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Firenze apre dunque il salotto buono ad un artista che ha saputo, come pochi altri in questo secolo, descrivere ed impersonare, nella sua stessa esperienza di pittore scultore decoratore, le contraddizioni di un secolo quanto mai travagliato e vario.
Sassu -e la mostra di Palazzo Strozzi da questo punto di vista appare quanto mai esaustiva- è stato, ed ancora è, un cantore inesasusto delle gioie e delle ansie di un secolo assai controverso.
Con la sua opera ha saputo percorrere ed incarnare, reintrepretandole attraverso la sua maestosa e del tutto singolare personalità, stagioni, missioni, voti, soluzioni vere o ipotizzate, ideali, distrazioni, strategie tentate o solo auspicate, dell’intero ‘900.
Ha attraversato, dall’alto della sua figura di artista a tutto tondo, diverse stagioni. Assorbendo stimoli e dialogando anche con le massime personalità della cultura e dell’arte contemporanea. Un dialogo muto; tra interpreti, tra chi vota la sua vita ad un bisogno essenziale che è quello dell’arte, della rappresentazione pittorica o scultorea, o di altro tipo. Ecco allora il parallelismo, in alcuni momenti, con Picasso, prima con il Futurismo di Marinetti. E dopo anche con le avanguardie. E sempre, fino ad oggi, con se stesso; reinterpretandosi e reintrepretando la sua pittura.
Di Sassu colpiscono e meravigliano i vivissimi colori: i rossi, soprattutto; e poi i gialli, gli azzurri. Il suo però è soprattutto un impressionismo solido. O se si vuole, un realismo rarefatto. Le graffianti ruvidità stratificate sulle tele, in alcuni passaggi cruciali della storia di questo secolo, sono altrettanti pungoli del tempo.
Sassu ha saputo creare, attraverso le diverse fasi della sua carriera uno stile che ancora oggi, quando il maestro ha 87 anni, regala inediti capolavori.
E proprio gli inediti, assieme con alcuni classici immortali, rappresentano il punto forte di questa esaustiva antologica.
180 opere circa (dipinti, sculture, ceramiche) ordinate secondo un criterio a metà strada tra la cronologia e la tematicità.
Dagli esordi del 1927 fino alla contemporaneità ultima, attraverso il periodo degli «uomini rossi», quello della guerra, quello dell’impegno sociale, la Spagna.
Tra I prestiti, da rimarcare la presenza de «I tre fratelli», sublime capolavoro del periodo rosso, «I Martiri del piazzale Loreto», la «Deposizine».
Della mostra piace anche l’allestimento, ordinato in 10 sezioni per ricostruire l’intera parabola creativa del maestro; più una dedicata alle rivisitazioni.
La mosta «Aligi Sassu – Antologica 1927-1999» è ospitata in Palazzo Strozzi, p.za Strozzi 1 – Firenze
Ingresso £10.000, ridotti 8.000
Durata: dal 17 luglio al 30 settembre
Orario: 10-19 per I giorni feriali ed I festivi; 10-22 il giovedì. Chiusa il lunedì
Domenico Guarino
[exibart]