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libri_saggi Irene Brin (marsilio 2006)
Libri ed editoria
Una voce per la moda italiana. Dalla penna di Irene Brin, messaggera cosmopolita, il primo riconoscimento della creatività tout court. E un rapporto strettissimo tra costume, moda e arte...
Uno sguardo alla moda, uno sguardo all’arte. E dire che Irene Brin (1914-1969, all’anagrafe Maria Vittoria Rossi) era incredibilmente miope. C’è una foto in cui sembra sospesa, evanescente. È stata scattata da Richard Avedon negli anni ’50. Nell’olio di Massimo Campigli, datato 1954, è inquadrata con il filo di perle, come pure nel disegno a matita di Bruno Caruso. Anche Pasquale De Antonis le dedicò intensi ritratti fotografici, ma è di Arturo Ghergo –altro grande nome della fotografia di moda- l’immagine scelta per la copertina del volume. Ultima produzione della Fondazione Pitty Discovery, è stato presentato in occasione di Alta Moda Roma 2007: un’idea che nasce dalla rielaborazione della tesi di un dottorato di ricerca di cui è autrice Vittoria Caterina Caratozzolo, docente universitaria di Culture della moda.
Di Irene Brin -lo pseudonimo glielo diede Leo Longanesi nel 1937, ma è uno tra tanti: Marlene, Madame D’O, Mariù, Morella, Geraldina Tron- viene soprattutto evidenziata l’attività giornalistica, da Omnibus a Bellezza, fino ad arrivare nel 1952 a Harper’s Bazaar, di cui è stata Rome editor. Tra gli ultimi articoli c’è anche quello apparso sul primo numero di Harper’s Bazaar Italia (gennaio 1969), mentre tra i suoi libri di maggior successo Usi e Costumi, 1920-1940 (1944) e Le visite (1945).
“Io di moda mi intendevo pochissimo”, era solita affermare. Forse proprio in questa libertà da schemi e paradigmi tecnici sta la grandezza del suo pensiero. “Scrivere di moda non è tanto per lei la presa d’atto di una realtà meramente sartoriale –scrive Caratozzolo- quanto piuttosto sollecitazione a un allargamento dello spazio percettivo entro cui cogliere il nesso produzione/consumo”.
Un binomio perfetto anche quello con l’arte, perché è cosa nota –ma merita sempre di essere sottolineata- l’attività di gallerista di Irene Brin, insieme al marito Gaspero del Corso. Della storica Galleria dell’Obelisco, che aprì i battenti nel 1946 in un locale preso in affitto in via Sistina, si parla sempre in termini di polo culturale internazionale. Mostre assolutamente straordinarie di artisti oggi considerati grandi, ma all’epoca discutibili per il grande pubblico, passarono di lì: Bacon, Morandi, Rauschenberg, Cagli, Dalì, Afro, Matta, Breton, Music, Burri. Spesso le sale della galleria si trasformavano in location per servizi di moda, come Salvador Dalì in sartoria realizzato da De Antonis nel 1948 con abiti della sartoria Palmer e delle Sorelle Fontana, pubblicato su Bellezza. L’artista spagnolo era stato coinvolto da Luchino Visconti nella realizzazione delle scene e dei costumi della rappresentazione teatrale As you like it, andata in scena al teatro Eliseo nel 1948. “Shakespeare tradotto in una raffinatezza dove il vecchio surrealismo aggrediva quasi un giovanissimo Barocco. Il Borromini, più Vogue, il Bernini, più Harpers’s Bazaar. –scrive la giornalista-gallerista nel pezzo illustrato dalle foto di Pasquale De Antonis- Salvador Dalì non sa limitarsi ad enunciare in pubblico, semplicemente, le sue teorie sulla pittura contemporanea: preferisce sempre presentarsi ai suoi ascoltatori chiuso in uno scafandro da palombaro, con due levrieri al guinzaglio, o reggendo sul capo un pane lungo qualche metro. Allo stesso modo le sue invenzioni per ‘As You Like It’ si basano sul bisogno esteriore di stupire, e sul desiderio privatissimo di creare capolavori.”
Anche quella volta Irene Brin seppe guardare lontano, organizzando una mostra di quei bozzetti proprio alla Galleria dell’Obelisco.
manuela de leonardis
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Vittoria Caterina Caratozzolo – Irene Brin. Lo stile italiano nella moda
Marsilio, Venezia, 2006
Pagg. 167, ill. b/n e col., € 16
ISBN 883179071
Info: La scheda dell’editore; Pitti Immagine
la rubrica libri è diretta da marco enrico giacomelli
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