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Si potrebbe dire, parafrasando, non senza una certa dose di umiltà, Hannah Arendt, che l’inedita installazione di Maurizio Savini (Roma, 1962) si costruisce sulla riflessione della “banalità della guerra”. Soprattutto quando la guerra va a braccetto con l’economia (metaforicamente rappresentata nella fotografia di grande formato dall’uomo in giacca e cravatta che, slanciato nel cielo, è alle prese con un fucile). Quando cioè si innesca quel machiavellico perverso vortice di causa-effetto, che fa perdere di vista dove si annida il male, dove è sempre più difficile distinguere con lucidità il confine tra “gli innocenti” (quasi d’obbligo il riferimento all’ultimo lavoro del regista danese Per Fly). Quel perverso vortice in cui l’economiageneralaguerrageneratadall’economia. Quel vortice dove le Grandi Potenze si contendono, a suoni di milioni di soldi e vittime, un appezzamento di terreno. Quel terreno che è posto al centro del tavolo che Savini costruisce, stavolta, a forma di croce. Di nuovo il tavolo -come nella scorsa mostra romana- dove però stavolta quattro contendenti si giocano il tutto per tutto. Contendenti evocati e sottintesi dai colori delle quattro bandiere declassate a ruolo di tovaglie. Bandiere n on riprodotte fedelmente, ma che immediatamente richiamano i quattro “blocchi” che tirano le fila dell’intera economia. E non poteva mancare Lei, la bandiera americana, fieramente svettante, morbidamente costruita con il chewing-gum rosa. Ma è una bandiera che svetta all’interno-esterno (perché una porta a vetri lascia sempre quest’ambiguità spaziale) di un Pronto Soccorso, minimalmente ricordato dalla presenza di tre sedili bianchi, ad indicare una sala d’attesa. Luogo che si concretizza, infatti, con la porta a vetri sulla quale compare la scritta rossa Emergenza, tradotta in diverse lingue e, dietro la quale, silenziosamente e tristemente un lampeggiatore emette un intermittente bagliore rosso. Sala d’attesa di un campo militare connotato dalla tracolla medica, anche questa tassativamente in chewing-gum rosa. Ma al di sopra s’innalzano, stavolta dall’alto delle loro aste con riacquisita dignità, tre bandiere, immacolate -perché neutrali o perchè è ancora tutto da costruire?- al cui centro è stato tolto l’araldico stemma distintivo di uno Stato. “Banalità della guerra” sottintesa anche dalle otto piccole tele in parte ricamate da filo rosa, con cornice realizzata dalla caratteristica stoffa mimetica, a rafforzarne maggiormente la trama della storia. Tele sulle quali sono serigrafate parti del fumetto di guerra Supereroica degli anni Sessanta, ambientato durante il secondo conflitto mondiale, in cui i “cattivi”, guarda caso, sono sempre loro, gli Arabi, e i “buoni”, guarda caso, sono sempre loro, gli Inglesi. E, nell’ironia dei corsi e ricorsi, sono proprio gli Inglesi che, durante gli scontri bellici e il verificarsi di particolari situazioni, vengono assaliti da qualche (umano?) dubbio circa i confini del bene e del male, dei buoni e dei cattivi.
Confini che si sfilacciano allorquando riescono a entrare in contatto con la cultura dei cosiddetti “cattivi” e scoprirne -di nuovo guarda caso- anche dei sorprendenti inaspettati lati positivi. Del fumetto l’artista ha scelto a random delle strisce che, seppur mancanti di consequenzialità, ne ricostruiscono perfettamente il senso. Un racconto di cui volutamente non è dato il finale. Un epilogo, però, facilmente intuibile.
daniela trincia
mostra visitata l’11 aprile 2007
dal 31 marzo al 31 maggio 2007 – Maurizio Savini – No Direction
Nextdoor… artgalleria, Via di Montoro 3 (campo de’ fiori) Roma
+39 0645425048 (info), +39 0645425048 (fax)
info@gallerianextdoor.com – www.gallerianextdoor.com
periodo: dal 31 marzo al 31 maggio 2007
orario: dal Martedì al Sabato, dalle 13.00 alle 19.00, mattina: su appuntamento
(possono variare, verificare sempre via telefono)
biglietti: ingresso libero
[exibart]