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Axel Fassio – Acqua futuro vita
Parte venerdì 5 ottobre dalla Salizada San Samuele il racconto fotografico Axel Fassio: dieci scatti, dieci storie e un itinerario di dieci mesi nel cuore di Venezia e Mestre, per raccontare i dieci anni della Fondazione Elena Trevisanato in Etiopia
Comunicato stampa
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Acqua, futuro, vita
Un viaggio fotografico di Axel Fassio
dal 5 ottobre 2018 a settembre 2019
Parte venerdì 5 ottobre dalla Salizada San Samuele il racconto fotografico Axel Fassio: dieci scatti, dieci storie e un itinerario di dieci mesi nel cuore di Venezia e Mestre, per raccontare i dieci anni della Fondazione Elena Trevisanato in Etiopia
Venerdì 5 ottobre dalla Salizada San Samuele inizia il nuovo viaggio del fotografo Axel Fassio che scorrerà per dieci mesi lungo tutta la città di Venezia e Mestre: protagonisti i suoi scatti realizzati in Etiopia, documentando i luoghi e le vite degli abitanti della Somali Region, nell’Etiopia dell’est, a fianco della Fondazione Elena Trevisanato. Ritratti, volti, scene di vita quotidiana e momenti di festa, immagini di uomini e donne a cui si accompagnano le interviste, preziose testimonianze di persone che raccontano come la loro vita sia cambiata dopo l’intervento della onlus veneziana.
Immagini concrete che immortalano la gioia dell’acqua, l’entusiasmo nelle aule affollate, la soddisfazione per un raccolto rigoglioso, la nuova speranza per la possibilità di ricevere cure. Sono situazioni semplici e quotidiane, benefici per molti scontati, ma in realtà servizi cui una parte di mondo non ha liberamente accesso.
Scrive Francesca Catalano, autrice del testo critico che accompagna la mostra «in scatti limpidi e dai concetti chiari, [Axel Fassio] cerca di far risaltare la bellezza di un attimo, il punto di partenza dopo un passato di travagli e speranze negate, grazie a un occhio capace di andare nel profondo di ciò che guarda. Coglie l’umano e il dato naturale con un linguaggio puro e senza veli, trovando il giusto connubio tra veridicità ed estetica».
I colori vividi, la luce chiara, vengono restituiti dai visi e dal calore autentico della gente, che raccontano una terra dove la vita è segnata da enormi difficoltà, ma dal fascino indiscusso.
Una bellezza che ci arriva intatta, grazie al talento di Axel Fassio, autore di numerosi reportage realizzati in tutto il mondo, le cui preziose foto sono comparse su testate internazionali: The Sunday Times, Le F**aro, Los Angeles Times, Der Spiegel, El Sol, Al Jazeera, National Geographic, solo per citarne alcune.
Il titolo della mostra si collega ai principi che ispirano da 10 anni l’operato della onlus: alimentazione, salute ed educazione che in questi anni, grazie alle raccolta fondi e al loro totale investimento, si sono trasformati in pozzi, scuole e luoghi di cura. Una rete benefica creata dalla Fondazione e portata avanti in autonomia dalle stesse comunità locali. Dieci persone (tra le 135.000 che - si stima - abbiano beneficiato dei progetti attivati) ci raccontano come sia cambiata la loro vita dopo la messe in opera di queste opere: una narrazione restituita da sguardi e volti che per dieci mesi, gli abitanti di Venezia e Mestre incontreranno nei luoghi dove scorre la vita quotidiana; i negozi della Salizada San Samuele, i bar di Santa Margherita, le osterie, le librerie, Forte Marghera, il Canal Grande e il mercato del pesce a Rialto.
Proprio qui a febbraio, in concomitanza con l’apertura della mostra, si terrà un evento aperto a tutti: un’occasione per riportare la linfa nel cuore della città attraverso la vita dei suoi cittadini. Il mercato del pesce a Rialto rappresenta un luogo storico che è sinonimo di lavoro e tradizione, ma anche futuro e vita per tutti i cittadini.
