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Hic et Nunc. Tempo Presente
La mostra collettiva “Hic et Nunc. Tempo presente” vede Marco Angelini, Luca Coser, Maurizio Pierfranceschi e Vincenzo Scolamiero dialogare sul rapporto Arte e Tempo in un progetto a cura di Raffaella Salato.
Comunicato stampa
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Inaugura il 6 maggio prossimo, presso Fondamenta Gallery a Roma (spazio della Capitale assolutamente “contemporaneo”: una location dal fascino underground, informale e dinamica), la mostra collettiva dal titolo “Hic et Nunc. Tempo presente”, che vede quattro grandi artisti attivi sulla scena internazionale – Marco Angelini, Luca Coser, Maurizio Pierfranceschi e Vincenzo Scolamiero – dialogare per la prima volta fra loro su un progetto della curatrice Raffaella Salato, che intende indagare il rapporto tra Arte e Tempo partendo dal momento presente, l’hic et nunc di oraziana memoria.
Il tempo è e rimarrà sempre la dimensione più autenticamente umana, che ci differenzia da altre specie animali. Esso è come un magico manto invisibile, che indossiamo fin dalla nascita e del quale non potremo mai spogliarci, se non alla conclusione dei nostri giorni. Con il concetto di tempo si misurano di continuo ed inevitabilmente gli artisti, i quali da un lato tendono tutti, in maniera più o meno consapevole, all’assoluto, dall’altro si qualificano a buon diritto, per natura ed attitudine, come interpreti privilegiati della propria epoca.
Oggetto del dialogo che vede protagonisti allo spazio Fondamenta Angelini, Coser, Pierfranceschi e Scolamiero è l’oggi, il “qui ed ora”, l’”hic et nunc” di matrice latina: in Orazio questa locuzione indica, infatti, non tanto e non solo un concetto quanto piuttosto una vera e propria poetica. Essa è caratterizzata da un elemento spaziale, denominato angulus e riconducibile all’hic, ovvero alla dimensione spaziale dell’immediatezza del presente: uno spazio dove il poeta può trovare riparo dalle fatiche e dagli affanni del presente, un luogo dove può realizzarsi una chiusura protettiva, in grado di confortarlo; e da un elemento temporale, denominato nunc, che indica una chiusura protettiva del tempo (in un tempo proprio, interiore) e dal tempo (dal tempo comunemente inteso, che scorre nella sua inesorabilità e che non torna più) e che può essere ricollegato all’altro famoso concetto oraziano del carpe diem: in qualche modo, anche in questo caso, si tratta di valorizzare al meglio l’istante, nella consapevolezza che è il presente l’unica dimensione in cui si vive veramente.
Marco Angelini è da sempre ossessionato dal fluire del tempo, che egli vive tuttavia senza ansie, come un costante divenire, una trasformazione incessante da ciò che era a ciò che sarà, passando per l’attuale, il presente. La ricerca di Angelini è infatti assimilabile ad un viaggio, che porta con sé tracce di passato (le memorie a lui tanto care) in attesa del futuro, la méta. La forma astratta interpreta perfettamente la poetica dell’artista: fluida e mutevole per sua natura, coglie e restituisce sulla tela il senso del mutamento, suggerendo l’esistenza di multiple realtà, oppure scomponendo una stessa realtà in innumerevoli percezioni, a seconda dell’occhio di chi guarda.
Anche Luca Coser lavora sul recupero della memoria, che è al tempo stesso quella personale e quella collettiva. Ne scaturisce un’arte che il critico d’arte Carlo Sala ha definito “liquida, in costante movimento”, perché attingendo ad un variegato crogiuolo di fonti di varia natura (il cinema, la letteratura, le esperienze personali) dà vita ad una narrazione che non è mai data e compiuta una volta per tutte, ma al contrario sottende sempre qualcosa di non detto, di non mostrato, qualcosa (o qualcuno) di cui nel presente cogliamo un’idea, una sembianza, ma senza mai poter realmente ambire alla verità. Ecco dunque l’uso del colore bianco, che cancella l’immagine svincolandola in questo modo dal suo contesto; ed ecco anche l’apparire ed il sovrapporsi di linee nette e definite, ad imprigionare lo spazio, che rompono la narrazione perturbandola con la loro invadenza, in quella che è un’implicita denuncia della società attuale.
