano di Romagna, Rimini, 1946; vive a San Clemente, Rimini) posso sembrare semplici monocromi, campiture di colore su forme semplici ed elementari, immersione nella riflessione sulla linearità della rappresentazione, ritorno all’astrazione geometrica. È solo avvicinandosi alle opere che si comincia a scorgere la grande differenza d’approccio e di soluzione formale. Colori intensi, caldi, tonalità della terra, del fuoco, della natura che, con i suoi elementi, si fondono; acquerelli e lacche organiche che sfidano il tempo e si solidificano su carta e tavola, facendo vivere i materiali.
I monocromi si svelano come non tali, le pennellate sono evidenti, il pigmento si sovrappone nella stesura, creando ombre e zone più scure. Geometrie elementari spuntano sulle cromie, trasformando l’astrazione in figurazione, relazionandosi a costanti matematiche e leggi biologiche. Serra dispone le sue opere secondo la serie di Fibonacci, quel rapporto che regola la riproduzione e la produzione della natura, la proporzione armonica naturale, che dispone le spire delle conchiglie, la statura dell’uomo, la corolla dei fiori, su cui gli antichi greci elaborarono il rapporto perfetto della sezione aurea.
Impossibile, eppure, non pensare a Mark Rothko, guardando gli acquerelli, in cui i colori giocano a scontornarsi in quadrati, alla ricerca dell’espressionismo astratto, al furore della creazione artistica tormentata dei protagonisti di quella generazione. Le sottili linee che attraversano, perfettamente dritte, con i loro orientamenti relativi a novanta gradi, le tavole dell’artista italo-britannico corrono come le sottili strisce di non colore di Frank Stella. Ma qui sembrano impresse a fuoco nel supporto di legno, incise nel cuoio: forme di una natura mutevole ma viva.
La superficie lucida dei quadri riflette chi si ferma a contemplarli; così la silhouette del fruitore diventa parte dell’opera, che addiziona l’essere vivente alla sua natura fissa e immutevole. Opere che, dunque, arrivano a intrappolare la vita stessa. È il compimento della ricerca, la luce riflessa, l’ombra, impossibile da dividere dal suo generatore, che dà anche il titolo alla mostra, Reflected Light. A riflettersi, altro non è se non la luce dell’esistenza.
A prima vista, anche i quadri di Paolo Serra (Morciano di Romagna, Rimini, 1946; vive a San Clemente, Rimini) posso sembrare semplici monocromi, campiture di colore su forme semplici ed elementari, immersione nella riflessione sulla linearità della rappresentazione, ritorno all’astrazione geometrica. È solo avvicinandosi alle opere che si comincia a scorgere la grande differenza d’approccio e di soluzione formale. Colori intensi, caldi, tonalità della terra, del fuoco, della natura che, con i suoi elementi, si fondono; acquerelli e lacche organiche che sfidano il tempo e si solidificano su carta e tavola, facendo vivere i materiali.
I monocromi si svelano come non tali, le pennellate sono evidenti, il pigmento si sovrappone nella stesura, creando ombre e zone più scure. Geometrie elementari spuntano sulle cromie, trasformando l’astrazione in figurazione, relazionandosi a costanti matematiche e leggi biologiche. Serra dispone le sue opere secondo la serie di Fibonacci, quel rapporto che regola la riproduzione e la produzione della natura, la proporzione armonica naturale, che dispone le spire delle conchiglie, la statura dell’uomo, la corolla dei fiori, su cui gli antichi greci elaborarono il rapporto perfetto della sezione aurea.
Impossibile, eppure, non pensare a Mark Rothko, guardando gli acquerelli, in cui i colori giocano a scontornarsi in quadrati, alla ricerca dell’espressionismo astratto, al furore della creazione artistica tormentata dei protagonisti di quella generazione. Le sottili linee che attraversano, perfettamente dritte, con i loro orientamenti relativi a novanta gradi, le tavole dell’artista italo-britannico corrono come le sottili strisce di non colore di Frank Stella. Ma qui sembrano impresse a fuoco nel supporto di legno, incise nel cuoio: forme di una natura mutevole ma viva.
La superficie lucida dei quadri riflette chi si ferma a contemplarli; così la silhouette del fruitore diventa parte dell’opera, che addiziona l’essere vivente alla sua natura fissa e immutevole. Opere che, dunque, arrivano a intrappolare la vita stessa. È il compimento della ricerca, la luce riflessa, l’ombra, impossibile da dividere dal suo generatore, che dà anche il titolo alla mostra, Reflected Light. A riflettersi, altro non è se non la luce dell’esistenza.
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mostra visitata l’11 ottobre 2008
dal 25 settembre al 31 ottobre 2008
Paolo Serra – Reflected Light
Spirale Arte
Corso Venezia, 29 (zona Porta Venezia) – 20121 Milano
Orario: da martedì a sabato ore 11-19.30
Ingresso libero
Catalogo a cura di Alberto Fiz
Info: tel. +39 02795483; fax +39 02795596; artecontemporanea@spiralearte.com; www.spiraleartecontemporanea.it
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