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fino al 2.IX.2007 Bertozzi&Casoni Venezia, Ca’ Pesaro
venezia
L’arte è bugiarda? Secondo Bertozzi&Casoni si. E non solo, le sue false monumentalità sono destinate a fallire. Inesorabilmente. Tre vanitas in forma di scultura. In ceramica, naturalmente…
L’arte secondo Bertozzi&Casoni (Giampaolo Bertozzi – Borgo Tossignano, Bologna, 1957 e Stefano Dalmonte Casoni – Lugo di Romagna, Ravenna, 1961)? Il teschio di un Pinocchio dorato che ghigna sotto un naso lungo quasi nove metri proiettato in avanti a forare un muro e infrangere una teca vuota sulla cui estremità un variopinto pappagallo, simbolo di vanità, ammicca sornione.
Con quest’opera, che dà il titolo alla mostra dedicata a Le bugie dell’arte (curata da Maurizio Caldirola con Daniele Sorrentino), si chiude la recente mostra personale che il duo di ceramisti più puntuti d’Italia presenta al museo d’arte moderna Ca’ Pesaro, nel novero delle mostre satellite della Biennale. Dopo anni di intenso lavoro, un trittico di grandi installazioni ci offre una summa ideale del pensiero che sta alla base di quei maliardi cumuli di oggetti e di ossa, di quel bestiario che svela le nostre debolezze e di quelle insinuanti vanitas a cui ci hanno abituati questi maestri della citazione e di un naturalismo capace di trarre inganni sublimi dalla semplice terra, cotta e dipinta, con l’uso della tradizione e le innovazioni della tecnica.
Da questo equilibrato incontro tra sensualità e concettualità dell’opera, nasce anche Composizione e scomposizione, una serie di sei grandi pannelli realizzati in ceramica policroma con interventi a terzo fuoco che rappresenta una gigantesca “pittura”, un ideale affresco nel quale la profondità, le luci, le cromie e l’iconografia s’intrecciano in un groviglio di evocazioni. Una rivisitazione della “macchina celibe”, di una grande struttura che gira senza funzione. In essa, tre fitte stratificazioni di tubi idraulici si rincorrono lungo i pannelli, modulari come l’arte contemporanea, fino a comporre un muro alto due metri e largo quattro nel quale vengono catturate, come dentro una tela di ragno, icone religiose, orinatoi duchampiani, un Sacro Cuore versione boiler scoppiato, un Che Guevara, Leonardo, pistole, lattine, palline in un repertorio di sensi interrotti, di immagini selezionate per significare idee specifiche ma accumulate con tale eccesso da produrre un borbottio di fondo indistinto. Il dedalo di tubi non porta a nulla, serve allo smarrimento della vista, dentro forse viaggia “aria fritta”, il nulla, o l’alito caldo della morte che insegue i due artisti nel loro fare e pensare all’arte, a questa bugiarda incallita che pretende di durare, di non finire anche lei nel gran calderone del tempo che tutto corrompe e dissolve. “Le opere d’arte” –spiega Stefano Dal Monte Casoni davanti ai pannelli- “sono automonumentalità destinate a fallire. Vogliamo fustigare l’arroganza dell’artista e la sua pretesa di capire il mondo. Abbiamo creato una grande struttura che non produce nulla”.
Poco distante, un orso bianco in scala uno a uno si trascina, con un’espressione mista di ferocia e stanchezza, trainando una rete piena di detriti urbani, di scarti del consumo che hanno ormai raggiunto i suoi immacolati ghiacci. È l’opera Composizione in bianco, già presentata in solitaria alla galleria Cardi di Milano, dedicata ad una scena presaga di un’apocalisse prossima ventura, di una natura sotto lo scacco dell’umana civiltà. L’orso è chiuso tra i rifiuti che lo incalzano e un televisore acceso che non prende il segnale e fa il cosiddetto “effetto neve”.
Questa presenza tecnologica segna un inedito nel lavoro di Bertozzi&Casoni, che in questa personale di lavori site specific confermano di possedere abilità tecniche inusuali. I loro monumenti anti-monumentali, tesi alla decostruzione dell’idea stessa di arte, si confermano come capi d’opera destinati a lasciare un segno in questa Biennale, e non solo.
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Bertozzi & Casoni – Le bugie dell’arte
A cura di curata da Maurizio Caldirola con Daniele Sorrentino
Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro, Santa Croce 2076,
30135 Venezia – Tel. ++39 041721127
Fax ++39 0415241075 – info: mkt.musei@comune.venezia.it
Orario: 10/18 (biglietteria 10/17), chiuso lunedì
Ingresso con il biglietto del museo – intero 5,50 euro
ridotto 3,00 euro – Prenotazioni Telefoniche: call center 041 5209070 dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 18; sabato dalle 9 alle 14
www.museiciviciveneziani.it
[exibart]
ma scusate, un tale di nome gino de dominicis non vi dice nulla!?!?
non ci siamo proprio… le conclusioni di chi scrive poi… assolutamente sopra le righe.
mio dio, mio dio,
si vede che al museo non c’è più la direttrice e dunque ci rifilano queste cose…
Pinko: nasi lunghi, scheletri enormi…i suoi epigoni si moltiplicano…. 😉