Il calendario delle esposizioni:
• 5 ottobre 2018, Salizada San Samuele
• novembre 2018, Campo Santa Margherita
• dicembre 2018, San Giacomo dell'Orio
• gennaio 2019, Giudecca
• febbraio 2019, Mercato del pesce di Rialto
• marzo 2019, Mestre Centro
• aprile 2019, Canal Grande
• maggio 2019, Campo San Giovanni e Paolo
• giugno 2019, Forte Marghera
• luglio 2019, Fondamenta Misericordia
• settembre 2019, Asta di beneficenza
La mostra è uno degli eventi che accompagnano i festeggiamenti del decennale della Fondazione, dedicata alla memoria della giovane Elena Trevisanato: dieci anni di attività, 705.000 euro raccolti ad oggi ed interamente utilizzati per i progetti di cooperazione allo sviluppo nella regione del Somali, una delle aree più complesse dell’Etiopia, di cui hanno potuto beneficiare – si stima – almeno 135.000 persone. Sono questi i numeri di una piccola Fondazione:, che vive del solo lavoro di volontari: cinque scuole che garantiscono l’istruzione ogni giorno a circa 1300 studenti; 4 pozzi realizzati in diversi villaggi, l’ultimo dei quali a Obal, con 16 rubinetti e 2 abbeveratoi per animali, un’area dove gli stessi abitanti della zona “mai avrebbero sognato un giorno di avere acqua”; una struttura per degenze realizzata a Darwonaji che ospita mediamente circa 60 pazienti ogni mese all’interno di un health post, che è diventato un fondamentale punto riferimento per altri 9 più piccoli “punti salute” del distretto. Un grande lavoro quello della Fondazione, portato avanti esclusivamente da volontari della onlus, in stretta collaborazione con le persone del posto, le vere protagoniste, altre realtà no-profit, ONG e con il Governo stesso; una rete che ha reso possibile il successo di questi progetti, in termini di realizzazione e durata, ma soprattutto nell’innesco di “circoli virtuosi” e diffusione di buone pratiche, nel più autentico significato di cooperazione allo sviluppo.
La Somali Region, dove la terra brucia
La regione dell’Etiopia dove opera la Fondazione, chiamata Somali Region, non è teatro di scontri sanguinari e conflitti religiosi capaci di portarla frequentemente alle cronache internazionali; ma resta una delle tante aree del continente dove la vita quotidiana è segnata da grandi difficoltà. Il problema principale è la terribile siccità che affligge il paese: il 2016 è stato l’anno nero, con la più grave crisi per carenza di piogge degli ultimi 50 anni. Nel giro di poco tempo, una regione rigogliosa, su cui estendevano campagne e pascoli verdi, è letteralmente bruciata. L’economia del Paese, fatta di allevamento e agricoltura è devastata. Per gli abitanti della Somali Region, significa aver perso tutto ed essere diventati profughi nel proprio paese, alla ricerca disperata di un goccio d’acqua, mentre nel giro di tre anni dilagano senza sosta la malnutrizione, la mancanza di acqua potabile, con conseguente diffusione di malattie, a cui si associa l’assenza di strutture sanitarie. Una vera catastrofe umanitaria che coinvolge quasi 20 milioni di persone.
Una situazione resa complessa dalla forte instabilità politica e dalle tensioni etniche. In Etiopia persiste uno stato emergenza proprio per contenere anche con la forza e il controllo dei mezzi di comunicazione (blocco di internet, ad esempio), le proteste di quelle etnie che, pur essendo numerose, vengono escluse e tenute lontane dai posti di governo. Risalgono a febbraio del 2018 le dimissioni del primo ministro Hailemariam Desalegn al termine di un lungo periodo di tensioni, iniziato nel 2015 contro il piano di sviluppo adottato da Addis Abeba, che mirava a espandere il territorio della capitale a discapito degli abitanti della regione di Oromo, il primo gruppo etnico del paese e il più marginalizzato.
Nonostante il dietro front del governo, sono proseguite a lungo le manifestazioni manifestazioni di dissenso, a cui le autorità hanno risposto duramente. Secondo quanto riferito da Amnesty International le forze di sicurezza hanno fatto ricorso ad un eccessivo uso della forza contro la popolazione, uccidendo, entro la fine del 2016, almeno 800 persone. Con lo scopo di incoraggiare la pace nazionale, a gennaio il governo etiope ha annunciato la liberazione di tutti i prigionieri politici, secondo quanto riferito dalla BBC, attivisti dell’opposizione e giornalisti. Ancora un passo verso la distensione sembra essere stata l’elezione a primo ministro di Abiy Ahmed Ali, il quale, oltre a leader politico appartenente proprio alla minoranza Oromo. Suo il compito ora di accompagnare il Paese fuori dalla grave crisi: ad oggi, ha dichiarato la fine dello stato di emergenza, liberato i prigionieri politici e, soprattutto, promosso una storica riappacificazione con l'Eritrea.
