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Ettore Favini
L’artista è partito operando una ricerca tra gli archivi domestici, gli album fotografici, le lettere, le cartoline, gli oggetti domestici e le tracce lasciate negli anni da tutte le persone che in qualche modo e in un certo momento si sono trasformate in presenze e perciò rimaste nella memoria
Comunicato stampa
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"L'essere non produce gli enti, l'essere è solamente ciò che lascia vedere gli enti, l'orizzonte entro il quale gli enti sono illuminati e vengono percepiti"
Martin Heidegger
Ente é tutto ciò che é o che ha la possibilità di essere.
Il nuovo nucleo di opere che Ettore Favini presenta per la sua seconda personale da Alessandro De March scaturisce da un lungo lavoro di indagine sulle presenze che attraverso il tempo hanno lasciato tracce che si sono stratificate nella memoria.
L’artista è partito operando una ricerca tra gli archivi domestici, gli album fotografici, le lettere, le cartoline, gli oggetti domestici e le tracce lasciate negli anni da tutte le persone che in qualche modo e in un certo momento si sono trasformate in presenze e perciò rimaste nella memoria.
Attraverso una profonda rilettura delle presenze/memorie Favini arriva ad elaborare tre autoritratti .
Le presenze/memorie sono state catalogate per anno ed elaborate attraverso un software che restituisce un´immagine a diagramma dei rapporti di conoscenza. La struttura ottenuta "Dasein" - é una scultura luminosa dalla forma indefinita. L´opera diventa un´oggetto fisico, un diagramma organico vivo e luminoso, che muta negli anni, con luci che si accendono e altre che si spengono. Il risultato finale è la rilettura stessa dell’autoritratto.
"Ipotesi di infinito#2" é una scultura, la cui natura é quella di mostrarsi nascondendosi, realizzata con 33 lastre di plexiglass forate che evocano la memoria e la stratificazione. Ogni lastra rappresenta un anno e ogni foro una persona: la sovrapposizione delle lastre nasconde le precedenti creando un effetto nebbia per il quale i segni perdono la loro leggibilità e chiarezza man mano che lo sguardo abbandona le lastre esterne per penetrare all’interno della scultura.
Con "Dendro" l’artista parte dall’analisi dendrocronologica di una rotella di rovere attraverso la quale sottolinea la stretta connessione tra il suo vissuto e la storia di un luogo. Anche in quest’opera è messa in relazione la persona con la sfera temporale, nello specifico gli anelli di accrescimento dell’albero. L´artista creerà in galleria un ambiente rarefatto, denso di ricordi e di aspettative.
Martin Heidegger
Ente é tutto ciò che é o che ha la possibilità di essere.
Il nuovo nucleo di opere che Ettore Favini presenta per la sua seconda personale da Alessandro De March scaturisce da un lungo lavoro di indagine sulle presenze che attraverso il tempo hanno lasciato tracce che si sono stratificate nella memoria.
L’artista è partito operando una ricerca tra gli archivi domestici, gli album fotografici, le lettere, le cartoline, gli oggetti domestici e le tracce lasciate negli anni da tutte le persone che in qualche modo e in un certo momento si sono trasformate in presenze e perciò rimaste nella memoria.
Attraverso una profonda rilettura delle presenze/memorie Favini arriva ad elaborare tre autoritratti .
Le presenze/memorie sono state catalogate per anno ed elaborate attraverso un software che restituisce un´immagine a diagramma dei rapporti di conoscenza. La struttura ottenuta "Dasein" - é una scultura luminosa dalla forma indefinita. L´opera diventa un´oggetto fisico, un diagramma organico vivo e luminoso, che muta negli anni, con luci che si accendono e altre che si spengono. Il risultato finale è la rilettura stessa dell’autoritratto.
"Ipotesi di infinito#2" é una scultura, la cui natura é quella di mostrarsi nascondendosi, realizzata con 33 lastre di plexiglass forate che evocano la memoria e la stratificazione. Ogni lastra rappresenta un anno e ogni foro una persona: la sovrapposizione delle lastre nasconde le precedenti creando un effetto nebbia per il quale i segni perdono la loro leggibilità e chiarezza man mano che lo sguardo abbandona le lastre esterne per penetrare all’interno della scultura.
Con "Dendro" l’artista parte dall’analisi dendrocronologica di una rotella di rovere attraverso la quale sottolinea la stretta connessione tra il suo vissuto e la storia di un luogo. Anche in quest’opera è messa in relazione la persona con la sfera temporale, nello specifico gli anelli di accrescimento dell’albero. L´artista creerà in galleria un ambiente rarefatto, denso di ricordi e di aspettative.
27
febbraio 2007
Ettore Favini
Dal 27 febbraio all'otto aprile 2007
arte contemporanea
Location
GALLERIA ALESSANDRO DE MARCH
Milano, Via Massimiano, 25, (Milano)
Milano, Via Massimiano, 25, (Milano)
Orario di apertura
da martedi a sabato 15.30-19
Vernissage
27 Febbraio 2007, ore 18
Autore