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fino al 12.I.2007 Domenico Antonio Mancini Piacenza, Placentia
altrecittà
Tra auto ed arte. Una mostra in velocità, a cavallo tra vintage e progresso, comunicazione e marketing aziandale. Succede a Piacenza. Con un gallerista che vendeva auto usate...
di Santa Nastro
Ci sono diversi livelli di lettura dietro la mostra di Domenico Antonio Mancini, esordiente da Placentia. Il primo piano è quello che accosta la vita privata del gallerista, già pilota e venditore di auto usate, alla sua attività nel mondo dell’arte contemporanea, confondendole. Ciò che dunque nel settore si sa per amicizia, o per sentito dire, nel lavoro di Mancini trova una vetrina reale, viene “consacrato”. Lo spazio espositivo si trasforma così in un autosalone, in cui vecchie Fiat mai immatricolate, lucidate a nuovo, sono esposte come trofei alla visione del pubblico. L’operazione dell’artista non si limita al detournement, allo spostamento, ovvero, di un oggetto da un contesto all’altro, sforzo titanico e quanto mai banale, ma si applica alla progettazione di tutto un congegno ludico intorno alla macchina opera, che coinvolge all’interno di una disciplina unica, differenti pratiche creative, di altra natura. Dalla progettazione del brand (realizzato a dirla tutta con poco sforzo, accostando al nome della galleria il lemma anglosassone “cars”), alla ridefinizione grafica del logo, alla costituzione di un vero e proprio parternariato con la casa madre che fornisce i pezzi di antiquariato. Fino alla produzione doviziosa e particolareggiata di brochure e merchandising, magliette e cappellini, realizzati con i mezzi propri della comunicazione, nella costruzione, quanto nella resa finale, del prodotto.
In un mondo in cui le intersezioni tra arte, moda e pubblicità sono sempre più frequenti -basti pensare alle vetrine Furla e di Louis Vuitton- parlare di una critica alla mercificazione dell’arte, alla società dei consumi e simili, sembrerebbe un po’ fuori luogo.
Questa mostra, inoltre, parrebbe dire proprio tutto il contrario. L’identificazione tra oggetto ed opera non è un’arma di contrattacco, né proclama un codice di resa. Lo studio dei meccanismi della comunicazione non fa urlare l’eureka al consumatore dapprima sedotto ed ormai affrancato dal giogo maligno della pubblicità. Tutt’altro. Mancini prende atto dell’impossibilità (e dell’inutilità) di separare nettamente dei linguaggi e coglie una delle possibili ancore di salvezza dell’arte contemporanea. La necessità di scendere a patti con il gusto comune -di popolarizzarsi- di rendersi accessibile, non tanto dal punto di vista contenutistico, quanto con una semplificazione di natura estetica. La vita dell’arte contemporanea è direttamente proporzionale alla nascita di una nuova schiera di fruitori. In un sistema dove, viceversa, a contenuti sempre più insignificanti si sovrappongono (sovra)strutture apocalittiche, la via intrapresa da Mancini, fatta di “prodotti per il popolo”, di collezionismo stratificato, di un’arte che si può, al contempo, pilotare ed indossare, può rivelarsi una soluzione da considerare. Che fa tornare alla mente alcuni versi che Giorgio Caproni dedicò alla madre scomparsa: “Freschi come bicchieri, furono i suoi pensieri. Per lei torni in onore la rima in cuore e amore”.
santa nastro
mostra visitata il 2 dicembre 2006
Dal 2.12.2006 al 12.01.2007
Domenico Antonio Mancini – Placentia Cars
Galleria Placentia, Via Giovanni Battista Scalabrini 116 – Piacenza
Info:+39 0523332414; placentia.arte@enjoy.it
orario: tutti i giorni 16-19, escluso festivi e lunedì
[exibart]
operazione già vista oltralpe, ma qui manca di forza, peccato!
mettici un pò più di personalità, caro mancini
Strano che oltralpe ci sia un’altro venditore di auto usate che faccia il gallerista!
Luise mi sa dire dove è stata fatta la mostra?
Ho comprato un’auto esposta in mostra mi piacerebbe fare un confronto.
Mancini, smettila di difenderti da solo!!!
ho una serio senso di nausea che poche cose nella mia vita hanno provocato. pardon…
la mostra non era male e il lavoro è buono.
sono sempre più allibita dai commenti incattiviti e superficiali. mi piacerebbe sapere chi ha visto veramente la mostra. si critica senza neanche aver visto. non è questo il modo per sviluppare un dialogo costruttivo. solo voci anonime, forse invidiose? nessuno ha mai il coraggio di firmarsi veramente o di lasciare la mail.
caro mariano/mancini prova con i motori di ricerca: arte/auto e il mestiere dei galleristi…non devi prendertela, col tempo definirai meglio la tua ricerca, e ti accorgerai da solo dei punti deboli di un lavoro.
La precedente personale aveva più forza.
ciao
credo che mariano sia pichler…noto collezionista di milano, molto vicino al gallerista baldini…non capisco perchè lo stiate scambiando per un altro.
pilcher chi? quello che sostiene a spada tratta goldi e chiari? quello che fa ottimi investimenti immobiliari e colloca de carlo e ca di fra nelle sue ristrutturazioni? libero di far quello che vuole con i suoi (tanti) soldi…la qualità è un altra cosa però…
Caro Mariano/Mancini/o chi chessià, guardati la mostra di di CHRIS BURDEN da Gogosian…come mai desta più interesse della tua?
http://www.gagosian.com/exhibitions/beverly-hills-2007-06-chris-burden/