Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
19
maggio 2010
fino al 27.VI.2010 Pregio e Bellezza Firenze, Palazzo Pitti
toscana
Una mostra degna del suo titolo, che traccia la storia della collezione glittica medicea. In un allestimento che esibisce gemme, cammei e intagli. Ma anche dipinti, sculture, disegni e codici...
“Le pietre dure son materia che
vi si intaglia drento ogni sorta di lavoro, e per quelle si conserva più
l’antichità e le memorie, che in altra materia”, scriveva il Vasari nell’esaltare i pregi della
glittica, antica tecnica che prevede la lavorazione diretta, tramite incisione,
taglio e sfaccettatura, di pietre preziose e pietre dure. Fenomeno culturale
dell’epoca rinascimentale e aspetto tra i più seducenti della riscoperta
dell’antico, fece di Firenze e Roma i più grandi centri di produzione,
riacquisendo il primato perduto in epoca romana, quando la glittica era al
servizio della propaganda imperiale.
Oggetto di conquista da parte di
sovrani e papi, che bramosamente agognavano il possesso dei più preziosi, i
minuti capolavori dalla perizia certosina devono la loro fortuna all’impiego di
materiali costosi oltre che rari, alla facilità di trasporto per le dimensione
ridotte e all’attribuzione di proprietà magiche a seconda della pietra
utilizzata o del soggetto inciso.
Recenti e approfonditi studi sul
tesoro mediceo – una delle più grandi e prestigiose collezioni glittiche al
mondo – hanno fornito nuove ipotesi e sono confluiti in una mostra che ne
traccia la complessa storia. Iniziata da Cosimo il Vecchio e trasmessa a Piero
de’ Medici, raggiunse l’apice con Lorenzo Il Magnifico, che ne fece una
raccolta degna della sua fama e il cui interesse non tardò a diffondersi
nell’ambiente artistico fiorentino.
A questa fase la mostra dedica la
sezione più ampia, dove si concentrano codici miniati, disegni, medaglie,
dipinti e sculture. Tra le gemme più note, Icaro e Dedalo, Pasiphae e Artemide e Ingresso nell’arca, ma soprattutto Il sigillo di
Nerone, corniola
di età augustea con Apollo, Marsia e Olimpo, attribuito da Ghiberti a Policleto, che ritroviamo cingere l’esile
collo di Simonetta Vespucci nel dipinto di Botticelli Ritratto femminile idealizzato, esposto per la prima volta in
Italia. Soggetto prediletto anche per incunaboli e codici, e ben visibile nel
frontespizio del Canzoniere di Petrarca di Gherardo di Giovanni.
Tra i disegni, invece, studi di
figure di Leonardo
e del Parmigianino,
mentre non si può
non citare tra
le sculture il Busto di giovane neoplatonico attribuito a Donatello, che esibisce un medaglione con
la riproduzione del cammeo Il carro dell’anima descritto nel Fedro.
Dal salone di Giovanni da San
Giovanni dove origina la mostra, il percorso si snoda nelle altre tre sale, che
documentano la collezione dal XVI al XVIII secolo. Dal declino con la morte del
Magnifico alla rinascita a opera di Cosimo I e dei figli Francesco e Ferdinando
fino agli ultimi Medici. E dove emergono il ritratto di Cosimo I del Bronzino, il grandioso cammeo che lo
immortala con la famiglia al completo, e l’effige del cardinale Leopoldo de’
Medici dipinta dal Baciccio.
Oltre 170 pezzi, per una mostra
che supera le aspettative, distinguendosi per la preziosità delle opere, per il
rigoroso e articolato allestimento che permette alla collezione di dialogare
con la solenne location senza rimanerne penalizzata, nonché per il
considerevole apparato storico-artistico e bibliografico del catalogo.
vi si intaglia drento ogni sorta di lavoro, e per quelle si conserva più
l’antichità e le memorie, che in altra materia”, scriveva il Vasari nell’esaltare i pregi della
glittica, antica tecnica che prevede la lavorazione diretta, tramite incisione,
taglio e sfaccettatura, di pietre preziose e pietre dure. Fenomeno culturale
dell’epoca rinascimentale e aspetto tra i più seducenti della riscoperta
dell’antico, fece di Firenze e Roma i più grandi centri di produzione,
riacquisendo il primato perduto in epoca romana, quando la glittica era al
servizio della propaganda imperiale.
