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Una conversazione con Fabrizio Plessi
Sesta conferenza del ciclo Fuoco d’artista. Il fuoco nell’arte contemporanea, a cura di Paolo. Campiglio
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Fuoco d’artista. Il fuoco nell’arte contemporanea
A cura di Paolo Campiglio
Fondazione Ambrosetti Arte Contemporanea, Palazzo Panella, Palazzolo sull’Oglio (Bs)
Paolo Campiglio, docente di Storia dell’arte contemporanea all’Università degli Studi di Pavia e consulente scientifico della Fondazione Ambrosetti Arte Contemporanea, ispira dal 2006 il suo programma quadriennale alla metafora dei quattro elementi naturali: aria, terra, fuoco, acqua.
Tema del ciclo di conferenze 2008/2009 è il “fuoco” nell’arte dai primi del Novecento ai giorni nostri, dalle fantasie incendiarie futuriste, all’ambito contemporaneo in cui il fuoco assume molteplici significati in riferimento a temi ecologici.
Forza purificatrice del mondo negli anni dieci insieme al ferro, diventa tra le due guerre quasi un motivo decorativo spesso utilizzato con ironia e gioco; nel secondo dopoguerra, le combustioni di Alberto Burri non evocano solo la distruzione passata ma annunciano anche il nuovo; alla fine degli anni cinquanta la fiamma nelle installazioni di Yves Klein sprigiona energia cosmica, eredità assunta dal Nouveau Realisme parallelamente alla forza emanante dai materiali stessi negli artisti dell’Arte Povera, da Giovanni Anselmo a Gilberto Zorio.
Il fuoco ricompare come archetipo di purificazione nelle performances degli anni settanta e oggi videoartisti quali Fabrizio Plessi lo interpretano in senso installativo attraverso un medium di leggerezza e di luce.
Una conversazione con Fabrizio Plessi
Fabrizio Plessi (artista)
Fondazione Ambrosetti Arte Contemporanea
Palazzo Panella
Via Matteotti, 53 – 25036 Palazzolo s/O (BS)
Giovedì 21 maggio ore 21,00
Videoartista e autore di installazioni, films, videotapes e performances, Fabrizio Plessi nasce a Reggio Emilia nel 1940, studia al Liceo artistico e all’Accademia delle Belle Arti di Venezia, dove in seguito terrà la cattedra di pittura. Più volte presente alle diverse Biennali di Venezia, nel corso degli anni, realizza installazioni e partecipa alle principali manifestazioni artistiche in tutto il mondo (Parigi, Vienna, Monaco, Bruxelles, Barcellona, Madrid, New York, in Giappone e in Corea).
Definendosi archeologo o cavernicolo delle tecnologie, l’artista si è distinto per il peculiare rapporto con la tecnologia e, in particolare, con quella degli anni settanta, in primis la televisione. Lontana dal concetto di mezzo informativo, la televisione è considerata, al pari del marmo, della pietra e del carbone, come materia con la quale l’artista può, con delle manipolazioni, creare un proprio mondo. Ma la tecnologia non è mai il fine ultimo: l’obiettivo finale di Plessi è il tentativo di umanizzare la tecnologia, alzare la temperatura del video e caricarlo di significati, di emozioni. "Il mio lavoro è quello di abbattere le barriere tra scienza e arte e di operare attraversamenti in diagonale, vere e proprie globalizzazioni che renderanno più umano l'inespressivo volto della macchina”.
Non è propriamente corretto definire Fabrizio Plessi "videoartista" perché in realtà lui è un videoinstallatore: nelle sue "macchine", il monitor perde la centralità (narrativa), che ha invece in gran parte della videoarte, per diventare componente di un sistema espressivo in cui non conta solo la capacità di assemblaggio dell’autore ma anche, e soprattutto, il suo vibrante desiderio di emozionare e colpire profondamente il fruitore.
L'artista segue da sempre con coerenza una duplice ricerca, da una parte tematica, dall'altra formale. Sono due le intuizioni presenti sin dalle sue prime opere: da un lato il carattere scultoreo delle installazioni, dall'altro il riconoscimento di un'affinità tra ciò che Plessi chiama il cangiante elettronico e il tema dell'acqua e della liquidità. Il concetto di cangiante elettronico si spiega ricordando la sua formazione come artista povero e così spiega: "Uso materiali molto poveri – carbone, ferro, marmo, paglia – che derivano da un concetto dell’arte povera, tutti questi materiali sono sordi e opachi. Cerco allora d’innestare, all’interno di questi materiali, elementi luminosi e in movimento, questo lavoro lo chiamo "cangiante elettronico".
