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“History of Art for airports” è uno dei lavori più noti di Vuk Cosic, artista sloveno considerato una specie di pioniere della net.art. Lo stesso Cosic è ormai impegnato da diverso tempo in un intenso lavoro di storicizzazione della propria attività e di quella di alcuni compagni d’avventura come Shulgin e Heath Bunting. In numerose interviste, negli interventi nelle mailing lists e anche attraverso i suoi lavori, Cosic sembra concentrarsi nella costruzione di una mitologia personale e di una “leggenda” delle origini del movimento, di cui rivendica incessantemente la paternità.
Il progetto in questione risale al 1997 e consiste in un’ironica rivisitazione della storia dell’arte attraverso l’utilizzo della segnaletica aeroportuale.( http://remote.aec.at/history/)
Il percorso parte dalla preistoria delle grotte di Lascaux, per passare poi ad un’esilarante interpretazione della Venere di Milo e di un S.Sebastiano, omino stilizzato trafitto dalle tradizionali frecce. Si continua con la “Pietà” di Michelangelo, i “Giocatori di carte” di Cezanne e il celeberrimo “Nudo che scende le scale” di Marcel Duchamp.
Fin troppo semplici la trasposizione del “Quadrato bianco su fondo bianco” di Malevich e della lattina di Campbell Soup di Andy Warhol. Non mancano i riferimenti alla “settima arte”. A rappresentare il cinema troviamo i fratelli Lumiere con il celebre “Treno in arrivo alla Ciotat”, seguito dalla cabina del teletrasporto di Star Trek e dalla scena clou di King Kong.
La nota più interessante è l’inclusione nel progetto di tre esponenti del movimento net.artistico, inseriti così di diritto nella “storia”, seppure con lodevole intento autoironico. I tre prescelti sono Jodi.org, con i classici schermi lampeggianti, Heath Bunting e Alexei Shulgin.
Vuk Cosic, intervistato a proposito di questo lavoro rilascia una dichiarazione singolare basata sul suo tipico approccio ironico e non-sense: “Sarei felice se gli utenti vedessero il mio sito web “History of Art for Airports” come un sito web. Vorrei aggiungere che il sito funziona secondo i principi complementari dell’hypertext transfer protocol (http), dell’hyper text markup language (html) e degli universal resource locators (url).”
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Valentina Tanni
[exibart]