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Eugenio Giliberti – Contrada Cavalchina 1421
Per le tre grandi sale della Galleria Milano Eugenio Giliberti ha ideato espressamente un complesso percorso concettuale e visivo che consente di entrare nella sua poetica
Comunicato stampa
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Per le tre grandi sale della Galleria Milano Eugenio Giliberti ha ideato espressamente un complesso percorso concettuale e visivo che consente di entrare nella sua poetica, già evidenziata nella mostra personale a Castel Sant’Elmo a Napoli due anni fa. Giliberti lavora sui “luoghi”: trova tracce, preesistenze, memorie dell’attraversamento dei luoghi da parte dei loro abitatori, e le trasforma in una narrazione che si coagula attorno a singoli oggetti – come potrebbe essere un modello del luogo stesso, ma anche un libro, o un segno -; accanto a questo filone “narrativo”, esiste un ambito invece più concettuale e combinatorio che si innesta sul primo: si va da un lavoro ossessivo sulle possibilità combinatorie di gruppi di tre colori (l’artista esporrà un lavoro di una decina di metri in cui ha raccolto 680.400 combinazioni cromatiche…) alla creazione di “oggetti platonici”, cioè di oggetti “inservibili” – come una sedia di cera – ma che rappresentino “l’idea” di quell’oggetto. Infine, Giliberti ha elaborato una vera e propria decorazione murale il cui pattern è quello – straniante e paradossale – di una zanzara, che diviene decoro, ma che rimane anche ironico memento di una situazione che, come fa l’arte, non ti lascia in pace, ti infastidisce e ti “punge”.
L’insieme di questi tre momenti sconvolge gli spazi della galleria e li trasforma, sfruttando i ricordi e i desideri di chi vi ha abitato nel corso del tempo, per piegarli e trasformarli in un nuovo, multiforme racconto.
Giliberti scrive a Marco Meneguzzo:
“Hai in mente la galleria. Io ci sono entrato la prima volta dall'ingresso di via Manin. Molto romantico. la prima sala dopo l'ingresso ha una boiserie di legno scuro. E' una sala quadrata. Quella sala mi è rimasta impressa nonostante l'ingombro delle brutte scrivanie bianche con i computer. E' l'ufficio di Toni. Tolto quell'ingombro restano i due mobili tecnici per i disegni. Due grandi cassettiere. Non belle ma pertinenti. Poi ci sono due vecchie vetrine, graziose. Interessanti le decorazioni pittoriche, che nella mitologia della famiglia proprietaria dell'immobile figuravano come dei Manet. Incredibile come ci si attacchi a queste storie nelle vecchie famiglie che vogliono riconoscere la grandezza in ogni dettaglio e scambiano un onesto lavoro di decorazione liberty per un dipinto d'autore. Concentrando l'illuminazione al centro della sala immagino quasi abbaglianti le due sedie di cera, la rossa e la blu che sono state esposte alla fiera di Torino nel '97, poi nel 2001 alla mostra "Chairs in contemporary art", al castello di Udine, poi sono rimaste nascoste nel deposito di Tucci Russo. Sulla volta a vela, illuminata anch'essa nella sala per il resto in penombra , una decorazione di zanzare del tipo di quelle che hai visto a Castel Sant'Elmo. Ti ho scritto delle due vetrine. Immagino che possano essere anch'esse illuminate dall'interno e conservare le mie zanzarine del pozzo di Sant'Elmo e altri oggetti e libri (tutta una collezione di libri su Leopardi, per esempio), il modellino in cartoncino in tre dimensioni della mia casa colonica che sto restaurando ecc. Dalla boiserie passiamo alla seconda sala. Immagina di entrarci dal parcheggio che, ahimè, fu un giardino. Nella grande parete di fondo (lunga circa 10 metri), sulla sinistra una specie di tendaggio fatto con i grandi fogli dei 680.400 quadratini colorati. Ho già esposto una volta in questo modo solo una parte del