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È un olio millenario, dal gusto più che ricco. Imperiale. Perché stiamo parlando dell’oliveto di Villa Adriana, 3500 alberi plurisecolari, la cui prima raccolta, a novembre e ancora in fase sperimentale, ha portato alla produzione di 78 bottiglie, numerate e in vendita nel book shop del museo, preziose sia per la storia che per il presente, contando lo stato del sito, patrimonio dell’Unesco. A dare impulso a questa attività, profondamente radicata nel territorio, è stato il direttore Andrea Bruciati che, in seguito alla riforma del Mibact, deve gestire un polo autonomo e imponente, la cui giurisdizione si estende, oltre che su Villa Adriana, anche su Villa d’Este, Santuario di Ercole Vincitore, Mausoleo dei Plautii e Mensa Ponderaria. Un’area che insiste su un’eredità a dir poco affascinante, che quest’anno ha coinvolto più di 600mila visitatori e che Bruciati, fin dalle prime battute del suo mandato, aveva mostrato di voler riattivare, come dichiarato in questa nostra intervista. ‹‹C’è, nella cura di questi tesori, una responsabilità che va al di là della semplice gestione e prefigura per esempio un lavoro di ripristino col contesto territoriale. La nostra strategia è recuperare il senso e la bellezza del paesaggio antropizzato, cioè utilizzato dall’uomo. L’uliveto non può essere solo uno sfondo della Villa perché fa parte integrante della sua percezione, del suo posto nell’immaginario collettivo di milioni di persone››, ha spiegato Bruciati. E la stessa linea si seguirà anche per Villa d’Este, costruita nel XVI Secolo per volere del cardinale Ippolito d’Este, sulle vestigia di una antica villa romana, come luogo eletto per incontri piacevoli. Qui verrà impiantato un piccolo vigneto di uva pizzutella, una coltivazione tipica della zona di Tivoli. ‹‹Abbiamo recuperato tanti luoghi prima inaccessibili, ampliato gli orari e le giornate di visita, ora il lunedì siamo sempre aperti. Siamo impegnati in un rinnovamento parallelo di due luoghi solo apparentemente distanti tra loro ma in realtà accomunati dal legame con Tivoli e dal loro comune destino, a distanza di secoli, di magnifiche regge››.