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Catherine Sullivan – Ice Floes of Franz Joseph Land
Ice Floes of Franz Joseph Land di Catherine Sullivan, video presentato in anteprima all’ultima Biennale di Lione e di recente anche alla Whitney Biennale, viene esposto, unitamente ad una serie di fotografie inedite tratte dal video.
Comunicato stampa
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La storia prende spunto dall’assalto di un commando suicida di terroristi ceceni con cinture imbottite di esplosivo nel teatro Dubrovka di Mosca nel’ottobre del 2002 dove furono sequestrati tutti i presenti in sala, più di 700 persone, e finito dopo 56 ore con un fulmineo e sanguinoso blitz delle teste di cuoio russe che neutralizzarono i guerriglieri ceceni assaltando l’edificio e riempiendolo di gas attraverso i sistemi di areazione e i sotterranei.
Nel video la Sullivan riprende la pièce in scena al momento dell’’assalto, il musical Nord Ost, tratto da una novella classica russa Two Captains. Ambientata sullo sfondo di eventi storici come la Rivoluzione Bolscevica e la Seconda Guerra Mondiale, la novella parla di una storia di amore e di avventura, protagonista una spedizione dispersa nell’Artico russo; una novella patriottica con un inconsapevole rimando all’espansione russa, in termini di progresso: simbolicamente un musical assai importante per i Ceceni.
Formalmente la novella si componeva di 10 parti da cui la Sullivan ha ricavato all’incirca 50 rudimentali pantomime che ciascun attore ha imparato, indipendentemente dal personaggio a cui l’azione apparteneva: il suo intento era creare un sistema di impulsi a rappresentazione della realtà che in genere si può trovare in un musical senza doverne necessariamente creare uno.
Determinante è stato per la Sullivan girare Ice Floes of Franz Joseph Land negli interni della Associazione Americana dei Veterani dell’Esercito a Chicago, una specie di sala- multifunzione affiancata da stanze usate dalla comunità polacco-americana per discutere ed organizzare eventi di carattere sociale. All’interno imponenti decorazioni nazionalistiche, fotografie e ritratti di militari, ed autentici capolavori di artisti locali polacchi insidiati a Chicago.
Ciò che si vede è una serie di 40 archetipi tratti dalla novella così come le molteplici apparizioni di Sanya e Katya che sono recitate per tutto il tempo. Ad esempio, il ruolo di Katya, giovane e sofisticata geologa che a Leningrado scava trincee, che è affamata dopo l’assedio, viene recitato da diverse attrici e con diversi costumi e a volte tutto in una stessa scena.
C’è anche un gruppo di “insorti”, ma essi non rappresentano un’ideologia facilmente identificabile, agiscono attraverso dei codici che sono incompatibili con quelli iconografici, quindi altamente descrittivi, di Two Captains.
Le pantomime sono state sia combinate in grandi scene d’insieme sia spezzate in scene individuali più brevi e dunque recitate da un capo all’altra della scena.
La storia inizia con l’evento di Mosca ma è tutto un pretesto, il discorso è più ampio e specifico, lo scopo è di arrivare ad una discussione su regime, indipendenza, brutalità.
La strage dei Ceceni, evento che ha sconvolto la Sullivan in quanto brutale esempio di realtà a confronto con gli ideali; il terrorismo, camuffato da sistema di combattimento per il raggiungimento di ideali che i Ceceni “sposano” per sostenere le loro richieste politiche e colpire la classe dominante, la classe moscovita. Il set racconta gli storici eventi sia da un punto di vista nazionalistico che idealistico, ma si tratta di un memoriale di guerra e quindi le numerose scene di morte in qualche modo, stranamente, sovvertono, turbano violentemente la grandezza eroica.
Tutta la scena si svolge su 5 schermi. Su quello più grande si trova l’interpretazione più didattica della storia tratta da Two Captains. Sugli altri 4 più piccoli scorrono degli approfondimenti della scena comparsa sullo schermo grande, delle immagini che focalizzano su particolari situazioni e diverse locations, quasi a suggerire che da questo momento la semplice storia narrata fa il suo ingresso nella scena teatrale, si sviluppa, si arricchisce, cambia volto. Le già citate 50 pantomime si ripetono via via ed ogni volta in un diverso contesto, attraverso un cambiamento di set, attore e personaggio. Alla fine tutto si sposta all’esterno, il contesto non è più lo stesso, teatrale, ma un campo di grano, o l’esterno di un nightclub abbandonato vicino a Chicago chiamato Moscow Night. Il tutto si svolge sullo schermo più grande in 40 minuti circa, sugli altri in 20 minuti.
Di ice Floes of Franz Joseph Land è stata presentata una performance il 2 aprile a Chicago presso la Polish Army Veterans’s Association ed il 10 aprile a New York presso l’Angel Orensanz Center.
