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Paolo Consorti – Spazi comuni | Reinventare la città
Incontro – evento sulla città del quotidiano
Comunicato stampa
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Arte + architettura, immaginazione che diviene progetto, per dare forma alle espressioni individuali dalla cui coesistenza deriva l’identità e la vitalità dei luoghi.
Un progetto di Paolo Consorti che partendo da un testo critico di Pino Brugellis e Francesco Pezzulli ha immaginato la metropoli come spazio dell’immaginazione, rendendo concreta una visione urbana contaminata e animata dalle diversità. Le persone si muovono in spazi aperti liberando la propria fantasia, e i luoghi assumono un aspetto gioioso. Sono le persone, con la propria vita e i propri bisogni, intrecciando relazioni, coltivando solitudini, che elaborano il codice di convivenza della metropoli contemporanea, modellandolo sui concetti di rispetto dei luoghi e della libertà individuale. La città è prima di tutto lo spazio delle persone ed è da qui che si deve muovere la progettazione architettonica, interpretando e rendendo funzionali e condivisibili le esigenze dei singoli.
Venerdì 27 gennaio ore 19.30 si apre la mostra Spazi Comuni | Reinventare la città | con opere dell’artista Paolo Consorti, che saranno esposte in galleria fino al 28 febbraio.
La mostra si apre con una conversazione sulla città del quotidiano, condotta dall’architetto Pino Brugellis e dal sociologo Francesco Pezzulli che anticipa i temi fondamentali di un libro di prossima pubblicazione “Spazi comuni. Reinventare la città” (Bevivino-editore). Il libro è il frutto di una serie di giornate di studio che gli autori, prevalentemente sociologi ed architetti, hanno condiviso nel corso del 2005.
Gli argomenti affrontati da diversi punti di vista sono stati quelli del superamento delle “città del controllo”, del ruolo delle migrazioni e del sapere nella costruzione di spazi comuni nelle città, della strada come luogo privilegiato delle relazioni sociali e dei significati urbani.
In copertina è riprodotta un’opera di Paolo Consorti, “Ciao”,2005, presente in questa esposizione bolognese.
Nelle grandi tele di Paolo Consorti si intrecciano racconti fantasiosi che esaltano la libertà individuale in tutte le sue espressioni, anche le più imprevedibili. Il contesto urbano nella visione di Paolo Consorti contraddice la consueta immagine giornalistica della metropoli contemporanea e diviene spazio dell’imprevisto, miscela di pubblico e privato, superamento delle barriere culturali in un mega-rituale collettivo in cui ognuno esprime se stesso senza coordinate prestabilite. Esistere è esprimere la propria libertà, il proprio modo di sentirsi al mondo. Tale abbattimento di codici appare come una gioiosa rinascita, una liberazione dagli standard consumistici e culturali del mondo contemporaneo, una ribellione giocosa e molto determinata per riappropriarsi di una libertà integrale. Gesti semplici si caricano di irriverenza e sfidano l’asettico mondo urbano, come baluardo, eroico ed ironico di una singolarità attraverso cui passa il rispetto per l’altro.
La stessa profonda esigenza di libertà e rispetto dell’individuo è quella che muove la visione etica di “Spazi comuni. Reinventare la città” che, in un’epoca in cui l’architettura interpreta i luoghi come strategia di marketing e di controllo sugli individui, suggerendo nell’apparenza l’idea di una libertà preconfezionata, opzioni possibili in cui riconoscersi, uguali ed omogenei a milioni di altre persone, vicine e lontane, sostiene una differente visione teorica che capovolge l’orizzontalità illimitata di questa interpretazione/riduzione dell’esistere. È un pensiero che pone al centro della progettazione architettonica e urbanistica la singolarità dei luoghi con tutte le loro energie inespresse, invisibili, tutte le incongruenze e le discontinuità possibili.
La strada e gli spazi comuni sono il simbolo per eccellenza di questo modo di interpretare la città contemporanea, luoghi in cui si producono relazioni la cui dinamica, priva di organizzazione ed autoregolata, fornisce un modello “sociale” di convivenza.