lavoro. Eravamo a Ludwigsburg, la sala che avevo a disposizione non era sufficientemente grande per accogliere il lavoro, così, esauriti tutti i muri, ho continuato a montare un grande foglio sull'altro. Tutta l'opera era montata in grandi pannelli di circa tre metri per 1,80, cinque di essi erano sovrapposti. La gente vi si avvicinava e sbirciava avendo l'impressione ancora amplificata dell'enormità del lavoro. Ora vorrei mostrare tutto il lavoro come un grande tendaggio raccolto in pannelli di tre metri per 1,80 sovrapposti uno all'altro. Al centro della parete e a destra due grandi quadri di cera, come due grandi tele con cornice, sulla parete a sinistra un polittico a 9 elementi molto colorati. Un lavoro del tipo dei moduli su superfici estroflesse, ma nuovo, più grande e solido, circa 180 x 180, ogni modulo sarà 60 x 60; sulle due pareti tra le tre aperture della sala due quadri numerici tipo quello del
quadro di Paolo Liguori, ognuno della dimensione di 120 x 140. Entrando nella sala che precede l'Ufficio di Carla, ti ricordi che si tratta di una sala quadrata, più o meno della stessa dimensione della boiserie, per terra un modello architettonico, grande, circa 100 Kg di plastilina bianca, rappresentante l'edificio che ospita la galleria. Tutta la sala decorata con le zanzarine. Qua e là piccoli lavori, disegni che possono stare nell'Ufficio di Carla, un vaso di cera arancione, insomma un po' di oggetti "pratici".
Per il catalogo, potremmo usare i disegni: potrebbe anche essere una riproduzione del quaderno che ho promesso di regalare a Carla.
Cenni bio- bibliografici
Eugenio GILIBERTI nasce a Napoli nel 1954. Vive e lavora a Napoli. Presente in alcune importanti mostre della giovane arte italiana, 'Evacuare Napoli' (Napoli 1985, Nîmes, Montpellier,1986), ed europea, ‘Avvistamenti’ (Capri 1988), ‘Faison connaissance’ (Marsiglia, 1986), 'Artedomani 3' (Spoleto 1992), la sua prima personale nella galleria di Alda Cortez (Lisbona 1992) Giliberti porta alla luce un’inedita e soprattutto isolata ricerca sulla coniugazione dei nessi tra forma e colore in composizioni di pitture monocrome su superfici estroflesse. In quegli anni, quasi per caso, comincia ad inseguire un progetto di lavoro sulle combinazioni di colori realizzando opere di notevoli dimensioni (tra cui “680.400 quadratini colorati”, esposto per la prima volta nella galleria The di Napoli, e ancora in diverse altre mostre, come in “Die Zeichnung”, al Kunstverein di Ludwigsburg, il “pavimento” di Forma Urbis, XXIII edizione della Biennale di Gubbio, 1996). In una lucida concatenazione concettuale si succedono le lenti e le pitture senza supporto e poi gli “oggetti platonici”, oggetti comuni realizzati in cera e colore, tutte opere dal forte coinvolgimento spaziale. Queste soluzioni tridimensionali sono presentate in personali a Napoli, (galleria The, 1996), Montreal (galerie Occurrence, 1998), Québec (galerie de l’Université Laval, 1998). Alla fine degli anni Novanta l'esperienza cromatica e plastica degli 'oggetti platonici' si modifica in realizzazioni tridimensionali di insetti, in particolare la fastidiosa zanzara, che espone in “Castelli in Aria” (Napoli, Castel Sant’Elmo) e Futurama (Centro per l'Arte Contemporanea Luigi Pecci) nel 2000 e, in una versione molto diversa, nella personale “numeri, insetti, celle” alla galleria PARKAUS di Düsseldorf (2001). Nel 2003 in una personale al Castel Sant'Elmo a Napoli, inizia una nuova serie di lavori “di reazione” allo spazio. Modelli in cera colorata o in plastilina degli spazi espositivi o di edifici o luoghi caratterizzanti il contesto. Da lì i Castelli di Lerici e Porto Venere (Lerici, San Terenzio, 2005) e l’opera che dà il titolo a questa mostra.
“Contrada della Cavalchina 1421” è la sua prima personale a Milano.
