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Centopercento Arte Contemporanea
Dieci degli artisti in permanenza alla galleria Zamenhof ci presentano un’interpretazione post-moderna dell’arte contemporanea con opere formato “centopercento”. “100x100cm” ma anche “100% arte contemporanea”, due volti del gioco delle parti tra forma e contenuto, azione e materia, idea e realtà.
Comunicato stampa
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Con Centopercento Arte contemporanea, la galleria Zamenhof propone una selezione di opere su formato 100x100cm di alcuni artisti in permanenza, presentando attraverso i personali discorsi di ognuno di essi, la via comune del condiviso percorso post-moderno. Raccogliendo la difficile eredità del novecento, tra formale ed in-formale, tra azione e materia, concetto e rappresentazione, ognuno dei dieci artisti ci accompagna nel proprio orizzonte d’indagine ritrovando, nell’aspetto formale e nella ricerca intellettuale, interessanti punti di contatto, in un suggestivo ed articolato affresco della contemporaneità. Opere che (per citare alcuni riferimenti), richiamano ed accostano i combine-paintings di Raushemberg all’informale di Fautrier e di Burri, ai decollage di Rotella, ai riferimenti semantici di Lichtenstein e Warhol, ed al concettuale di Isgrò, al gestuale di Vedova e di Pollock, alla ricerca di Santomaso, di Scialoja, alle opere di Pistoletto e Merz. E forse è proprio la consapevolezza dell’ineludibilità del “lascito” delle Grandi Avanguardie, unita alla confusa e contraddittoria posizione dell’uomo moderno rispetto al suo passato e del futuro che lo attende, che in qualche modo ispira molti di questi artisti ad interrogarsi sulla risposta dell’uomo e dell’artista nei confronti delle sue eredità culturali, sociali, filosofiche e spirituali. Che cosa ci è rimasto di tutto quello che ci hanno lasciato la storia, le arti, la filosofia, le religioni, le tradizioni? Che cosa abbiamo salvato, e cosa, invece, dimenticato o accantonato?
Profondo e complesso risulta quindi il rapporto di ognuno di essi con il passato, riscontrabile in particolare nei lavori di Borgonovo, Boscolo, Carrera e Patarini nei quali si ritrova il difficile rapporto tra la memoria e la sua precarietà; una memoria che nelle opere di Borgonovo risulta profondamente legata alla ricerca dell’immanenza dello spirito dell’uomo riflesso della creazione, che si esprime gettando lo sguardo “oltre la materia visibile”, in una raffinata dialettica tra materia ed oggetto, forma e luce; in Boscolo viene invece posta come limite della natura dell’uomo dichiarandone al contempo la caducità e la necessità, in un crogiolo di scritte e figure umane che dialogano tra loro integrandosi alla fotografia come tracce silenziose e roboanti di memorie immemori; in Patarini, la memoria invece è simbolo che, rapito in una danza estatica tra figurazione e materia informe, arcaico e contemporaneo, si fa frammento di un sapere antico la cui eco risuona ed influenza ancora oggi, a tutti i livelli, la nostra società; mentre in Carrera è mistica linfa, spirituale e sotterranea che, riverberandosi nella materia del mondo, ordina e disordina, dà forma e sconvolge, ricomponendo e riequilibrando le parti in un’espressiva ed elegante armonia dei contrari. Questo rapporto spazio-tempo è presente anche nelle opere degli artisti più gestuali, come Racca e Corsetti, nei quali l’azione, l’attimo, viene reinterpretato e in qualche modo rimesso in gioco, ponendolo nuovamente in discussione, in Racca, con intromissioni Dada di oggetti sulla gestualità pittorica, o ricomponendo pezzi di tele in una sorta di rattoppo underground, o ancora, attraverso forme e materiali capaci di richiamare il significato antico di un gesto attuale; in Corsetti invece con una sorta di rilettura “post-action” che reintepreta il gesto, la parola o l’intuizione, in una stratificazione di tracce scritte, occultate e riscritte che, misurando la distanza tra dato e memoria, tra esistenza e