Il tema centrale della sua ricerca è l'acqua: "Per me l'acqua è molto importante, io sono un emiliano che è andato a Venezia; ho subito lo shock di questa città apparentemente allagata”. Tra le più note installazioni su questo tema si cita Mare Verticale, realizzata per il Governo Italiano nel padiglione dell’Expo universale di Hannover, che si può considerare la più monumentale scultura tecnologica mai costruita. La struttura in acciaio alta 44 metri contiene un gigantesco schermo a led luminosi che simula un’onda elettronica blu in continuo movimento. Nel 2005 è invitato alla LI Biennale d’Arte di Venezia: per l’occasione Plessi realizza di fronte all’entrata della Biennale una nuova versione di Mare Verticale che emerge dall’acqua della laguna per 44 metri di altezza. All’interno di questa enorme stele verticale scorre una cascata tecnologica. Diventerà il simbolo della Biennale stessa.
Accanto al motivo dell’acqua, come anticipato, il fuoco riveste un ruolo parimenti importante nelle sue installazioni: ne è emblematico esempio la spettacolare e gigantesca istallazione con 10 barche di fuoco capovolte che si muovono sulla testa dei visitatori stravolgendone ogni logica percettiva, realizzata nel 2003, sotto la trecentesca Loggia dei Mercati, in occasione del Salone del Mobile a Milano. Per l’ingresso della collezione Peggy Guggenheim di Venezia, Plessi studia un’opera inedita: Digital Fall, una delle sculture tecnologicamente più avanzate al mondo, dotata di un impianto costante di climatizzazione e di un grande schermo ultra piatto. Realizza nello stesso anno una grandiosa installazione per il Kristallwelten Museum di Swarosvsky a Wattens, formata da un’enorme foresta sospesa con immagini elettroniche di acqua, fuoco e cristalli.
Come un alchimista, Plessi cerca di fare convivere elementi apparentemente opposti e contrari; l’acqua è un’acqua virtuale che non bagna e il fuoco è un fuoco che non brucia: diventano quindi percorsi di un gioco critico e creativo, fatto di simulazioni, di paradossi e di metafore realizzate attraverso il video, medium che percettivamente simula il massimo di realtà in una visione fluida e continua.
Prossimi appuntamenti:
Settembre 2009: visita guidata alla 53° Biennale di Venezia
A cura di Paolo Campiglio
Fondazione Ambrosetti Arte Contemporanea, Palazzo Panella, Palazzolo sull’Oglio (Bs)
Paolo Campiglio, docente di Storia dell’arte contemporanea all’Università degli Studi di Pavia e consulente scientifico della Fondazione Ambrosetti Arte Contemporanea, ispira dal 2006 il suo programma quadriennale alla metafora dei quattro elementi naturali: aria, terra, fuoco, acqua.
Tema del ciclo di conferenze 2008/2009 è il “fuoco” nell’arte dai primi del Novecento ai giorni nostri, dalle fantasie incendiarie futuriste, all’ambito contemporaneo in cui il fuoco assume molteplici significati in riferimento a temi ecologici.
Forza purificatrice del mondo negli anni dieci insieme al ferro, diventa tra le due guerre quasi un motivo decorativo spesso utilizzato con ironia e gioco; nel secondo dopoguerra, le combustioni di Alberto Burri non evocano solo la distruzione passata ma annunciano anche il nuovo; alla fine degli anni cinquanta la fiamma nelle installazioni di Yves Klein sprigiona energia cosmica, eredità assunta dal Nouveau Realisme parallelamente alla forza emanante dai materiali stessi negli artisti dell’Arte Povera, da Giovanni Anselmo a Gilberto Zorio.
Il fuoco ricompare come archetipo di purificazione nelle performances degli anni settanta e oggi videoartisti quali Fabrizio Plessi lo interpretano in senso installativo attraverso un medium di leggerezza e di luce.
Una conversazione con Fabrizio Plessi
Fabrizio Plessi (artista)
Fondazione Ambrosetti Arte Contemporanea
Palazzo Panella
Via Matteotti, 53 – 25036 Palazzolo s/O (BS)
Giovedì 21 maggio ore 21,00
Videoartista e autore di installazioni, films, videotapes e performances, Fabrizio Plessi nasce a Reggio Emilia nel 1940, studia al Liceo artistico e all’Accademia delle Belle Arti di Venezia, dove in seguito terrà la cattedra di pittura. Più volte presente alle diverse Biennali di Venezia, nel corso degli anni, realizza installazioni e partecipa alle principali manifestazioni artistiche in tutto il mondo (Parigi, Vienna, Monaco, Bruxelles, Barcellona, Madrid, New York, in Giappone e in Corea).
