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Giannetto Bravi – Museo di tutti i Musei. Quadreria d’Arte
Trecentosessanta opere, ognuna delle quali realizzata assemblando cartoline con il medesimo soggetto riguardante capolavori d’ogni tempo raccolte nei book-shop dei musei di mezza Europa. L’allestimento espositivo dei quadri, racchiusi in particolari cornici colorate, rimanda alle antiche quadrerie, ad esempio, quella di Palazzo Pitti, in cui le opere sono sovrapposte numerose sulle pareti
Comunicato stampa
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Venerdi 9 febbraio, alle ore 18.30, verrà inaugurata al Museo di Capodimonte la mostra del noto artista tripolino Giannetto Bravi (1938), napoletano d’adozione e ora residente in provincia di Varese, che ritorna sulla scena partenopea con una mostra singolare: “Museo di tutti i Musei – Quadreria d’Arte”.
Trecentosessanta opere, ognuna delle quali realizzata assemblando cartoline con il medesimo soggetto riguardante capolavori d’ogni tempo raccolte nei book-shop dei musei di mezza Europa. L’allestimento espositivo dei quadri, racchiusi in particolari cornici colorate, rimanda alle antiche quadrerie, ad esempio, quella di Palazzo Pitti, in cui le opere sono sovrapposte numerose sulle pareti.
Al Museo di Capodimonte l’artista ha raggruppato la sua produzione in due sale secondo le tematiche Ritratti e autoritratti e Fiori, nature morte, paesaggi e paesaggi con figure, mentre in una terza sala espone suoi lavori storici di metà anni Settanta e libri d’artista.
Giannetto Bravi, dopo aver esordito a Roma, nel 1967, con una mostra promossa da Lucio Amelio e presentata da Achille Bonito Oliva alla Galleria Fiamma Vigo, prosegue l’utopica “Operazione Vesuvio” - avviata nel 1972 dal critico Pierre Restany e dall’artista Gianni Pisani - inviando cartoline postali del mitico vulcano con indicato il luogo preciso in cui il destinatario doveva prelevare un “pezzo di Vesuvio” da ‘invaligiare’ e riportare in tempi migliori, quando si fosse placata la corsa alla speculazione edilizia, per ricostruire il cono vulcanico.
Alle cartoline soltanto scritte seguirono quelle con l’aggiunta di “reliquie” di polvere vulcanica; poi i quadri con cartoline assemblate in una sorta di paesaggio “ricostruito”, astratto; quindi, Bravi ha man mano dilatato i suoi tappeti di cartoline illustrate, iterando sulla tela, sul tamburato e su libri bianchi la stessa immagine. Operazioni capaci di aprire un dibattito che ha coinvolto alcuni dei maggiori critici contemporanei (dal già citato Restany a Lea Vergine, da Gillo Dorfles a Vicky Alliata) in occasione di una mostra alla Galleria Milano di Carla Pellegrini, nel 1976. Ancora, un’unica cartolina riprodotta su una grande tela o montata su un’alta asta come un’icona sacrale sono altri esiti dell’investigazione che da anni l’artista conduce su questo ready-made della comunicazione turistico-culturale.
Ora, con l’esposizione al Museo di Capodimonte, Bravi porta la sua ricerca in una nuova dimensione: “reinventa il museo della mente e lo rende tangibile; poi con lo sguardo sconsolato del pensionato diventato custode volontario, lo veglia.” Così scrive Phillippe Daverio, il critico d’arte che lo presenta in catalogo assieme ad altri 13 colleghi esegeti, scrittori e artisti: Alberto Brambilla, Cristina Casero, Ettore Ceriani, Stella Cervasio, Elena Di Raddo, Lorella Giudici, Sergio Lambiase, Maurizio Medaglia, Fabrizio Rovesti, Luca Scarabelli, Francesco Tedeschi, Giorgio Zanchetti, Angelo Trimarco. E proprio quest’ultimo osserva come la particolare cura rivolta alle cornici dei quadri, il porta-schede di plastica con le riproduzioni di ogni quadro e relative indicazioni bibliografiche e naturalmente il singolare catalogo indicano che, con questa “mossa”, Giannetto Bravi intende riflettere “sui modi di presentazione dell’opera, del rapporto tra l’opera e il contesto museale, sulle modificazioni che ne segnano lo spazio e, al tempo stesso, sulle relazioni con il pubblico. In altri termini, il Museo di tutti i Musei è un lavoro sul museo come spazio totalizzante dell’arte e della critica e, consapevolmente, sulla sua impossibilità.”
