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Raccolta differenziata
Espongono Luca Andriolo, Corrado Bonomi, Carmine Calvanese, Federica Genovesi, Matilde Domestico, Ale Guzzetti, Ernesto Jannini, Vittorio Valente. Sono previsti interventi di studenti del locale Istituto d’Arte.
Comunicato stampa
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La poetica artistica del Novecento, a partire dall’avanguardia storica, in questo caso non solo l’organico ed anticipatore Futurismo, ma soprattutto Dada, con l’intuizione oggettuale di Marcel Duchamp, orinatoi e ruote di bicicletta investite di aura artistica dalla forza sciamanica dell’artista e gli assemblaggi di Kurt Schwitters, si è cimentata con una concezione nuova dell’arte, un’arte che fosse in grado di aprirsi al mondo, contaminarsi con il quotidiano tramite l’acquisizione di reperti di realtà secondo la logica dell’ “objet trouvè”. Queste tematiche hanno trovato una diffusione su larga scala, nell’ambito di un concetto e di una pratica di avanguardia “normalizzata” a partire dal secondo dopoguerra. La lunga e composita stagione dell’Informale verteva attorno ad un tema prevalente, quello di un’azione artistica intesa come manifestazione di energia vitale, apertura nei confronti dei fenomeni, dialettica tra interno ed esterno. Il limite comune alla maggior parte di quegli artisti fu di carattere oggettivo, quello di non avere violato, nella maggioranza dei casi, quel tabù bidimensionale che appariva ormai come un limite da superare, stante i presupposti teorici. Presupposti, comunque, estremamente avanzati. Già nella seconda metà degli anni ’50 si sviluppano le linee guida di quella che sarà la successiva stagione del Concettuale. Tra le molte correnti di pensiero fortemente venate di profetica utopia che agitano il dibattito culturale di quegli anni si distingue il Situazionismo di Guy Debord. Predicando un nuovo concetto di arte, svincolata da qualsiasi principio di valore e dall’inserimento in quel sistema borghese che finiva per neutralizzarne l’eversione linguistica, riducendola sostanzialmente a prezioso bene di consumo, merce tra le merci, i Situazionisti sostenevano l’esigenza di un’arte puramente comportamentale, da viversi e consumarsi nel “qui ed ora”, indistinguibile da qualsiasi altra azione esistenziale. In particolare la teoria del “detournement” prevedeva la realizzazione di opere costruite seconda la tecnica dell’assemblaggio di materiali ed oggetti recuperati, scorie tratte dall’opulenza della società industriale e vivificate, fatte assurgere a nuova vita e significanza dall’atto creativo. Nell’eterno gioco di rimbalzi e rimandi che caratterizza il ciclo dell’arte, questi temi si ritrovano “tout court” all’interno del concettuale di matrice “mondana” quello, per intenderci, aperto al contatto con il mondo dell’esperienza, che in Italia ha trovato la sua sublimazione nell’Arte Povera. Già il titolo coniato da Germano Celant per etichettare la sua intuizione critica stava ad indicare la volontà di svalutare il lato “ricco” ed esclusivo dell’arte in virtù dell’impiego di materiali archetipi e primari, lasciati liberi di modificarsi seguendo il loro ciclo naturale di metamorfosi chimica e fisica, alla ricerca di un dialogo tra natura e cultura perseguito anche tramite l’impiego di tecnologie duttili ed elementari come la luce al neon. Con l’avvento del successivo ciclo caratterizzato dall’ingresso in una fase di post modernità i temi relativi ad un utilizzo dell’arte contemporanea come viatico per una migliore qualità della vita hanno assunto, specie nell’ultimo quindicennio, una evidente centralità. La pratica dell’assemblaggio di scarti della civiltà dei consumi è diventata pratica abituale, da interpretarsi anche alla luce di una più diffusa sensibilità ambientale, vissuta sullo sfondo del sempre più evidente problema di smaltire e riciclare l’enorme massa di rifiuti attualmente prodotta, così come la sperimentazione di nuovi ed