Un progetto di Paolo Consorti che partendo da un testo critico di Pino Brugellis e Francesco Pezzulli ha immaginato la metropoli come spazio dell’immaginazione, rendendo concreta una visione urbana contaminata e animata dalle diversità. Le persone si muovono in spazi aperti liberando la propria fantasia, e i luoghi assumono un aspetto gioioso. Sono le persone, con la propria vita e i propri bisogni, intrecciando relazioni, coltivando solitudini, che elaborano il codice di convivenza della metropoli contemporanea, modellandolo sui concetti di rispetto dei luoghi e della libertà individuale. La città è prima di tutto lo spazio delle persone ed è da qui che si deve muovere la progettazione architettonica, interpretando e rendendo funzionali e condivisibili le esigenze dei singoli.
Venerdì 27 gennaio ore 19.30 si apre la mostra Spazi Comuni | Reinventare la città | con opere dell’artista Paolo Consorti, che saranno esposte in galleria fino al 28 febbraio.
La mostra si apre con una conversazione sulla città del quotidiano, condotta dall’architetto Pino Brugellis e dal sociologo Francesco Pezzulli che anticipa i temi fondamentali di un libro di prossima pubblicazione “Spazi comuni. Reinventare la città” (Bevivino-editore). Il libro è il frutto di una serie di giornate di studio che gli autori, prevalentemente sociologi ed architetti, hanno condiviso nel corso del 2005.
Gli argomenti affrontati da diversi punti di vista sono stati quelli del superamento delle “città del controllo”, del ruolo delle migrazioni e del sapere nella costruzione di spazi comuni nelle città, della strada come luogo privilegiato delle relazioni sociali e dei significati urbani.
In copertina è riprodotta un’opera di Paolo Consorti, “Ciao”,2005, presente in questa esposizione bolognese.
Nelle grandi tele di Paolo Consorti si intrecciano racconti fantasiosi che esaltano la libertà individuale in tutte le sue espressioni, anche le più imprevedibili. Il contesto urbano nella visione di Paolo Consorti contraddice la consueta immagine giornalistica della metropoli contemporanea e diviene spazio dell’imprevisto, miscela di pubblico e privato, superamento delle barriere culturali in un mega-rituale collettivo in cui ognuno esprime se stesso senza coordinate prestabilite. Esistere è esprimere la propria libertà, il proprio modo di sentirsi al mondo. Tale abbattimento di codici appare come una gioiosa rinascita, una liberazione dagli standard consumistici e culturali del mondo contemporaneo, una ribellione giocosa e molto determinata per riappropriarsi di una libertà integrale. Gesti semplici si caricano di irriverenza e sfidano l’asettico mondo urbano, come baluardo, eroico ed ironico di una singolarità attraverso cui passa il rispetto per l’altro.
La stessa profonda esigenza di libertà e rispetto dell’individuo è quella che muove la visione etica di “Spazi comuni. Reinventare la città” che, in un’epoca in cui l’architettura interpreta i luoghi come strategia di marketing e di controllo sugli individui, suggerendo nell’apparenza l’idea di una libertà preconfezionata, opzioni possibili in cui riconoscersi, uguali ed omogenei a milioni di altre persone, vicine e lontane, sostiene una differente visione teorica che capovolge l’orizzontalità illimitata di questa interpretazione/riduzione dell’esistere. È un pensiero che pone al centro della progettazione architettonica e urbanistica la singolarità dei luoghi con tutte le loro energie inespresse, invisibili, tutte le incongruenze e le discontinuità possibili.
La strada e gli spazi comuni sono il simbolo per eccellenza di questo modo di interpretare la città contemporanea, luoghi in cui si producono relazioni la cui dinamica, priva di organizzazione ed autoregolata, fornisce un modello “sociale” di convivenza.
27
gennaio 2006
Paolo Consorti – Spazi comuni | Reinventare la città
Dal 27 gennaio al 28 febbraio 2006
arte contemporanea
incontro - conferenza
incontro - conferenza
Location
GALLERIA ARTSINERGY
Bologna, Via San Giorgio, 3, (Bologna)
Bologna, Via San Giorgio, 3, (Bologna)
Orario di apertura
dal lunedì al sabato 16.30–20
Vernissage
27 Gennaio 2006, ore 19.30
Autore