Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
26
marzo 2008
fino all’1.VI.2008 Brian Eno & Mimmo Paladino Roma, Ara Pacis
roma
Dieci anni fa nasceva il connubio Eno-Paladino. Nel sotterraneo della Roundhouse di Londra, il tempio del rock. Ora approda sotto l’antico altare “incapsulato” da Richard Meyer. Tra luci e ombre, installazioni e suoni. Con lo zampino della fotografia...
Opera per l’Ara Pacis è un’opera site specific modellata dal ruolo determinante della luce, in un continuo passaggio dal flusso luminoso, che accarezza e non aggredisce i lavori, all’oscurità. Un viaggio visivo e sonoro attraverso le sperimentazioni di Brian Eno (Woodbridge, 1948) con le sue “scorribande e il nomadismo tra i rumori della vita e la tecnologia” -come afferma Bonito Oliva, uno dei curatori della mostra- e le sculture migranti di Mimmo Paladino (Paduli, 1948; vive a Paduli e Milano). “L’Ara Pacis dovrebbe celebrare la pace dopo la guerra, in realtà qui non c’è stata guerra, ma un felice conflitto tra linguaggi -arte e musica- per approdare ad un armistizio”, continua Bonito Oliva. “Da una parte Paladino con una sorta di O perfetto di Giotto, plastico e tridimensionale, ci avverte che al di sotto c’é un’arte contemporanea sotterranea che fermenta e che dà una funzionalità diversa al passato. Brian Eno ha ben recintato in maniera stereofonica lo spazio in cui avviene l’apparizione dell’opera di Paladino, sviluppando anche un’integrazione con l’opera antica: con un po’ di attenzione potrete ascoltare voci che nominano i fiori che sono scolpiti sui reperti dell’altare”.
Un’atmosfera solenne, a tratti cupa ma sempre raffinatissima, pervade lo spazio del seminterrato, dominato dalla grande installazione Treno. La memoria rimanda alle antiche cripte con le loro sepolture, come pure al deposito di un museo archeologico (prendendo in prestito, stavolta, il suggerimento di un altro curatore, James Putnam). Paladino, che per l’Ara Pacis nella nuova versione di Richard Meyer ha ideato il grande mosaico realizzato da Costantino Buccolieri, è da sempre interprete dei materiali poveri che, in questo contesto, si concretizzano nella terracotta, nel legno, nel bronzo, nel ferro con la patina di ruggine.
Costruita nel suo studio di Paduli, la struttura metallica di Treno è poi stata trasportata nel laboratorio di ceramica di Faenza. Nel forno, a temperature altissime, l’argilla si fonde con il metallo, dando luogo a un insieme unico, modulato dalla forma dei corpi accoccolati in posizione fetale sparsi tra i residui della civiltà moderna: forme di scarpe, cappelli da uomo, tegole, fucili.
Quanto al musicista inglese che, ricordiamo, ha una formazione accademica in pittura, malgrado abbia lavorato al progetto attraverso la mediazione delle fotografie di Ferdinando Scianna -chiamato a documentare iconograficamente l’installazione-, è riuscito perfettamente nell’intento di “animare” la scultura, “liberando qualcosa di profondamente sepolto in essa”, come afferma Putnam. “Eno utilizza il pianoforte preparato e talvolta sovrappone suoni improvvisi e frammenti parlati che sono messi in ‘loop’”, continua il curatore, “e che dissolvono e assolvono, sono rallentati o velocizzati, amplificati o attenuati fino a risultare dei sussurri”.
Insomma l’Ara Pacis è un’“Ara Artis”, come spiega in ultima battuta Abo: “Un luogo di coniugazione, armistizio, duello linguistico tra due artisti di confine, un flusso in cui le arti ristabiliscono fra di loro un matrimonio morganatico”.
Un’atmosfera solenne, a tratti cupa ma sempre raffinatissima, pervade lo spazio del seminterrato, dominato dalla grande installazione Treno. La memoria rimanda alle antiche cripte con le loro sepolture, come pure al deposito di un museo archeologico (prendendo in prestito, stavolta, il suggerimento di un altro curatore, James Putnam). Paladino, che per l’Ara Pacis nella nuova versione di Richard Meyer ha ideato il grande mosaico realizzato da Costantino Buccolieri, è da sempre interprete dei materiali poveri che, in questo contesto, si concretizzano nella terracotta, nel legno, nel bronzo, nel ferro con la patina di ruggine.
Costruita nel suo studio di Paduli, la struttura metallica di Treno è poi stata trasportata nel laboratorio di ceramica di Faenza. Nel forno, a temperature altissime, l’argilla si fonde con il metallo, dando luogo a un insieme unico, modulato dalla forma dei corpi accoccolati in posizione fetale sparsi tra i residui della civiltà moderna: forme di scarpe, cappelli da uomo, tegole, fucili.
Quanto al musicista inglese che, ricordiamo, ha una formazione accademica in pittura, malgrado abbia lavorato al progetto attraverso la mediazione delle fotografie di Ferdinando Scianna -chiamato a documentare iconograficamente l’installazione-, è riuscito perfettamente nell’intento di “animare” la scultura, “liberando qualcosa di profondamente sepolto in essa”, come afferma Putnam. “Eno utilizza il pianoforte preparato e talvolta sovrappone suoni improvvisi e frammenti parlati che sono messi in ‘loop’”, continua il curatore, “e che dissolvono e assolvono, sono rallentati o velocizzati, amplificati o attenuati fino a risultare dei sussurri”.
Insomma l’Ara Pacis è un’“Ara Artis”, come spiega in ultima battuta Abo: “Un luogo di coniugazione, armistizio, duello linguistico tra due artisti di confine, un flusso in cui le arti ristabiliscono fra di loro un matrimonio morganatico”.
articoli correlati
Brian Eno alla grotta di Seiano
Mimmo Paladino alla Galleria Civica di Modena
manuela de leonardis
mostra visitata il 10 marzo 2008
dal 10 marzo al primo giugno 2008
Mimmo Paladino & Brian Eno – Opera per l’Ara Pacis
a cura di Achille Bonito Oliva, James Putnam e Federica Pirani
Museo dell’Ara Pacis
Lungotevere in Augusta (zona piazza Augusto Imperatore) – 00186 Roma
Orario: da martedì a domenica ore 9-19
Ingresso: intero € 6,50; ridotto € 4,50
Catalogo Gli Ori
Info: tel. +39 0682059127; info@arapacis.it; www.arapacis.it
[exibart]