Hanno scritto di lui: Ausilia Binda, Achille Bonito Oliva, Isabel Carlos, Barbara Casavecchia, Stella Cervasio, Bruno Corà, Guido Costa, Stefano De Sefano, Pasquale Esposito, Franco Fanelli, Francesco Galdieri, Giuliana Gargiulo, Carolina Guadagni, J.M.F.Jorge, Aldo Iori, Arcangelo Izzo, Agnes Kohlmeyer, Daniela Lancioni, Tiziana Lemme, Mimmo Mastangelo, Marco Meneguzzo, Nicolas Markakis, Mauro Pansera, Silvie Parent, Mariantonietta Picone, João Pinharada, Angela Tecce, Vincenzo Trione, Adachiara Zevi, ecc.
L’insieme di questi tre momenti sconvolge gli spazi della galleria e li trasforma, sfruttando i ricordi e i desideri di chi vi ha abitato nel corso del tempo, per piegarli e trasformarli in un nuovo, multiforme racconto.
Giliberti scrive a Marco Meneguzzo:
“Hai in mente la galleria. Io ci sono entrato la prima volta dall'ingresso di via Manin. Molto romantico. la prima sala dopo l'ingresso ha una boiserie di legno scuro. E' una sala quadrata. Quella sala mi è rimasta impressa nonostante l'ingombro delle brutte scrivanie bianche con i computer. E' l'ufficio di Toni. Tolto quell'ingombro restano i due mobili tecnici per i disegni. Due grandi cassettiere. Non belle ma pertinenti. Poi ci sono due vecchie vetrine, graziose. Interessanti le decorazioni pittoriche, che nella mitologia della famiglia proprietaria dell'immobile figuravano come dei Manet. Incredibile come ci si attacchi a queste storie nelle vecchie famiglie che vogliono riconoscere la grandezza in ogni dettaglio e scambiano un onesto lavoro di decorazione liberty per un dipinto d'autore. Concentrando l'illuminazione al centro della sala immagino quasi abbaglianti le due sedie di cera, la rossa e la blu che sono state esposte alla fiera di Torino nel '97, poi nel 2001 alla mostra "Chairs in contemporary art", al castello di Udine, poi sono rimaste nascoste nel deposito di Tucci Russo. Sulla volta a vela, illuminata anch'essa nella sala per il resto in penombra , una decorazione di zanzare del tipo di quelle che hai visto a Castel Sant'Elmo. Ti ho scritto delle due vetrine. Immagino che possano essere anch'esse illuminate dall'interno e conservare le mie zanzarine del pozzo di Sant'Elmo e altri oggetti e libri (tutta una collezione di libri su Leopardi, per esempio), il modellino in cartoncino in tre dimensioni della mia casa colonica che sto restaurando ecc. Dalla boiserie passiamo alla seconda sala. Immagina di entrarci dal parcheggio che, ahimè, fu un giardino. Nella grande parete di fondo (lunga circa 10 metri), sulla sinistra una specie di tendaggio fatto con i grandi fogli dei 680.400 quadratini colorati. Ho già esposto una volta in questo modo solo una parte del lavoro. Eravamo a Ludwigsburg, la sala che avevo a disposizione non era sufficientemente grande per accogliere il lavoro, così, esauriti tutti i muri, ho continuato a montare un grande foglio sull'altro. Tutta l'opera era montata in grandi pannelli di circa tre metri per 1,80, cinque di essi erano sovrapposti. La gente vi si avvicinava e sbirciava avendo l'impressione ancora amplificata dell'enormità del lavoro. Ora vorrei mostrare tutto il lavoro come un grande tendaggio raccolto in pannelli di tre metri per 1,80 sovrapposti uno all'altro. Al centro della parete e a destra due grandi quadri di cera, come due grandi tele con cornice, sulla parete a sinistra un polittico a 9 elementi molto colorati. Un lavoro del tipo dei moduli su superfici estroflesse, ma nuovo, più grande e solido, circa 180 x 180, ogni modulo sarà 60 x 60; sulle due pareti tra le tre aperture della sala due quadri numerici tipo quello del
quadro di Paolo Liguori, ognuno della dimensione di 120 x 140. Entrando nella sala che precede l'Ufficio di Carla, ti ricordi che si tratta di una sala quadrata, più o meno della stessa dimensione della boiserie, per terra un modello architettonico, grande, circa 100 Kg di plastilina bianca, rappresentante l'edificio che ospita la galleria. Tutta la sala decorata con le zanzarine. Qua e là piccoli lavori, disegni che possono stare nell'Ufficio di Carla, un vaso di cera arancione, insomma un po' di oggetti "pratici".