I primi passi di un lungo cammino.
Un viaggio fotografico di Axel Fassio
dal 5 ottobre 2018 a settembre 2019
Parte venerdì 5 ottobre dalla Salizada San Samuele il racconto fotografico Axel Fassio: dieci scatti, dieci storie e un itinerario di dieci mesi nel cuore di Venezia e Mestre, per raccontare i dieci anni della Fondazione Elena Trevisanato in Etiopia
Venerdì 5 ottobre dalla Salizada San Samuele inizia il nuovo viaggio del fotografo Axel Fassio che scorrerà per dieci mesi lungo tutta la città di Venezia e Mestre: protagonisti i suoi scatti realizzati in Etiopia, documentando i luoghi e le vite degli abitanti della Somali Region, nell’Etiopia dell’est, a fianco della Fondazione Elena Trevisanato. Ritratti, volti, scene di vita quotidiana e momenti di festa, immagini di uomini e donne a cui si accompagnano le interviste, preziose testimonianze di persone che raccontano come la loro vita sia cambiata dopo l’intervento della onlus veneziana.
Immagini concrete che immortalano la gioia dell’acqua, l’entusiasmo nelle aule affollate, la soddisfazione per un raccolto rigoglioso, la nuova speranza per la possibilità di ricevere cure. Sono situazioni semplici e quotidiane, benefici per molti scontati, ma in realtà servizi cui una parte di mondo non ha liberamente accesso.
Scrive Francesca Catalano, autrice del testo critico che accompagna la mostra «in scatti limpidi e dai concetti chiari, [Axel Fassio] cerca di far risaltare la bellezza di un attimo, il punto di partenza dopo un passato di travagli e speranze negate, grazie a un occhio capace di andare nel profondo di ciò che guarda. Coglie l’umano e il dato naturale con un linguaggio puro e senza veli, trovando il giusto connubio tra veridicità ed estetica».
I colori vividi, la luce chiara, vengono restituiti dai visi e dal calore autentico della gente, che raccontano una terra dove la vita è segnata da enormi difficoltà, ma dal fascino indiscusso.
Una bellezza che ci arriva intatta, grazie al talento di Axel Fassio, autore di numerosi reportage realizzati in tutto il mondo, le cui preziose foto sono comparse su testate internazionali: The Sunday Times, Le F**aro, Los Angeles Times, Der Spiegel, El Sol, Al Jazeera, National Geographic, solo per citarne alcune.
Il titolo della mostra si collega ai principi che ispirano da 10 anni l’operato della onlus: alimentazione, salute ed educazione che in questi anni, grazie alle raccolta fondi e al loro totale investimento, si sono trasformati in pozzi, scuole e luoghi di cura. Una rete benefica creata dalla Fondazione e portata avanti in autonomia dalle stesse comunità locali. Dieci persone (tra le 135.000 che - si stima - abbiano beneficiato dei progetti attivati) ci raccontano come sia cambiata la loro vita dopo la messe in opera di queste opere: una narrazione restituita da sguardi e volti che per dieci mesi, gli abitanti di Venezia e Mestre incontreranno nei luoghi dove scorre la vita quotidiana; i negozi della Salizada San Samuele, i bar di Santa Margherita, le osterie, le librerie, Forte Marghera, il Canal Grande e il mercato del pesce a Rialto.
Proprio qui a febbraio, in concomitanza con l’apertura della mostra, si terrà un evento aperto a tutti: un’occasione per riportare la linfa nel cuore della città attraverso la vita dei suoi cittadini. Il mercato del pesce a Rialto rappresenta un luogo storico che è sinonimo di lavoro e tradizione, ma anche futuro e vita per tutti i cittadini.