Le forme che caratterizzano le opere di Maurizio Pierfranceschi sono state definite dal pittore e scrittore Ruggero Savinio “presenti, non metaforiche”. Si tratta di un’arte concreta e tangibile, dirompente nel continuo intersecarsi di elementi paesaggistici, figure umane e profili architettonici, destinate a sovrapporsi l’un con l’altro in una resa quasi plastica, tridimensionale, che tradisce l’altra anima – quella di scultore, notevole – dell’artista. Mentre nel tempo cambiano le tecniche ed i supporti utilizzati, i temi sono sempre i medesimi, ricorrenti: Pierfranceschi infatti racconta nelle sue opere la realtà quotidiana, che è fatta di natura, struttura ed interiorità, e lo fa prediligendo quell’hic, quell’angulus oraziano sopra citato (lo studio dell’artista), dove la sua creatività può compiutamente esplicarsi, delineando una dimensione acronica in perenne metamorfosi.
Più lirico rispetto agli altri “compagni di viaggio” è Vincenzo Scolamiero, i cui riferimenti espressivi sono – per sua stessa ammissione – maggiormente legati alla poesia e alla musica che alle arti visive. La pittura di Scolamiero è una pittura fortemente evocativa, che sfugge le maglie del tempo (siano esse quelle malinconiche del ritorno ad un passato ormai perduto, o quelle cariche di inquietudine dovute ad un futuro incerto) per tendere ad una dimensione metafisica, ad un’arte universale protesa verso l’infinito. Il leit-motiv delle tele di Scolamiero è quel soffio leggero che il critico Gabriele Simongini ha definito “respiro interiore”, gravido di significati simbolici, tra cui quello di ispirazione leopardiana dello scorrere inesorabile del tempo.
In sintesi i quattro artisti, ciascuno secondo la propria poetica, attraverso lavori di vari cicli e diverse dimensioni, interpretano – come scrive la curatrice Raffaella Salato – «una realtà fluida, liquida, spesso inafferrabile nella sua vera essenza, muovendosi sapientemente, con una certa dose di ironico disincanto, sul crinale tra il figurativo e l’astratto, e regalandoci così una forma di comunicazione “altra”, dove il tempo sedimentato dell’arte si contrappone all’accelerazione contemporanea e al dinamismo effimero del linguaggio elettronico.».
La mostra, che sarà visitabile dal 6 al 20 maggio inclusi, ha come media-partner la prestigiosa rivista Inside Art ed è realizzata in collaborazione con l’agenzia Simply One Solution di Armando Cinquegrana.
Il tempo è e rimarrà sempre la dimensione più autenticamente umana, che ci differenzia da altre specie animali. Esso è come un magico manto invisibile, che indossiamo fin dalla nascita e del quale non potremo mai spogliarci, se non alla conclusione dei nostri giorni. Con il concetto di tempo si misurano di continuo ed inevitabilmente gli artisti, i quali da un lato tendono tutti, in maniera più o meno consapevole, all’assoluto, dall’altro si qualificano a buon diritto, per natura ed attitudine, come interpreti privilegiati della propria epoca.
Oggetto del dialogo che vede protagonisti allo spazio Fondamenta Angelini, Coser, Pierfranceschi e Scolamiero è l’oggi, il “qui ed ora”, l’”hic et nunc” di matrice latina: in Orazio questa locuzione indica, infatti, non tanto e non solo un concetto quanto piuttosto una vera e propria poetica. Essa è caratterizzata da un elemento spaziale, denominato angulus e riconducibile all’hic, ovvero alla dimensione spaziale dell’immediatezza del presente: uno spazio dove il poeta può trovare riparo dalle fatiche e dagli affanni del presente, un luogo dove può realizzarsi una chiusura protettiva, in grado di confortarlo; e da un elemento temporale, denominato nunc, che indica una chiusura protettiva del tempo (in un tempo proprio, interiore) e dal tempo (dal tempo comunemente inteso, che scorre nella sua inesorabilità e che non torna più) e che può essere ricollegato all’altro famoso concetto oraziano del carpe diem: in qualche modo, anche in questo caso, si tratta di valorizzare al meglio l’istante, nella consapevolezza che è il presente l’unica dimensione in cui si vive veramente.