Unspoken Evil III, Rites of Ascension and Obscurity, altro video in mostra, è la parte finale della trilogia Unspoken Evil. Nel 1996 la Sullivan mise un annuncio su di un giornale locale che trattava di cinema e TV per rischiamare attori ad una audizione per un dramma che narrava la storia di un padre di famiglia nella sua lotta all’alcolismo. Quando gli attori arrivarono all’audizione fu data loro una serie di testi da interpretare, tra cui una lezione di chitarra ed una Gibson Les Paul – una chitarra idolatrata da molti chitarristi rock e chiamata con il nome del suo designer, il leggendario chitarrista Les Paul. Dopo pochi minuti di preparazione agli attori fu chiesto di leggere tutti i testi e furono lasciati soli nella stanza con le macchine da ripresa.
Si tratta di una doppia videoproiezione in cui gli attori vengono ripresi mentre leggono i testi e 4 di loro suonano la chitarra. Gli attori ce la mettono tutta per dare un senso a ciò che stanno leggendo anche se non hanno nemmeno idea di chi o cosa sia Les Paul. Tuttavia fingono di capire e si sforzano e reagiscono con quell’ entusiasmo che gli viene richiesto dal testo, per dimostrare la loro capacità ad intrattenere.
I suoi attori sono dei soggetti culturali, in quanto sono sia consumatori che produttori di comportamenti. Le loro risposte indirette ai testi indicano la loro capacità a lasciarsi guidare dall’entusiasmo e dal divertimento: i loro gesti, i loro atteggiamenti, si lasciano bene analizzare e mettere a confronto. A volte si sentono a disagio perché temono di non essere adeguati alla parte che stanno recitando e vogliono invece a tutti i costi presentarsi nel miglior modo possibile.
Con Little Hunt, terzo video in mostra, stavolta su monitor, che insieme a Big Hunt compone il suo lavoro più noto Five Economies, la Sullivan tenta di introdurre formalmente il teatro nella sfera della danza. L’ambientazione è un campo di tennis. Una falce, un fucile, una bara, un patibolo, lanterne, una vecchia ruota da carovana, una scrivania Luigi XIV ed un calesse sono solo alcuni degli oggetti con cui interagiscono i due danzatori posti ai due lati della rete. La danzatrice è impegnata in normali esercizi ginnici di allenamento mentre l’uomo è chiaramente un frequentatore di sala da ballo, lo si capisce dai passi molto eleganti che ad un certo punto fa intorno alla bara: per un attimo ci dà l’impressione di una danza con la morte. Le riprese di alcuni dei momenti clou del video sono di un estremo effetto: quelle della scena iniziale sono molto rapide con carrellate di zooms dal basso sulla danzatrice mentre sale e scende dalla forca, molto teatrali quelle del cambiamento continuo tra la luce del giorno e quella della notte. Qui si focalizza la Sullivan che aveva intenzione di enfatizzare la continuità in quanto chiave di lettura nella distinzione tra teatro e cinema, dove, al contrario, molto spesso le scene vengono spezzate nel corso della ripresa.
Nel video la Sullivan riprende la pièce in scena al momento dell’’assalto, il musical Nord Ost, tratto da una novella classica russa Two Captains. Ambientata sullo sfondo di eventi storici come la Rivoluzione Bolscevica e la Seconda Guerra Mondiale, la novella parla di una storia di amore e di avventura, protagonista una spedizione dispersa nell’Artico russo; una novella patriottica con un inconsapevole rimando all’espansione russa, in termini di progresso: simbolicamente un musical assai importante per i Ceceni.
Formalmente la novella si componeva di 10 parti da cui la Sullivan ha ricavato all’incirca 50 rudimentali pantomime che ciascun attore ha imparato, indipendentemente dal personaggio a cui l’azione apparteneva: il suo intento era creare un sistema di impulsi a rappresentazione della realtà che in genere si può trovare in un musical senza doverne necessariamente creare uno.
Determinante è stato per la Sullivan girare Ice Floes of Franz Joseph Land negli interni della Associazione Americana dei Veterani dell’Esercito a Chicago, una specie di sala- multifunzione affiancata da stanze usate dalla comunità polacco-americana per discutere ed organizzare eventi di carattere sociale. All’interno imponenti decorazioni nazionalistiche, fotografie e ritratti di militari, ed autentici capolavori di artisti locali polacchi insidiati a Chicago.
Ciò che si vede è una serie di 40 archetipi tratti dalla novella così come le molteplici apparizioni di Sanya e Katya che sono recitate per tutto il tempo. Ad esempio, il ruolo di Katya, giovane e sofisticata geologa che a Leningrado scava trincee, che è affamata dopo l’assedio, viene recitato da diverse attrici e con diversi costumi e a volte tutto in una stessa scena.
C’è anche un gruppo di “insorti”, ma essi non rappresentano un’ideologia facilmente identificabile, agiscono attraverso dei codici che sono incompatibili con quelli iconografici, quindi altamente descrittivi, di Two Captains.
Le pantomime sono state sia combinate in grandi scene d’insieme sia spezzate in scene individuali più brevi e dunque recitate da un capo all’altra della scena.
La storia inizia con l’evento di Mosca ma è tutto un pretesto, il discorso è più ampio e specifico, lo scopo è di arrivare ad una discussione su regime, indipendenza, brutalità.