inediti materiali plastici e sintetici, in grado di agevolare gli artisti nella creazione di installazioni capaci di combattere ad armi pari una battaglia di immagine nei confronti dell’incessante incedere di patinati simulacri tipici della nostra società caratterizzata, nel bene e nel male, dall’invasività della tecnologia e degli strumenti di comunicazione. In occasione di questa manifestazione il tema è proprio quello dell’impiego, in arte, di materiali di recupero e, più generalmente, “economici”, tramite cui porsi l’obiettivo di un rinnovamento delle forme del linguaggio. Va segnalata in positivo l’attenzione riposta, ormai da alcuni anni, dall’ Amministrazione Comunale di Vittorio Veneto nei confronti delle punte più avanzate del dibattito artistico , esplicata con l’organizzazione, in collaborazione con il vivace ed attivo locale Istituto d’Arte, di una serie di convegni e, con l’inaugurazione, lo scorso settembre, del Parco di Scultura Contemporanea all’aperto “Symposium Sculpturae”, dedicato al tema, quanto mai di attualità, della metamorfosi. Il titolo della mostra “Raccolta differenziata”, indica da un lato in maniera netta e chiara l’evidenza del tema, dall’altro trova delle precise rispondenze in quello che è, da un ventennio, il clima generale dell’arte, caratterizzato da un eclettismo stilistico in cui convivono varie ipotesi formali, ultimamente svincolatesi dalla citazione e tese alla ricerca concreta di ipotesi di “nuova” contemporaneità. Luca Andriolo e Federica Genovesi sposano la loro reciproca creatività in uno stimolante connubio. Gli abiti creati dalla Genovesi nel suo atelier fungono da spunto per Andriolo per realizzare suggestive inquadrature sullo sfondo di paesaggi della memoria, poi incorniciati con il tramite di materiali di recupero. Corrado Bonomi è un maestro nella costruzione di opere realizzate con materiali riciclati, pervase da un senso di ludica e demistificante ironia, che posa il suo sguardo divertito e disincantato sul teatro dell’esistenza. Carmine Calvanese realizza articolate strutture curvoidali forgiate con materiali plastici di nitida lucentezza su cui traccia, con perizia artigianale, pastiches visivi che simboleggiano efficacemente la complessità del contemporaneo. Matilde Domestico centra la sua originale poetica sull’ossessione per un oggetto d’uso comune, tipico dell’immaginario infantile ma anche quotidiano come la tazza, con cui dà vita ad installazioni di ogni formato, microsculture da camera, ed imponenti costruzioni in cui la classicità dell’impianto si pone in rapporto dialettico con il minimalismo del materiale impiegato. Ale Guzzetti realizza installazioni articolate e complesse con il tramite di ritrovati plastici e materiali di recupero i quali interagiscono successivamente con un flusso di musicalità e di suoni in grado di simboleggiare la necessità attuale della ricerca di punti di contatto tra le diverse forme della creatività. Ernesto Jannini opera come un instancabile raccoglitore di reperti tratti dalla più recente dismissione di oggetti telematici, da lui posti in dialogo e connessione con elementi primari tratti dal mondo naturale, un aggiornamento al presente inedito ed originale delle tematiche dell’avanguardia del secondo Novecento. Vittorio Valente si inoltra all’interno dell’universo microcellulare, del mondo ai più celato delle amebe e dei virus proponendoceli ingigantiti a svelare il loro falso aspetto gioioso e rassicurante, con poliedriche installazioni realizzate con un uso creativo di un materiale duttile e sintetico come il silicone.
Edoardo Di Mauro, aprile 2004.
Edoardo Di Mauro, aprile 2004.
22
maggio 2004
Raccolta differenziata
Dal 22 maggio al 02 giugno 2004
arte contemporanea
Location
FILANDE DI SAN GIACOMO DI VEGLIA
Vittorio Veneto, Via Della Seta, (Treviso)
Vittorio Veneto, Via Della Seta, (Treviso)
Orario di apertura
orario 17 - 20, o su appuntamento tel. 0438/94.10.78 338/8543473
Vernissage
22 Maggio 2004, dalle 17 alle 20