Il calendario delle esposizioni:
• 5 ottobre 2018, Salizada San Samuele
• novembre 2018, Campo Santa Margherita
• dicembre 2018, San Giacomo dell'Orio
• gennaio 2019, Giudecca
• febbraio 2019, Mercato del pesce di Rialto
• marzo 2019, Mestre Centro
• aprile 2019, Canal Grande
• maggio 2019, Campo San Giovanni e Paolo
• giugno 2019, Forte Marghera
• luglio 2019, Fondamenta Misericordia
• settembre 2019, Asta di beneficenza
La mostra è uno degli eventi che accompagnano i festeggiamenti del decennale della Fondazione, dedicata alla memoria della giovane Elena Trevisanato: dieci anni di attività, 705.000 euro raccolti ad oggi ed interamente utilizzati per i progetti di cooperazione allo sviluppo nella regione del Somali, una delle aree più complesse dell’Etiopia, di cui hanno potuto beneficiare – si stima – almeno 135.000 persone. Sono questi i numeri di una piccola Fondazione:, che vive del solo lavoro di volontari: cinque scuole che garantiscono l’istruzione ogni giorno a circa 1300 studenti; 4 pozzi realizzati in diversi villaggi, l’ultimo dei quali a Obal, con 16 rubinetti e 2 abbeveratoi per animali, un’area dove gli stessi abitanti della zona “mai avrebbero sognato un giorno di avere acqua”; una struttura per degenze realizzata a Darwonaji che ospita mediamente circa 60 pazienti ogni mese all’interno di un health post, che è diventato un fondamentale punto riferimento per altri 9 più piccoli “punti salute” del distretto. Un grande lavoro quello della Fondazione, portato avanti esclusivamente da volontari della onlus, in stretta collaborazione con le persone del posto, le vere protagoniste, altre realtà no-profit, ONG e con il Governo stesso; una rete che ha reso possibile il successo di questi progetti, in termini di realizzazione e durata, ma soprattutto nell’innesco di “circoli virtuosi” e diffusione di buone pratiche, nel più autentico significato di cooperazione allo sviluppo.
La Somali Region, dove la terra brucia
La regione dell’Etiopia dove opera la Fondazione, chiamata Somali Region, non è teatro di scontri sanguinari e conflitti religiosi capaci di portarla frequentemente alle cronache internazionali; ma resta una delle tante aree del continente dove la vita quotidiana è segnata da grandi difficoltà. Il problema principale è la terribile siccità che affligge il paese: il 2016 è stato l’anno nero, con la più grave crisi per carenza di piogge degli ultimi 50 anni. Nel giro di poco tempo, una regione rigogliosa, su cui estendevano campagne e pascoli verdi, è letteralmente bruciata. L’economia del Paese, fatta di allevamento e agricoltura è devastata. Per gli abitanti della Somali Region, significa aver perso tutto ed essere diventati profughi nel proprio paese, alla ricerca disperata di un goccio d’acqua, mentre nel giro di tre anni dilagano senza sosta la malnutrizione, la mancanza di acqua potabile, con conseguente diffusione di malattie, a cui si associa l’assenza di strutture sanitarie. Una vera catastrofe umanitaria che coinvolge quasi 20 milioni di persone.
Una situazione resa complessa dalla forte instabilità politica e dalle tensioni etniche. In Etiopia persiste uno stato emergenza proprio per contenere anche con la forza e il controllo dei mezzi di comunicazione (blocco di internet, ad esempio), le proteste di quelle etnie che, pur essendo numerose, vengono escluse e tenute lontane dai posti di governo. Risalgono a febbraio del 2018 le dimissioni del primo ministro Hailemariam Desalegn al termine di un lungo periodo di tensioni, iniziato nel 2015 contro il piano di sviluppo adottato da Addis Abeba, che mirava a espandere il territorio della capitale a discapito degli abitanti della regione di Oromo, il primo gruppo etnico del paese e il più marginalizzato.
Nonostante il dietro front del governo, sono proseguite a lungo le manifestazioni manifestazioni di dissenso, a cui le autorità hanno risposto duramente. Secondo quanto riferito da Amnesty International le forze di sicurezza hanno fatto ricorso ad un eccessivo uso della forza contro la popolazione, uccidendo, entro la fine del 2016, almeno 800 persone. Con lo scopo di incoraggiare la pace nazionale, a gennaio il governo etiope ha annunciato la liberazione di tutti i prigionieri politici, secondo quanto riferito dalla BBC, attivisti dell’opposizione e giornalisti. Ancora un passo verso la distensione sembra essere stata l’elezione a primo ministro di Abiy Ahmed Ali, il quale, oltre a leader politico appartenente proprio alla minoranza Oromo. Suo il compito ora di accompagnare il Paese fuori dalla grave crisi: ad oggi, ha dichiarato la fine dello stato di emergenza, liberato i prigionieri politici e, soprattutto, promosso una storica riappacificazione con l'Eritrea.
I primi passi di un lungo cammino.
05
ottobre 2018
Axel Fassio – Acqua futuro vita
Dal 05 ottobre 2018 al 30 settembre 2019
fotografia
Location
CHIESA DI SAN SAMUELE
Venezia, Campo San Samuele, (Venezia)
Venezia, Campo San Samuele, (Venezia)
Autore