Marco Angelini è da sempre ossessionato dal fluire del tempo, che egli vive tuttavia senza ansie, come un costante divenire, una trasformazione incessante da ciò che era a ciò che sarà, passando per l’attuale, il presente. La ricerca di Angelini è infatti assimilabile ad un viaggio, che porta con sé tracce di passato (le memorie a lui tanto care) in attesa del futuro, la méta. La forma astratta interpreta perfettamente la poetica dell’artista: fluida e mutevole per sua natura, coglie e restituisce sulla tela il senso del mutamento, suggerendo l’esistenza di multiple realtà, oppure scomponendo una stessa realtà in innumerevoli percezioni, a seconda dell’occhio di chi guarda.
Anche Luca Coser lavora sul recupero della memoria, che è al tempo stesso quella personale e quella collettiva. Ne scaturisce un’arte che il critico d’arte Carlo Sala ha definito “liquida, in costante movimento”, perché attingendo ad un variegato crogiuolo di fonti di varia natura (il cinema, la letteratura, le esperienze personali) dà vita ad una narrazione che non è mai data e compiuta una volta per tutte, ma al contrario sottende sempre qualcosa di non detto, di non mostrato, qualcosa (o qualcuno) di cui nel presente cogliamo un’idea, una sembianza, ma senza mai poter realmente ambire alla verità. Ecco dunque l’uso del colore bianco, che cancella l’immagine svincolandola in questo modo dal suo contesto; ed ecco anche l’apparire ed il sovrapporsi di linee nette e definite, ad imprigionare lo spazio, che rompono la narrazione perturbandola con la loro invadenza, in quella che è un’implicita denuncia della società attuale.
Le forme che caratterizzano le opere di Maurizio Pierfranceschi sono state definite dal pittore e scrittore Ruggero Savinio “presenti, non metaforiche”. Si tratta di un’arte concreta e tangibile, dirompente nel continuo intersecarsi di elementi paesaggistici, figure umane e profili architettonici, destinate a sovrapporsi l’un con l’altro in una resa quasi plastica, tridimensionale, che tradisce l’altra anima – quella di scultore, notevole – dell’artista. Mentre nel tempo cambiano le tecniche ed i supporti utilizzati, i temi sono sempre i medesimi, ricorrenti: Pierfranceschi infatti racconta nelle sue opere la realtà quotidiana, che è fatta di natura, struttura ed interiorità, e lo fa prediligendo quell’hic, quell’angulus oraziano sopra citato (lo studio dell’artista), dove la sua creatività può compiutamente esplicarsi, delineando una dimensione acronica in perenne metamorfosi.
Più lirico rispetto agli altri “compagni di viaggio” è Vincenzo Scolamiero, i cui riferimenti espressivi sono – per sua stessa ammissione – maggiormente legati alla poesia e alla musica che alle arti visive. La pittura di Scolamiero è una pittura fortemente evocativa, che sfugge le maglie del tempo (siano esse quelle malinconiche del ritorno ad un passato ormai perduto, o quelle cariche di inquietudine dovute ad un futuro incerto) per tendere ad una dimensione metafisica, ad un’arte universale protesa verso l’infinito. Il leit-motiv delle tele di Scolamiero è quel soffio leggero che il critico Gabriele Simongini ha definito “respiro interiore”, gravido di significati simbolici, tra cui quello di ispirazione leopardiana dello scorrere inesorabile del tempo.
In sintesi i quattro artisti, ciascuno secondo la propria poetica, attraverso lavori di vari cicli e diverse dimensioni, interpretano – come scrive la curatrice Raffaella Salato – «una realtà fluida, liquida, spesso inafferrabile nella sua vera essenza, muovendosi sapientemente, con una certa dose di ironico disincanto, sul crinale tra il figurativo e l’astratto, e regalandoci così una forma di comunicazione “altra”, dove il tempo sedimentato dell’arte si contrappone all’accelerazione contemporanea e al dinamismo effimero del linguaggio elettronico.».
La mostra, che sarà visitabile dal 6 al 20 maggio inclusi, ha come media-partner la prestigiosa rivista Inside Art ed è realizzata in collaborazione con l’agenzia Simply One Solution di Armando Cinquegrana.
06
maggio 2019
Hic et Nunc. Tempo Presente
Dal 06 al 20 maggio 2019
arte contemporanea
Location
FONDAMENTA GALLERY
Roma, Via Arnaldo Fraccaroli, 9, (Roma)
Roma, Via Arnaldo Fraccaroli, 9, (Roma)
Orario di apertura
dal lunedì al venerdì ore 14.00 - 18.30, preferibile per appuntamento
Vernissage
6 Maggio 2019, ore 19.00
Autore
Curatore