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27
maggio 2010
fino al 31.VII.2010 Damien Hirst Venezia, Michela Rizzo
venezia
Dopo tre anni di assenza, l’ex YBA torna a Venezia. E lo fa con una serie di opere mortuarie di grande vitalità. Vedere per credere. Se poi se ne possono addirittura acquistare alcune...
Più che lo shock visivo, colpiva l’odore. Quando nel
lontano 1993 il pubblico impattava contro Mother and Child, che il giovane Damien Hirst (Bristol,
1965; vive a Devon e Londra) esponeva alla Biennale di Venezia, non era
tanto la vista della mucca e del vitello squartati a turbare il visitatore,
quanto l’odore della formaldeide che fuoriusciva da una delle teche che li
conteneva. Ed è proprio l’odore mortifero-medicamentoso che torna in mente
ogniqualvolta ci si trova di fronte a un’opera di Hirst recante lo stesso tema.
Hirst è incontrovertibilmente un artista molto noto, molto
esuberante, molto controverso, molto ricco e le cui opere sono – ed è questa la
“nota” che lo distingue da altri artisti famosi al pari di lui – molto belle. L’opera d’arte che Hirst ogni
volta presenta in forme, materiali e colori diversi si caratterizza per avere
sempre e comunque dietro di sé un’idea forte e davanti a sé un’espressività estetically
correct.
La mostra Death in Venice è allestita nello storico palazzo
Palumbo-Fossati, un edificio composito, risalente al periodo tardogotico e che
conserva al suo interno pregevoli testimonianze artistiche settecentesche. In
questo scenario, il britannico presenta tre serie di opere, tutte aventi come
simbolo il teschio.
La prima serie, intitolata Dead, è costituita da sei
coloratissime serigrafie ed è esposta nel salone d’ingresso, quasi a
contrastare “vivacemente” con le decorazioni monocrome di carattere allegorico
e mitologico che incorniciano la sala. La tradizione dei terrazzi alla
veneziana e dei soffitti in legno si coniuga a meraviglia con la serie degli
elegantissimi teschi alquanto foto-realistici posti su sfondo di polvere di
diamanti. Mentre la sala detta “il soggiorno”, decorata con pregevoli stucchi a
motivi floreali e specchiature di marmorino giallo, ospita Original the dead, una serie di 10 collage dove
occhi e bocche giovani e vive campeggiano impunemente su sfondo skull-shaped. Si tratta di pezzi unici che
Damien Hirst ha realizzato appositamente per la mostra di Venezia.
Oltre alle opere appena descritte ed aventi come soggetto
il teschio, è possibile osservare Beautiful Primal Urges Painting, un notevole dipinto appartenente
alla serie degli Spin Paintings (tele dipinte durante un movimento rotatorio); Sceptic e Faithless, due grandi, simili ma differenti
grafiche costituite da composizioni di farfalle e rifacentesi all’iconografia
delle vetrate delle antiche cattedrali.
Non poteva mancare, in questa rassegna dedicata alla
morte, il Crucifix
decorato con pasticche di medicinali. L’allusione alla New Religion, infatti, rappresenta un’altra
idea fondante dell’opera di questo grande artista.
lontano 1993 il pubblico impattava contro Mother and Child, che il giovane Damien Hirst (Bristol,
1965; vive a Devon e Londra) esponeva alla Biennale di Venezia, non era
tanto la vista della mucca e del vitello squartati a turbare il visitatore,
quanto l’odore della formaldeide che fuoriusciva da una delle teche che li
conteneva. Ed è proprio l’odore mortifero-medicamentoso che torna in mente
ogniqualvolta ci si trova di fronte a un’opera di Hirst recante lo stesso tema.
Hirst è incontrovertibilmente un artista molto noto, molto
esuberante, molto controverso, molto ricco e le cui opere sono – ed è questa la
“nota” che lo distingue da altri artisti famosi al pari di lui – molto belle. L’opera d’arte che Hirst ogni
volta presenta in forme, materiali e colori diversi si caratterizza per avere
sempre e comunque dietro di sé un’idea forte e davanti a sé un’espressività estetically
correct.
La mostra Death in Venice è allestita nello storico palazzo
Palumbo-Fossati, un edificio composito, risalente al periodo tardogotico e che
conserva al suo interno pregevoli testimonianze artistiche settecentesche. In
questo scenario, il britannico presenta tre serie di opere, tutte aventi come
simbolo il teschio.
La prima serie, intitolata Dead, è costituita da sei
coloratissime serigrafie ed è esposta nel salone d’ingresso, quasi a
contrastare “vivacemente” con le decorazioni monocrome di carattere allegorico
e mitologico che incorniciano la sala. La tradizione dei terrazzi alla
veneziana e dei soffitti in legno si coniuga a meraviglia con la serie degli
elegantissimi teschi alquanto foto-realistici posti su sfondo di polvere di
diamanti. Mentre la sala detta “il soggiorno”, decorata con pregevoli stucchi a
motivi floreali e specchiature di marmorino giallo, ospita Original the dead, una serie di 10 collage dove
occhi e bocche giovani e vive campeggiano impunemente su sfondo skull-shaped. Si tratta di pezzi unici che
Damien Hirst ha realizzato appositamente per la mostra di Venezia.
Oltre alle opere appena descritte ed aventi come soggetto
il teschio, è possibile osservare Beautiful Primal Urges Painting, un notevole dipinto appartenente
alla serie degli Spin Paintings (tele dipinte durante un movimento rotatorio); Sceptic e Faithless, due grandi, simili ma differenti
grafiche costituite da composizioni di farfalle e rifacentesi all’iconografia
delle vetrate delle antiche cattedrali.
Non poteva mancare, in questa rassegna dedicata alla
morte, il Crucifix
decorato con pasticche di medicinali. L’allusione alla New Religion, infatti, rappresenta un’altra
idea fondante dell’opera di questo grande artista.
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scalise
mostra visitata il 14 aprile 2010
dall’undici aprile al 30 luglio 2010
Damien
Hirst – Death in venice
a cura di Valerio Dehò
Galleria Michela Rizzo – Palazzo Palumbo
Fossati
Fondamenta della Malvasia Vecchia (San Marco 2597 – Santa Maria del Giglio) –
30122 Venezia
Orario: da martedì a sabato ore 10-12.30 e 15.30-19
Ingresso libero
Info: tel./fax +39 0412413006; info@galleriamichelarizzo.net;
www.galleriamichelarizzo.net
[exibart]
Damien Hirst in formaldeide…
“Lost love” di Massimo Deganutti – 2010
installation views (Vitrine, money,objects)
durata 1’30”
http://www.youtube.com/watch?v=eHVZc-Nbquw
buona visione e commento.
Massimo