“Negli ultimi lavori di Tomaino, il tempo sembra aver alleggerito le cose, ha fatto lievitare i ricordi. Le sue tele appaiono come composizioni implose, un’intimità messa a nudo, intimamente (Pera Place Hotel). Tante immagini, ricordi, pensieri che si susseguono incalzanti. Occorre una formula per riordinare il tutto, un graffito in cui, come nella parete del suo laboratorio, lo scienziato si accinge ad annotare freneticamente possibili soluzioni, teoremi e piani (I Conti del Carbonaio) … Ma ricondurre tutto dentro a quelle tre casettine ossidate dal tempo, in quel cuore aperto come uno scrigno, che racchiude segreti ma allo stesso tempo si racconta, libero e senza pudore. Le case dei Santi sono luoghi mistici, non sai mai cosa ci puoi trovare dentro. Sono tabernacoli in cui l’intimo trova protezione e difesa.”



“Ogni frammento di vissuto finisce per aver diritto d’asilo in questa sorta di collettore generoso che è diventata per Tomaino l’opera. Così non ci sorprenderà se senza un apparente nesso consequenziale ora ci troviamo a bussare alla “casa dei santi”, elementarissima riduzione a icona di un’incursione tra il sacro e il thrilling”





Dal testo di presentazione di Giuliano Serafini.