La strage dei Ceceni, evento che ha sconvolto la Sullivan in quanto brutale esempio di realtà a confronto con gli ideali; il terrorismo, camuffato da sistema di combattimento per il raggiungimento di ideali che i Ceceni “sposano” per sostenere le loro richieste politiche e colpire la classe dominante, la classe moscovita. Il set racconta gli storici eventi sia da un punto di vista nazionalistico che idealistico, ma si tratta di un memoriale di guerra e quindi le numerose scene di morte in qualche modo, stranamente, sovvertono, turbano violentemente la grandezza eroica.
Tutta la scena si svolge su 5 schermi. Su quello più grande si trova l’interpretazione più didattica della storia tratta da Two Captains. Sugli altri 4 più piccoli scorrono degli approfondimenti della scena comparsa sullo schermo grande, delle immagini che focalizzano su particolari situazioni e diverse locations, quasi a suggerire che da questo momento la semplice storia narrata fa il suo ingresso nella scena teatrale, si sviluppa, si arricchisce, cambia volto. Le già citate 50 pantomime si ripetono via via ed ogni volta in un diverso contesto, attraverso un cambiamento di set, attore e personaggio. Alla fine tutto si sposta all’esterno, il contesto non è più lo stesso, teatrale, ma un campo di grano, o l’esterno di un nightclub abbandonato vicino a Chicago chiamato Moscow Night. Il tutto si svolge sullo schermo più grande in 40 minuti circa, sugli altri in 20 minuti.
Di ice Floes of Franz Joseph Land è stata presentata una performance il 2 aprile a Chicago presso la Polish Army Veterans’s Association ed il 10 aprile a New York presso l’Angel Orensanz Center.
Unspoken Evil III, Rites of Ascension and Obscurity, altro video in mostra, è la parte finale della trilogia Unspoken Evil. Nel 1996 la Sullivan mise un annuncio su di un giornale locale che trattava di cinema e TV per rischiamare attori ad una audizione per un dramma che narrava la storia di un padre di famiglia nella sua lotta all’alcolismo. Quando gli attori arrivarono all’audizione fu data loro una serie di testi da interpretare, tra cui una lezione di chitarra ed una Gibson Les Paul – una chitarra idolatrata da molti chitarristi rock e chiamata con il nome del suo designer, il leggendario chitarrista Les Paul. Dopo pochi minuti di preparazione agli attori fu chiesto di leggere tutti i testi e furono lasciati soli nella stanza con le macchine da ripresa.
Si tratta di una doppia videoproiezione in cui gli attori vengono ripresi mentre leggono i testi e 4 di loro suonano la chitarra. Gli attori ce la mettono tutta per dare un senso a ciò che stanno leggendo anche se non hanno nemmeno idea di chi o cosa sia Les Paul. Tuttavia fingono di capire e si sforzano e reagiscono con quell’ entusiasmo che gli viene richiesto dal testo, per dimostrare la loro capacità ad intrattenere.
I suoi attori sono dei soggetti culturali, in quanto sono sia consumatori che produttori di comportamenti. Le loro risposte indirette ai testi indicano la loro capacità a lasciarsi guidare dall’entusiasmo e dal divertimento: i loro gesti, i loro atteggiamenti, si lasciano bene analizzare e mettere a confronto. A volte si sentono a disagio perché temono di non essere adeguati alla parte che stanno recitando e vogliono invece a tutti i costi presentarsi nel miglior modo possibile.
Con Little Hunt, terzo video in mostra, stavolta su monitor, che insieme a Big Hunt compone il suo lavoro più noto Five Economies, la Sullivan tenta di introdurre formalmente il teatro nella sfera della danza. L’ambientazione è un campo di tennis. Una falce, un fucile, una bara, un patibolo, lanterne, una vecchia ruota da carovana, una scrivania Luigi XIV ed un calesse sono solo alcuni degli oggetti con cui interagiscono i due danzatori posti ai due lati della rete. La danzatrice è impegnata in normali esercizi ginnici di allenamento mentre l’uomo è chiaramente un frequentatore di sala da ballo, lo si capisce dai passi molto eleganti che ad un certo punto fa intorno alla bara: per un attimo ci dà l’impressione di una danza con la morte. Le riprese di alcuni dei momenti clou del video sono di un estremo effetto: quelle della scena iniziale sono molto rapide con carrellate di zooms dal basso sulla danzatrice mentre sale e scende dalla forca, molto teatrali quelle del cambiamento continuo tra la luce del giorno e quella della notte. Qui si focalizza la Sullivan che aveva intenzione di enfatizzare la continuità in quanto chiave di lettura nella distinzione tra teatro e cinema, dove, al contrario, molto spesso le scene vengono spezzate nel corso della ripresa.
05
maggio 2004
Catherine Sullivan – Ice Floes of Franz Joseph Land
Dal 05 maggio al 16 giugno 2004
arte contemporanea
Location
GALLERIA GIO’ MARCONI
Milano, Via Alessandro Tadino, 20, (Milano)
Milano, Via Alessandro Tadino, 20, (Milano)
Orario di apertura
da martedì a sabato 11-19
Vernissage
5 Maggio 2004, ore 19
Autore