Definendosi archeologo o cavernicolo delle tecnologie, l’artista si è distinto per il peculiare rapporto con la tecnologia e, in particolare, con quella degli anni settanta, in primis la televisione. Lontana dal concetto di mezzo informativo, la televisione è considerata, al pari del marmo, della pietra e del carbone, come materia con la quale l’artista può, con delle manipolazioni, creare un proprio mondo. Ma la tecnologia non è mai il fine ultimo: l’obiettivo finale di Plessi è il tentativo di umanizzare la tecnologia, alzare la temperatura del video e caricarlo di significati, di emozioni. "Il mio lavoro è quello di abbattere le barriere tra scienza e arte e di operare attraversamenti in diagonale, vere e proprie globalizzazioni che renderanno più umano l'inespressivo volto della macchina”.
Non è propriamente corretto definire Fabrizio Plessi "videoartista" perché in realtà lui è un videoinstallatore: nelle sue "macchine", il monitor perde la centralità (narrativa), che ha invece in gran parte della videoarte, per diventare componente di un sistema espressivo in cui non conta solo la capacità di assemblaggio dell’autore ma anche, e soprattutto, il suo vibrante desiderio di emozionare e colpire profondamente il fruitore.
L'artista segue da sempre con coerenza una duplice ricerca, da una parte tematica, dall'altra formale. Sono due le intuizioni presenti sin dalle sue prime opere: da un lato il carattere scultoreo delle installazioni, dall'altro il riconoscimento di un'affinità tra ciò che Plessi chiama il cangiante elettronico e il tema dell'acqua e della liquidità. Il concetto di cangiante elettronico si spiega ricordando la sua formazione come artista povero e così spiega: "Uso materiali molto poveri – carbone, ferro, marmo, paglia – che derivano da un concetto dell’arte povera, tutti questi materiali sono sordi e opachi. Cerco allora d’innestare, all’interno di questi materiali, elementi luminosi e in movimento, questo lavoro lo chiamo "cangiante elettronico".
Il tema centrale della sua ricerca è l'acqua: "Per me l'acqua è molto importante, io sono un emiliano che è andato a Venezia; ho subito lo shock di questa città apparentemente allagata”. Tra le più note installazioni su questo tema si cita Mare Verticale, realizzata per il Governo Italiano nel padiglione dell’Expo universale di Hannover, che si può considerare la più monumentale scultura tecnologica mai costruita. La struttura in acciaio alta 44 metri contiene un gigantesco schermo a led luminosi che simula un’onda elettronica blu in continuo movimento. Nel 2005 è invitato alla LI Biennale d’Arte di Venezia: per l’occasione Plessi realizza di fronte all’entrata della Biennale una nuova versione di Mare Verticale che emerge dall’acqua della laguna per 44 metri di altezza. All’interno di questa enorme stele verticale scorre una cascata tecnologica. Diventerà il simbolo della Biennale stessa.
Accanto al motivo dell’acqua, come anticipato, il fuoco riveste un ruolo parimenti importante nelle sue installazioni: ne è emblematico esempio la spettacolare e gigantesca istallazione con 10 barche di fuoco capovolte che si muovono sulla testa dei visitatori stravolgendone ogni logica percettiva, realizzata nel 2003, sotto la trecentesca Loggia dei Mercati, in occasione del Salone del Mobile a Milano. Per l’ingresso della collezione Peggy Guggenheim di Venezia, Plessi studia un’opera inedita: Digital Fall, una delle sculture tecnologicamente più avanzate al mondo, dotata di un impianto costante di climatizzazione e di un grande schermo ultra piatto. Realizza nello stesso anno una grandiosa installazione per il Kristallwelten Museum di Swarosvsky a Wattens, formata da un’enorme foresta sospesa con immagini elettroniche di acqua, fuoco e cristalli.
Come un alchimista, Plessi cerca di fare convivere elementi apparentemente opposti e contrari; l’acqua è un’acqua virtuale che non bagna e il fuoco è un fuoco che non brucia: diventano quindi percorsi di un gioco critico e creativo, fatto di simulazioni, di paradossi e di metafore realizzate attraverso il video, medium che percettivamente simula il massimo di realtà in una visione fluida e continua.
Prossimi appuntamenti:
Settembre 2009: visita guidata alla 53° Biennale di Venezia
21
maggio 2009
Una conversazione con Fabrizio Plessi
21 maggio 2009
incontro - conferenza
Location
FONDAZIONE AMBROSETTI – PALAZZO PANELLA
Palazzolo Sull'oglio, Via Giacomo Matteotti, 53, (Brescia)
Palazzolo Sull'oglio, Via Giacomo Matteotti, 53, (Brescia)
Vernissage
21 Maggio 2009, ore 21
Autore
Curatore