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Mario Sasso – Urbana
Giocando su questa idea di movimento e riallacciandosi al concetto di mappatura che gli è proprio, Sasso ha ideato la sua nuova personale come itinerante: Bologna è la prima tappa, alla quale seguiranno ulteriori fermate tra le quali Roma e Napoli, ideali snodi di un viaggio, quello dell’arte, che mira solo ad essere un percorso di conoscenza.”
Comunicato stampa
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“Classe 1934, Mario Sasso esordisce come artista praticando la pittura, parallelamente applicando alla grafica e alla videografica professionale il suo sguardo attivamente aperto sul contemporaneo.
Il suo lavoro si impone presto per attitudine sperimentale che si orienta verso la pittura e, contemporaneamente, verso la videoarte (declinata nelle diverse forme del film-ambiente, del puro video, della videoinstallazione) e la manipolazione digitale. L’uso che Mario Sasso fa di mixed media non rappresenta una pura scelta tecnico-stilistica ma, è bene sottolinearlo, sostanzia la sua intera ricerca che, pur avendo un’attitudine narrativa, di tipo sintetico e con un proprio montaggio serrato, riflette sulla questione linguistica. E’ necessario partire da questo dato fondamentale, per focalizzare l’importanza della sua opera e la sua collocazione tra le radici storiche -anche solo ufficiose- di tanta produzione attuale delle più giovani generazioni di artisti.
Ibridazione tecnica, multimedialità, contaminazione tra linguaggi sostanziano, quindi, e come è evidente, strutturano la sua complessa produzione che si apre a tematiche e problematiche altamente attuali quanto universali: la città, il territorio e le sue ramificazioni, l’identità e il ruolo dell’individuo dentro tale complessità urbana, mediale e tecnologica. L’artista mette a fuoco, quindi, una mappatura per immagini che dalla pelle sotto la pelle del corpo della metropoli si espande e tocca quella del corpo dei suoi abitanti. Palesa, in questo modo, un continuo rimbalzare da un’identità e un concetto all’altro e viceversa sino a suggerire una sorta di sovrapposizione tra queste due diverse realtà che sono, oggi più di ieri, sempre più strettamente connesse e dipendenti tra loro.
Dagli stradari e dalle piante di diverse città, manipolate pittoricamente con pennellate di colore, interventi materici, marchiature cromatiche, che disturbano la leggibilità consueta della mappa e affiancano il linguaggio dell’arte a quello topografico, Sasso passa a elaborare digitalmente l’integrità della cartina. Vi appone, nel caso di questi più recenti lavori, dettagli di un corpo umano -nello specifico, sceglie prevalentemente una figura femminile- quasi realizzando un collage di tipo fotografico, memoria, forse, della sua esperienza grafica.
Affianca a lavori di questo tipo -bidimensionali; in buona sostanza: quadri- un video che analizza nel dettaglio e lentamente lo stesso corpo femminile intento a scoprirsi fisicamente, ma evidentemente anche interiormente, quasi tracciando un’ulteriore cartografia: questa volta del (proprio) corpo e del proprio sentire ed essere al mondo e nel mondo. La rarefazione spazio-temporale, la scelta cromatica quasi monocroma che fa pensare a un’atmosfera protetta, quasi immersa nel liquido amniotico, sottrae l’evento all’ambiente esterno sempre più e normalmente caotico, dai ritmi accelerati, saturo di bombardamenti visivi, uditivi, sensoriali.
Nelle opere bidimensionali, quindi, come nel video, Sasso vuole rimarcare il legame epidermico tra l’individuo e il proprio habitat rizomatico, ipermediale e supertecnologico che, nel bene e nel male, lo ha inevitabilmente, inesorabilmente modificato. Questo modo di intervenire, senza proclami o sentenze, per quanto incisivamente, attraverso il puro gesto dell’arte, nel dibattito contemporaneo che riguarda l’uomo e tutto ciò che lo riguarda -il suo destino, il suo essere e il suo apparire, il suo territorio, l’altro da sé, il suo spazio e il suo cyberspazio, suoi approdi e le derive- fa di Mario Sasso un autore pienamente compreso nel proprio ruolo, con le antenne tese e una visione attiva; l’arte, del resto, non restituisce fotocopie di una realtà come essa appare ma apre nuovi scenari possibili, si interroga e pone interrogativi, analizza da una posizione laterale, ha sguardo sghembo, si confronta con i nuovi linguaggi e, possibilmente, si muove veloce, velocissima. Giocando su questa idea di movimento e riallacciandosi al concetto di mappatura che gli è proprio, Sasso ha ideato la sua nuova personale come itinerante: Bologna è la prima tappa, alla quale seguiranno ulteriori fermate tra le quali Roma e Napoli, ideali snodi di un viaggio, quello dell’arte, che mira solo ad essere un percorso di conoscenza.”
