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Alessandro Verdi – Tracce annonime. L’opera e il suo frammento
personale
Comunicato stampa
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L’idea di realizzare una mostra personale dedicata all’artista bergamasco è nata dal desiderio di mettere insieme due aspetti costitutivi del suo percorso artistico: da un lato la sua gestualità spontanea, drammatica e movimentata, visibile nelle grandi opere, dall’altro la frammentarietà che caratterizza il suo mondo iconografico. La mostra vedrà la presenza di una grande opera su carta intelata insieme a numerose tecniche miste su carta. L’opera di grande dimensioni sarà affiancata da una serie di frammenti su carta che ricomposti andranno a formare un’opera “unica”.
Alessandro Verdi è nato a Bergamo nel 1960 dove ha studiato presso l’Accademia di Belle Arti. Incomincia la sua attività espositiva già dal 1983 finché nel 1985 conosce Giovanni Testori con il quale instaura un intenso e costante rapporto di lavoro che culmina nel 1987 con la prima mostra personale presso la Galleria Compagnia Del Disegno di Milano. Tra le successive mostre personali si ricordano quelle presso la Galleria Bellinzona di Milano, la Galerie der KVD a Dachau e la Casa dei Carraresi a Treviso curata da Marco Goldin nel 1998, la Galleria Art Events di New York nel 2000, la Fondazione Mudima di Milano nel 2001. Di lui hanno scritto, tra gli altri: Maurizio Calvesi, Stefano Crespi, Philippe Daverio, Marco Goldin, Lorand Hegyi, Giovanni Testori e Marco Vallora. L’artista attualmente vive ad Ambivere (BG) e lavora a Cisano Bergamasco (BG).
“ […] I segni archetipici, il linguaggio visivo-plastico non rimandano alla personalità dell’artista e alla sua situazione individuale, bensì esistono soltanto e indipendentemente da lui come segni esistenziali, come tracce anonime.
[…] Isolando le configurazioni pittoriche e lineari dell’artista dalla loro funzione mimetica, isolandole dal contesto del realismo e dal discorso su arte vs realtà, queste formazioni pittoriche diventano tracce. […] Logicamente queste tracce hanno due facce. Da un lato sono tracce da lasciare come messaggio, spesso cariche della disperazione dell’ultimo minuto, per comunicare qualcosa che non possiamo più raccontare noi stessi […]. Dall’altro lato interpretiamo tutto come traccia, segno, avvertimento di qualcosa che non esiste ancora ed è il pubblico che deve ricostruire le situazioni, le costellazioni e i nessi sfruttando le tracce trovate ed ereditate. E’ una ricostruzione, una ricognizione nel corso della quale lo spettatore entra nel mondo dell’immaginazione. L’atto dell’entrare significa lasciarsi alle spalle il proprio vissuto particolare e attraversare i confini della costellazione esistente e limitata nonché mostrarsi capaci di partecipare alle situazioni altrui.
I lavori di Alessandro Verdi si avvicinano molto a questa funzione dell’arte, sono segni dell’esistenza, tracce di presenza nell’universo caratterizzate dal fatto che i momenti antropomorfici delle formazioni visive dimostrano un certo anonimato, un certo universalismo e una certa atemporalità.[…]”
Lorand Hegyi
Straniamento versus partecipazione. Come collocare Alessandro Verdi
in Alessandro Verdi, Edizioni Mudima
Alessandro Verdi è nato a Bergamo nel 1960 dove ha studiato presso l’Accademia di Belle Arti. Incomincia la sua attività espositiva già dal 1983 finché nel 1985 conosce Giovanni Testori con il quale instaura un intenso e costante rapporto di lavoro che culmina nel 1987 con la prima mostra personale presso la Galleria Compagnia Del Disegno di Milano. Tra le successive mostre personali si ricordano quelle presso la Galleria Bellinzona di Milano, la Galerie der KVD a Dachau e la Casa dei Carraresi a Treviso curata da Marco Goldin nel 1998, la Galleria Art Events di New York nel 2000, la Fondazione Mudima di Milano nel 2001. Di lui hanno scritto, tra gli altri: Maurizio Calvesi, Stefano Crespi, Philippe Daverio, Marco Goldin, Lorand Hegyi, Giovanni Testori e Marco Vallora. L’artista attualmente vive ad Ambivere (BG) e lavora a Cisano Bergamasco (BG).
“ […] I segni archetipici, il linguaggio visivo-plastico non rimandano alla personalità dell’artista e alla sua situazione individuale, bensì esistono soltanto e indipendentemente da lui come segni esistenziali, come tracce anonime.
[…] Isolando le configurazioni pittoriche e lineari dell’artista dalla loro funzione mimetica, isolandole dal contesto del realismo e dal discorso su arte vs realtà, queste formazioni pittoriche diventano tracce. […] Logicamente queste tracce hanno due facce. Da un lato sono tracce da lasciare come messaggio, spesso cariche della disperazione dell’ultimo minuto, per comunicare qualcosa che non possiamo più raccontare noi stessi […]. Dall’altro lato interpretiamo tutto come traccia, segno, avvertimento di qualcosa che non esiste ancora ed è il pubblico che deve ricostruire le situazioni, le costellazioni e i nessi sfruttando le tracce trovate ed ereditate. E’ una ricostruzione, una ricognizione nel corso della quale lo spettatore entra nel mondo dell’immaginazione. L’atto dell’entrare significa lasciarsi alle spalle il proprio vissuto particolare e attraversare i confini della costellazione esistente e limitata nonché mostrarsi capaci di partecipare alle situazioni altrui.
I lavori di Alessandro Verdi si avvicinano molto a questa funzione dell’arte, sono segni dell’esistenza, tracce di presenza nell’universo caratterizzate dal fatto che i momenti antropomorfici delle formazioni visive dimostrano un certo anonimato, un certo universalismo e una certa atemporalità.[…]”
Lorand Hegyi
Straniamento versus partecipazione. Come collocare Alessandro Verdi
in Alessandro Verdi, Edizioni Mudima
28
gennaio 2006
Alessandro Verdi – Tracce annonime. L’opera e il suo frammento
Dal 28 gennaio al 23 febbraio 2006
arte contemporanea
Location
GALLERIA STEFANO FORNI
Bologna, Piazza Cavour, 2, (Bologna)
Bologna, Piazza Cavour, 2, (Bologna)
Orario di apertura
dal martedì al sabato 10.00-12.30 e 16-19.30. Domenica 16-19.30
Vernissage
28 Gennaio 2006, ore 20,30
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