Oggetto di conquista da parte di
sovrani e papi, che bramosamente agognavano il possesso dei più preziosi, i
minuti capolavori dalla perizia certosina devono la loro fortuna all’impiego di
materiali costosi oltre che rari, alla facilità di trasporto per le dimensione
ridotte e all’attribuzione di proprietà magiche a seconda della pietra
utilizzata o del soggetto inciso.
Recenti e approfonditi studi sul
tesoro mediceo – una delle più grandi e prestigiose collezioni glittiche al
mondo – hanno fornito nuove ipotesi e sono confluiti in una mostra che ne
traccia la complessa storia. Iniziata da Cosimo il Vecchio e trasmessa a Piero
de’ Medici, raggiunse l’apice con Lorenzo Il Magnifico, che ne fece una
raccolta degna della sua fama e il cui interesse non tardò a diffondersi
nell’ambiente artistico fiorentino.
A questa fase la mostra dedica la
sezione più ampia, dove si concentrano codici miniati, disegni, medaglie,
dipinti e sculture. Tra le gemme più note, Icaro e Dedalo, Pasiphae e Artemide e Ingresso nell’arca, ma soprattutto Il sigillo di
Nerone, corniola
di età augustea con Apollo, Marsia e Olimpo, attribuito da Ghiberti a Policleto, che ritroviamo cingere l’esile
collo di Simonetta Vespucci nel dipinto di Botticelli Ritratto femminile idealizzato, esposto per la prima volta in
Italia. Soggetto prediletto anche per incunaboli e codici, e ben visibile nel
frontespizio del Canzoniere di Petrarca di Gherardo di Giovanni.
Tra i disegni, invece, studi di
figure di Leonardo
e del Parmigianino,
mentre non si può
non citare tra
le sculture il Busto di giovane neoplatonico attribuito a Donatello, che esibisce un medaglione con
la riproduzione del cammeo Il carro dell’anima descritto nel Fedro.
Dal salone di Giovanni da San
Giovanni dove origina la mostra, il percorso si snoda nelle altre tre sale, che
documentano la collezione dal XVI al XVIII secolo. Dal declino con la morte del
Magnifico alla rinascita a opera di Cosimo I e dei figli Francesco e Ferdinando
fino agli ultimi Medici. E dove emergono il ritratto di Cosimo I del Bronzino, il grandioso cammeo che lo
immortala con la famiglia al completo, e l’effige del cardinale Leopoldo de’
Medici dipinta dal Baciccio.
Oltre 170 pezzi, per una mostra
che supera le aspettative, distinguendosi per la preziosità delle opere, per il
rigoroso e articolato allestimento che permette alla collezione di dialogare
con la solenne location senza rimanerne penalizzata, nonché per il
considerevole apparato storico-artistico e bibliografico del catalogo.
articoli correlati
Il
cammeo Gonzaga
Vetri
a Palazzo Pitti
I
Medici e l’Africa
roberta vanali
mostra visitata il 17 aprile 2010
dal
24 marzo al 27 giugno 2010
Pregio e bellezza. Cammei e intagli
dei Medici
a cura di Ornella Casazza e Riccardo Gennaioli
Palazzo Pitti – Museo degli Argenti
Piazza dei Pitti, 1 – 50125 Firenze
Orario: tutti i giorni ore 8.15-18.30 (maggio), ore 8.15-18.50 (giugno)
Ingresso: intero € 10; ridotto € 5
Catalogo Sillabe
Info: tel. +39 055290384; fax +39
0552388710; argenti@sbas.firenze.it; www.polomuseale.firenze.it/musei/porcellane/
[exibart]