Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
L’attività didattica ideata dal Dipartimento educativo del Mambo per il Museo della Memoria di Ustica prevede un percorso estetico attorno alla suggestiva installazione creata site specific da Christian Boltansky. A volte il laboratorio si svolge in collaborazione con l’Istituto Storico Parri, il che implica che la visita sia affidata a due voci: un’educatrice museale del Mambo, la quale affronta la parte più attinente alla componente artistica, poetica e allestitiva, e un insegnante del Parri che, invece, narra la cronaca dei fatti e la storia dell’abbattimento del DC9.
L’accoglimento dei ragazzi avviene nell’atrio del museo, dove vengono date indicazioni sul luogo in cui ci si trova; subito l’educatrice introduce i concetti di “museo vivo” e di scatola museale come “monumento che respira”, tematiche propedeutiche alla “direzione di senso” che verrà sviluppata e risolta con il laboratorio finale.
Le poche indicazioni introduttive sul significato di quello spazio servono agli studenti per percorrere autonomamente il perimetro dell’installazione, dove giace il relitto dell’aereo abbattuto; una visita propedeutica, necessaria per l’ascolto della storia, della cronaca, delle inchieste e delle ragioni della nascita del museo.
I ragazzi rimangono ammaliati dalla suggestiva opera di Boltansky e, in particolare, dalle voci registrate che gli specchi neri emettono; la fascinazione è testimoniata dalle frasi che, anche se ascoltate per pochi minuti, vengono ricordate e ripetute esattamente dagli studenti. Pensieri semplici, riflessioni profonde, memorie quotidiane che appartenevano ai morti della tragedia di Ustica, ma anche considerazioni che toccano tutti noi, come la memoria collettiva e il dovere di non dimenticare.
Si riflette insieme sui temi dell’informazione, sul modo in cui le tragedie dell’umanità ci vengano quotidianamente trasmesse dai mass media, sul pericolo che corriamo di dimenticare le cose importanti. Boltansky, infatti, ha pensato di non fare mai spegnere le 81 lampadine (come un respiro) e gli 81 altoparlanti della sua installazione, simboleggianti le 81 vittime, proprio perché questo lavoro diventasse non un monumento, ma un’opera vivente, dove anche gli 81 specchi sono progettati affinché riflettano sempre l’immagine del visitatore, ma, nel contempo, anche quella dell’aereo retrostante.
Il laboratorio inizia con il mostrare ai ragazzi riproduzioni di opere di artisti e architetti che hanno lavorato spesso con il tema della memoria collettiva, quali Marina Abramovic, Anselm Kiefer, Daniel Libeskind, accompagnate dal dialogo tra l’educatrice e i bambini concernente gli avvenimenti storici dell’umanità che esigono il nostro ricordo.
Da qui si dispongono alcuni articoli di giornale con cronache attinenti a svariati avvenimenti della storia e si chiede agli studenti di sceglierne e leggerne uno, individuare un angolo del museo dove lavorare, riflettere e poi, con materiale da cancelleria, modificare l’articolo. Lo strappo, la cancellazione di parole, l’intervento con i colori, lo scotch, le forbici, sono tutte manipolazioni creative finalizzate a evidenziare le parti e le parole del testo ritenute da ciascun ragazzo più significative.
Alla fine del lavoro manuale, a turno, ogni piccolo visitatore viene invitato a raccontare la storia del proprio elaborato e interessante diviene ascoltare come ogni minimo gesto costruttivo, distruttivo e, quindi, interpretativo assuma in quel contesto un significato simbolico fortissimo: la croce rossa tra le parole simboleggia il sangue, l’articolo ripiegato a libro rimanda a verità individuali o collettive che continuamente si aprono e si chiudono, la cronaca di uno stupro diventa un foglio semplicemente strappato e pezzi di carta malamente incollati. Che si trasformano in ferite mai rimarginate.
L’accoglimento dei ragazzi avviene nell’atrio del museo, dove vengono date indicazioni sul luogo in cui ci si trova; subito l’educatrice introduce i concetti di “museo vivo” e di scatola museale come “monumento che respira”, tematiche propedeutiche alla “direzione di senso” che verrà sviluppata e risolta con il laboratorio finale.
Le poche indicazioni introduttive sul significato di quello spazio servono agli studenti per percorrere autonomamente il perimetro dell’installazione, dove giace il relitto dell’aereo abbattuto; una visita propedeutica, necessaria per l’ascolto della storia, della cronaca, delle inchieste e delle ragioni della nascita del museo.
I ragazzi rimangono ammaliati dalla suggestiva opera di Boltansky e, in particolare, dalle voci registrate che gli specchi neri emettono; la fascinazione è testimoniata dalle frasi che, anche se ascoltate per pochi minuti, vengono ricordate e ripetute esattamente dagli studenti. Pensieri semplici, riflessioni profonde, memorie quotidiane che appartenevano ai morti della tragedia di Ustica, ma anche considerazioni che toccano tutti noi, come la memoria collettiva e il dovere di non dimenticare.
Si riflette insieme sui temi dell’informazione, sul modo in cui le tragedie dell’umanità ci vengano quotidianamente trasmesse dai mass media, sul pericolo che corriamo di dimenticare le cose importanti. Boltansky, infatti, ha pensato di non fare mai spegnere le 81 lampadine (come un respiro) e gli 81 altoparlanti della sua installazione, simboleggianti le 81 vittime, proprio perché questo lavoro diventasse non un monumento, ma un’opera vivente, dove anche gli 81 specchi sono progettati affinché riflettano sempre l’immagine del visitatore, ma, nel contempo, anche quella dell’aereo retrostante.
Il laboratorio inizia con il mostrare ai ragazzi riproduzioni di opere di artisti e architetti che hanno lavorato spesso con il tema della memoria collettiva, quali Marina Abramovic, Anselm Kiefer, Daniel Libeskind, accompagnate dal dialogo tra l’educatrice e i bambini concernente gli avvenimenti storici dell’umanità che esigono il nostro ricordo.
Da qui si dispongono alcuni articoli di giornale con cronache attinenti a svariati avvenimenti della storia e si chiede agli studenti di sceglierne e leggerne uno, individuare un angolo del museo dove lavorare, riflettere e poi, con materiale da cancelleria, modificare l’articolo. Lo strappo, la cancellazione di parole, l’intervento con i colori, lo scotch, le forbici, sono tutte manipolazioni creative finalizzate a evidenziare le parti e le parole del testo ritenute da ciascun ragazzo più significative.
Alla fine del lavoro manuale, a turno, ogni piccolo visitatore viene invitato a raccontare la storia del proprio elaborato e interessante diviene ascoltare come ogni minimo gesto costruttivo, distruttivo e, quindi, interpretativo assuma in quel contesto un significato simbolico fortissimo: la croce rossa tra le parole simboleggia il sangue, l’articolo ripiegato a libro rimanda a verità individuali o collettive che continuamente si aprono e si chiudono, la cronaca di uno stupro diventa un foglio semplicemente strappato e pezzi di carta malamente incollati. Che si trasformano in ferite mai rimarginate.
articoli correlati
Installazione permanente di Boltanski per il Museo per la Memoria di Ustica a Bologna
gisella vismara
la rubrica didattica è diretta da annalisa trasatti
Museo per la Memoria di Ustica
Via di Saliceto, 5 (zona Stalingrado) – 40128 Bologna
Info: tel. +39 051377680 (Museo); info@museomemoriaustica.it
[exibart]