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Mona Hatoum – Web
Dopo la recente presenza alla 51° Biennale di Venezia torna in Italia con un ampio progetto espositivo specificatamente pensato per gli spazi di Galleria Continua Mona Hatoum
Comunicato stampa
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Dopo la recente presenza alla 51° Biennale di Venezia torna in Italia con un ampio progetto espositivo specificatamente pensato per gli spazi di Galleria Continua Mona Hatoum.
I presupposti concettuali ed estetici della mostra sono nati dalla relazione con il contesto in cui l’artista si è trovata ad operare. La Hatoum crea un percorso di pause e riflessioni svelando, attraverso le sue opere, paure nascoste, incertezze, conflitti e contraddizioni nelle relazioni di potere. Tornano in questa mostra alcuni temi cari all’artista come nell’installazione che apre il percorso espositivo. Un filo di perle “scacciapensieri” in alabastro, un oggetto ‘esiliato’, de-contestualizzato, de-familiarizzato, ingigantito e disposto a terra. La sua scala lo rende impossibile da maneggiare, da far scorrere con disinvoltura tra le dita come solitamente avviene quando si vogliono scacciare cattivi pensieri.
D’altro canto Mona Hatoum crea anche una serie di lavori intimi in scala domestica: sperimenta attività quotidiane, come la cucina e il lavoro a maglia, dando vita a fragili strutture fatte di pasta, un “reperto” da custodire sotto vetro, protetto da mani imprudenti, e la tessitura, usando materiali insoliti come i capelli umani.
L’opera di Mona Hatoum è caratterizzata dalla capacità di trasmettere l’esperienza del conflitto, attraverso installazioni che, pur nella loro intimità, suggeriscono la presenza, reale o immaginaria, di un pericolo imminente, come in ‘Drowning Sorrows (wine bottles)’, dove una folla di bottiglie sembra annaspare per non sprofondare definitivamente nel pavimento. Il tema della carcerazione riaffiora parzialmente anche nella gabbia che incontriamo al piano inferiore della galleria. Un struttura chiusa, impenetrabile dove viene negata ogni possibilità di accesso/fuga e che richiama nel visitatore il concetto di prigionia, sia fisica che mentale. La riflessione sembra proseguire acquisendo un più ampio respiro in ‘Hot Spot’. Qui il mondo è rappresentato come un globo luminoso appena più alto di un uomo. E’ un oggetto elegante che nondimeno può far percepire il mondo intero come luogo pericoloso assalito da eterni conflitti. Chiude la mostra un’installazione site specific creata per la platea della galleria. Un lavoro impressionante che incanta e seduce lo spettatore nel suo intreccio avvolgente.
Mona Hatoum nasce a Beirut da famiglia palestinese nel 1952. Nel 1975 visita Londra dove decide di stabilirsi perché impossibile rientrare in patria a causa della guerra civile scoppiata a Libano. Londra e Berlino sono le città dove tutt’oggi vive e lavora.
Già dalla metà degli anni Ottanta l’artista si afferma nel panorama artistico con performance e opere video che fanno del corpo l’espressione di una realtà divisa, in bilico tra tensioni e sopravvivenza, tra oppressione e controllo culturale e sociale. Nel corso degli anni Novanta il lavoro della Hatoum si discosta progressivamente dalla narrazione, concentrandosi su installazioni di grandi dimensioni e sculture: oggetti sottratti al quotidiano, sedie, letti, utensili domestici che, modificati o ingigantiti, reinterpretano la realtà conosciuta riconsegnando allo spettatore un mondo diffidente, insidioso, ostile, davanti al quale lo spaesamento e la vulnerabilità non lasciano spazio ad alcuna certezza.
Le opere di Mona Hatoum sono state presentate nei più prestigiosi spazi espositivi di Europa, Stati Uniti e Canada. Tra le numerose mostre personali ricordiamo: Mona Hatoum, Musée National d'Art Moderne, Centre Georges Pompidou, Parigi, 1994; Mona Hatoum, Museum of Contemporary Art, Chicago e The New Museum of Contemporary Art, New York, 1997; Mona Hatoum, The Entire World as a Foreign Land, Tate Britain, Londra, 2000; Mona Hatoum – A major survey, Hamburger Kunsthalle, Hamburg; Kunst Museum Bonn, Magasin 3 Stockholm Konsthall e Sydney Museum of Contemporary Art (2004-2005). L’artista ha inoltre partecipato a Documenta IX (2002), alla Biennale di Venezia (2005) e a quella di Istanbul (2005). Sarà presente anche alla prossima Biennale di Sydney (giugno 2006).