Barbara Martusciello
Il suo lavoro si impone presto per attitudine sperimentale che si orienta verso la pittura e, contemporaneamente, verso la videoarte (declinata nelle diverse forme del film-ambiente, del puro video, della videoinstallazione) e la manipolazione digitale. L’uso che Mario Sasso fa di mixed media non rappresenta una pura scelta tecnico-stilistica ma, è bene sottolinearlo, sostanzia la sua intera ricerca che, pur avendo un’attitudine narrativa, di tipo sintetico e con un proprio montaggio serrato, riflette sulla questione linguistica. E’ necessario partire da questo dato fondamentale, per focalizzare l’importanza della sua opera e la sua collocazione tra le radici storiche -anche solo ufficiose- di tanta produzione attuale delle più giovani generazioni di artisti.
Ibridazione tecnica, multimedialità, contaminazione tra linguaggi sostanziano, quindi, e come è evidente, strutturano la sua complessa produzione che si apre a tematiche e problematiche altamente attuali quanto universali: la città, il territorio e le sue ramificazioni, l’identità e il ruolo dell’individuo dentro tale complessità urbana, mediale e tecnologica. L’artista mette a fuoco, quindi, una mappatura per immagini che dalla pelle sotto la pelle del corpo della metropoli si espande e tocca quella del corpo dei suoi abitanti. Palesa, in questo modo, un continuo rimbalzare da un’identità e un concetto all’altro e viceversa sino a suggerire una sorta di sovrapposizione tra queste due diverse realtà che sono, oggi più di ieri, sempre più strettamente connesse e dipendenti tra loro.
Dagli stradari e dalle piante di diverse città, manipolate pittoricamente con pennellate di colore, interventi materici, marchiature cromatiche, che disturbano la leggibilità consueta della mappa e affiancano il linguaggio dell’arte a quello topografico, Sasso passa a elaborare digitalmente l’integrità della cartina. Vi appone, nel caso di questi più recenti lavori, dettagli di un corpo umano -nello specifico, sceglie prevalentemente una figura femminile- quasi realizzando un collage di tipo fotografico, memoria, forse, della sua esperienza grafica.
Affianca a lavori di questo tipo -bidimensionali; in buona sostanza: quadri- un video che analizza nel dettaglio e lentamente lo stesso corpo femminile intento a scoprirsi fisicamente, ma evidentemente anche interiormente, quasi tracciando un’ulteriore cartografia: questa volta del (proprio) corpo e del proprio sentire ed essere al mondo e nel mondo. La rarefazione spazio-temporale, la scelta cromatica quasi monocroma che fa pensare a un’atmosfera protetta, quasi immersa nel liquido amniotico, sottrae l’evento all’ambiente esterno sempre più e normalmente caotico, dai ritmi accelerati, saturo di bombardamenti visivi, uditivi, sensoriali.
Nelle opere bidimensionali, quindi, come nel video, Sasso vuole rimarcare il legame epidermico tra l’individuo e il proprio habitat rizomatico, ipermediale e supertecnologico che, nel bene e nel male, lo ha inevitabilmente, inesorabilmente modificato. Questo modo di intervenire, senza proclami o sentenze, per quanto incisivamente, attraverso il puro gesto dell’arte, nel dibattito contemporaneo che riguarda l’uomo e tutto ciò che lo riguarda -il suo destino, il suo essere e il suo apparire, il suo territorio, l’altro da sé, il suo spazio e il suo cyberspazio, suoi approdi e le derive- fa di Mario Sasso un autore pienamente compreso nel proprio ruolo, con le antenne tese e una visione attiva; l’arte, del resto, non restituisce fotocopie di una realtà come essa appare ma apre nuovi scenari possibili, si interroga e pone interrogativi, analizza da una posizione laterale, ha sguardo sghembo, si confronta con i nuovi linguaggi e, possibilmente, si muove veloce, velocissima. Giocando su questa idea di movimento e riallacciandosi al concetto di mappatura che gli è proprio, Sasso ha ideato la sua nuova personale come itinerante: Bologna è la prima tappa, alla quale seguiranno ulteriori fermate tra le quali Roma e Napoli, ideali snodi di un viaggio, quello dell’arte, che mira solo ad essere un percorso di conoscenza.”
Barbara Martusciello
26
gennaio 2006
Mario Sasso – Urbana
Dal 26 gennaio al 15 febbraio 2006
arte contemporanea
Location
DESIA
Bologna, Via Dell'inferno, 1/4, (Bologna)
Bologna, Via Dell'inferno, 1/4, (Bologna)
Orario di apertura
dal 27 al 29 gennaio: 16:00_ 20:00
fino al 15 febbraio dal lunedì al sabato dalle 16:00 alle 20:00
Vernissage
26 Gennaio 2006, ore 18
Autore