Trecentosessanta opere, ognuna delle quali realizzata assemblando cartoline con il medesimo soggetto riguardante capolavori d’ogni tempo raccolte nei book-shop dei musei di mezza Europa. L’allestimento espositivo dei quadri, racchiusi in particolari cornici colorate, rimanda alle antiche quadrerie, ad esempio, quella di Palazzo Pitti, in cui le opere sono sovrapposte numerose sulle pareti.
Al Museo di Capodimonte l’artista ha raggruppato la sua produzione in due sale secondo le tematiche Ritratti e autoritratti e Fiori, nature morte, paesaggi e paesaggi con figure, mentre in una terza sala espone suoi lavori storici di metà anni Settanta e libri d’artista.
Giannetto Bravi, dopo aver esordito a Roma, nel 1967, con una mostra promossa da Lucio Amelio e presentata da Achille Bonito Oliva alla Galleria Fiamma Vigo, prosegue l’utopica “Operazione Vesuvio” - avviata nel 1972 dal critico Pierre Restany e dall’artista Gianni Pisani - inviando cartoline postali del mitico vulcano con indicato il luogo preciso in cui il destinatario doveva prelevare un “pezzo di Vesuvio” da ‘invaligiare’ e riportare in tempi migliori, quando si fosse placata la corsa alla speculazione edilizia, per ricostruire il cono vulcanico.
Alle cartoline soltanto scritte seguirono quelle con l’aggiunta di “reliquie” di polvere vulcanica; poi i quadri con cartoline assemblate in una sorta di paesaggio “ricostruito”, astratto; quindi, Bravi ha man mano dilatato i suoi tappeti di cartoline illustrate, iterando sulla tela, sul tamburato e su libri bianchi la stessa immagine. Operazioni capaci di aprire un dibattito che ha coinvolto alcuni dei maggiori critici contemporanei (dal già citato Restany a Lea Vergine, da Gillo Dorfles a Vicky Alliata) in occasione di una mostra alla Galleria Milano di Carla Pellegrini, nel 1976. Ancora, un’unica cartolina riprodotta su una grande tela o montata su un’alta asta come un’icona sacrale sono altri esiti dell’investigazione che da anni l’artista conduce su questo ready-made della comunicazione turistico-culturale.
Ora, con l’esposizione al Museo di Capodimonte, Bravi porta la sua ricerca in una nuova dimensione: “reinventa il museo della mente e lo rende tangibile; poi con lo sguardo sconsolato del pensionato diventato custode volontario, lo veglia.” Così scrive Phillippe Daverio, il critico d’arte che lo presenta in catalogo assieme ad altri 13 colleghi esegeti, scrittori e artisti: Alberto Brambilla, Cristina Casero, Ettore Ceriani, Stella Cervasio, Elena Di Raddo, Lorella Giudici, Sergio Lambiase, Maurizio Medaglia, Fabrizio Rovesti, Luca Scarabelli, Francesco Tedeschi, Giorgio Zanchetti, Angelo Trimarco. E proprio quest’ultimo osserva come la particolare cura rivolta alle cornici dei quadri, il porta-schede di plastica con le riproduzioni di ogni quadro e relative indicazioni bibliografiche e naturalmente il singolare catalogo indicano che, con questa “mossa”, Giannetto Bravi intende riflettere “sui modi di presentazione dell’opera, del rapporto tra l’opera e il contesto museale, sulle modificazioni che ne segnano lo spazio e, al tempo stesso, sulle relazioni con il pubblico. In altri termini, il Museo di tutti i Musei è un lavoro sul museo come spazio totalizzante dell’arte e della critica e, consapevolmente, sulla sua impossibilità.”
09
febbraio 2007
Giannetto Bravi – Museo di tutti i Musei. Quadreria d’Arte
Dal 09 febbraio all'undici marzo 2007
arte contemporanea
Location
MUSEO DI CAPODIMONTE
Napoli, Via Di Miano, 2, (Napoli)
Napoli, Via Di Miano, 2, (Napoli)
Orario di apertura
tutti i giorni ore 14-19.30; mercoledì chiuso
Vernissage
9 Febbraio 2007, ore 18.30
Autore