I presupposti concettuali ed estetici della mostra sono nati dalla relazione con il contesto in cui l’artista si è trovata ad operare. La Hatoum crea un percorso di pause e riflessioni svelando, attraverso le sue opere, paure nascoste, incertezze, conflitti e contraddizioni nelle relazioni di potere. Tornano in questa mostra alcuni temi cari all’artista come nell’installazione che apre il percorso espositivo. Un filo di perle “scacciapensieri” in alabastro, un oggetto ‘esiliato’, de-contestualizzato, de-familiarizzato, ingigantito e disposto a terra. La sua scala lo rende impossibile da maneggiare, da far scorrere con disinvoltura tra le dita come solitamente avviene quando si vogliono scacciare cattivi pensieri.
D’altro canto Mona Hatoum crea anche una serie di lavori intimi in scala domestica: sperimenta attività quotidiane, come la cucina e il lavoro a maglia, dando vita a fragili strutture fatte di pasta, un “reperto” da custodire sotto vetro, protetto da mani imprudenti, e la tessitura, usando materiali insoliti come i capelli umani.
L’opera di Mona Hatoum è caratterizzata dalla capacità di trasmettere l’esperienza del conflitto, attraverso installazioni che, pur nella loro intimità, suggeriscono la presenza, reale o immaginaria, di un pericolo imminente, come in ‘Drowning Sorrows (wine bottles)’, dove una folla di bottiglie sembra annaspare per non sprofondare definitivamente nel pavimento. Il tema della carcerazione riaffiora parzialmente anche nella gabbia che incontriamo al piano inferiore della galleria. Un struttura chiusa, impenetrabile dove viene negata ogni possibilità di accesso/fuga e che richiama nel visitatore il concetto di prigionia, sia fisica che mentale. La riflessione sembra proseguire acquisendo un più ampio respiro in ‘Hot Spot’. Qui il mondo è rappresentato come un globo luminoso appena più alto di un uomo. E’ un oggetto elegante che nondimeno può far percepire il mondo intero come luogo pericoloso assalito da eterni conflitti. Chiude la mostra un’installazione site specific creata per la platea della galleria. Un lavoro impressionante che incanta e seduce lo spettatore nel suo intreccio avvolgente.
Mona Hatoum nasce a Beirut da famiglia palestinese nel 1952. Nel 1975 visita Londra dove decide di stabilirsi perché impossibile rientrare in patria a causa della guerra civile scoppiata a Libano. Londra e Berlino sono le città dove tutt’oggi vive e lavora.
Già dalla metà degli anni Ottanta l’artista si afferma nel panorama artistico con performance e opere video che fanno del corpo l’espressione di una realtà divisa, in bilico tra tensioni e sopravvivenza, tra oppressione e controllo culturale e sociale. Nel corso degli anni Novanta il lavoro della Hatoum si discosta progressivamente dalla narrazione, concentrandosi su installazioni di grandi dimensioni e sculture: oggetti sottratti al quotidiano, sedie, letti, utensili domestici che, modificati o ingigantiti, reinterpretano la realtà conosciuta riconsegnando allo spettatore un mondo diffidente, insidioso, ostile, davanti al quale lo spaesamento e la vulnerabilità non lasciano spazio ad alcuna certezza.
Le opere di Mona Hatoum sono state presentate nei più prestigiosi spazi espositivi di Europa, Stati Uniti e Canada. Tra le numerose mostre personali ricordiamo: Mona Hatoum, Musée National d'Art Moderne, Centre Georges Pompidou, Parigi, 1994; Mona Hatoum, Museum of Contemporary Art, Chicago e The New Museum of Contemporary Art, New York, 1997; Mona Hatoum, The Entire World as a Foreign Land, Tate Britain, Londra, 2000; Mona Hatoum – A major survey, Hamburger Kunsthalle, Hamburg; Kunst Museum Bonn, Magasin 3 Stockholm Konsthall e Sydney Museum of Contemporary Art (2004-2005). L’artista ha inoltre partecipato a Documenta IX (2002), alla Biennale di Venezia (2005) e a quella di Istanbul (2005). Sarà presente anche alla prossima Biennale di Sydney (giugno 2006).
20
maggio 2006
Mona Hatoum – Web
Dal 20 maggio al 02 settembre 2006
arte contemporanea
Location
GALLERIA CONTINUA
San Gimignano, Via Del Castello, 11, (Siena)
San Gimignano, Via Del Castello, 11, (Siena)
Orario di apertura
dal martedì al sabato 14-19
Vernissage
20 Maggio 2006, ore 18-24
Ufficio stampa
SILVIA PICHINI
Autore