Per il catalogo, potremmo usare i disegni: potrebbe anche essere una riproduzione del quaderno che ho promesso di regalare a Carla.
Cenni bio- bibliografici
Eugenio GILIBERTI nasce a Napoli nel 1954. Vive e lavora a Napoli. Presente in alcune importanti mostre della giovane arte italiana, 'Evacuare Napoli' (Napoli 1985, Nîmes, Montpellier,1986), ed europea, ‘Avvistamenti’ (Capri 1988), ‘Faison connaissance’ (Marsiglia, 1986), 'Artedomani 3' (Spoleto 1992), la sua prima personale nella galleria di Alda Cortez (Lisbona 1992) Giliberti porta alla luce un’inedita e soprattutto isolata ricerca sulla coniugazione dei nessi tra forma e colore in composizioni di pitture monocrome su superfici estroflesse. In quegli anni, quasi per caso, comincia ad inseguire un progetto di lavoro sulle combinazioni di colori realizzando opere di notevoli dimensioni (tra cui “680.400 quadratini colorati”, esposto per la prima volta nella galleria The di Napoli, e ancora in diverse altre mostre, come in “Die Zeichnung”, al Kunstverein di Ludwigsburg, il “pavimento” di Forma Urbis, XXIII edizione della Biennale di Gubbio, 1996). In una lucida concatenazione concettuale si succedono le lenti e le pitture senza supporto e poi gli “oggetti platonici”, oggetti comuni realizzati in cera e colore, tutte opere dal forte coinvolgimento spaziale. Queste soluzioni tridimensionali sono presentate in personali a Napoli, (galleria The, 1996), Montreal (galerie Occurrence, 1998), Québec (galerie de l’Université Laval, 1998). Alla fine degli anni Novanta l'esperienza cromatica e plastica degli 'oggetti platonici' si modifica in realizzazioni tridimensionali di insetti, in particolare la fastidiosa zanzara, che espone in “Castelli in Aria” (Napoli, Castel Sant’Elmo) e Futurama (Centro per l'Arte Contemporanea Luigi Pecci) nel 2000 e, in una versione molto diversa, nella personale “numeri, insetti, celle” alla galleria PARKAUS di Düsseldorf (2001). Nel 2003 in una personale al Castel Sant'Elmo a Napoli, inizia una nuova serie di lavori “di reazione” allo spazio. Modelli in cera colorata o in plastilina degli spazi espositivi o di edifici o luoghi caratterizzanti il contesto. Da lì i Castelli di Lerici e Porto Venere (Lerici, San Terenzio, 2005) e l’opera che dà il titolo a questa mostra.
“Contrada della Cavalchina 1421” è la sua prima personale a Milano.
Hanno scritto di lui: Ausilia Binda, Achille Bonito Oliva, Isabel Carlos, Barbara Casavecchia, Stella Cervasio, Bruno Corà, Guido Costa, Stefano De Sefano, Pasquale Esposito, Franco Fanelli, Francesco Galdieri, Giuliana Gargiulo, Carolina Guadagni, J.M.F.Jorge, Aldo Iori, Arcangelo Izzo, Agnes Kohlmeyer, Daniela Lancioni, Tiziana Lemme, Mimmo Mastangelo, Marco Meneguzzo, Nicolas Markakis, Mauro Pansera, Silvie Parent, Mariantonietta Picone, João Pinharada, Angela Tecce, Vincenzo Trione, Adachiara Zevi, ecc.
31
maggio 2006
Eugenio Giliberti – Contrada Cavalchina 1421
Dal 31 maggio al 23 luglio 2006
arte contemporanea
Location
GALLERIA MILANO
Milano, Via Daniele Manin, 13, (Milano)
Milano, Via Daniele Manin, 13, (Milano)
Orario di apertura
da Martedì a Venerdì dalle 10,00 alle 13,00 e dalle 16,00 alle 20,00.
Sabato dalle 10,00 alle 13,00
Vernissage
31 Maggio 2006, ore 18.30
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