possibilità di esistenza, suggeriscono il sottile confine tra certezza e dubbio, sostanza e accidente. Ed è appunto questo incrocio tra idea e realtà, tra forma e contenuto, che costituisce l’ossatura delle opere di Stramacchia, nelle quali i fumetti, trasformati in colorati tasselli, divengono gli elementi compositivi di forme astratte, in un suggestivo gioco di contrasti tra familiare ed estraneo; così come il contrasto tra mito e memoria, espressione e ragione sono parti ben visibili nelle opere di Cuman e Profeta, in bilico tra uomo e mito, tra memoria e contemporaneità sono le opere di Cuman, capaci di tale forza evocativa, da proiettare nel presente sensazioni e suggestioni arcaiche e primitive in una sorta di mitologia contemporanea; tale “inversione narrativa” è riscontrabile anche nelle opere di Profeta i cui simboli e forme sembrano percorrere il tempo invertendolo, raccontandoci la storia di un futuro antico o di un passato che deve ancora venire in essere. Per giungere infine alle opere di Giacobino, meditative e poetiche, nelle quali le dimensioni dello spazio e del tempo ripiegano su sé stesse, per ritrovarsi in quel luogo al di fuori del mondo in cui il tempo e lo spazio si eludono a vicenda raccontandosi l’uno all’altro in un infinito presente.
Davide Corsetti
Profondo e complesso risulta quindi il rapporto di ognuno di essi con il passato, riscontrabile in particolare nei lavori di Borgonovo, Boscolo, Carrera e Patarini nei quali si ritrova il difficile rapporto tra la memoria e la sua precarietà; una memoria che nelle opere di Borgonovo risulta profondamente legata alla ricerca dell’immanenza dello spirito dell’uomo riflesso della creazione, che si esprime gettando lo sguardo “oltre la materia visibile”, in una raffinata dialettica tra materia ed oggetto, forma e luce; in Boscolo viene invece posta come limite della natura dell’uomo dichiarandone al contempo la caducità e la necessità, in un crogiolo di scritte e figure umane che dialogano tra loro integrandosi alla fotografia come tracce silenziose e roboanti di memorie immemori; in Patarini, la memoria invece è simbolo che, rapito in una danza estatica tra figurazione e materia informe, arcaico e contemporaneo, si fa frammento di un sapere antico la cui eco risuona ed influenza ancora oggi, a tutti i livelli, la nostra società; mentre in Carrera è mistica linfa, spirituale e sotterranea che, riverberandosi nella materia del mondo, ordina e disordina, dà forma e sconvolge, ricomponendo e riequilibrando le parti in un’espressiva ed elegante armonia dei contrari. Questo rapporto spazio-tempo è presente anche nelle opere degli artisti più gestuali, come Racca e Corsetti, nei quali l’azione, l’attimo, viene reinterpretato e in qualche modo rimesso in gioco, ponendolo nuovamente in discussione, in Racca, con intromissioni Dada di oggetti sulla gestualità pittorica, o ricomponendo pezzi di tele in una sorta di rattoppo underground, o ancora, attraverso forme e materiali capaci di richiamare il significato antico di un gesto attuale; in Corsetti invece con una sorta di rilettura “post-action” che reintepreta il gesto, la parola o l’intuizione, in una stratificazione di tracce scritte, occultate e riscritte che, misurando la distanza tra dato e memoria, tra esistenza e possibilità di esistenza, suggeriscono il sottile confine tra certezza e dubbio, sostanza e accidente. Ed è appunto questo incrocio tra idea e realtà, tra forma e contenuto, che costituisce l’ossatura delle opere di Stramacchia, nelle quali i fumetti, trasformati in colorati tasselli, divengono gli elementi compositivi di forme astratte, in un suggestivo gioco di contrasti tra familiare ed estraneo; così come il contrasto tra mito e memoria, espressione e ragione sono parti ben visibili nelle opere di Cuman e Profeta, in bilico tra uomo e mito, tra memoria e contemporaneità sono le opere di Cuman, capaci di tale forza evocativa, da proiettare nel presente sensazioni e suggestioni arcaiche e primitive in una sorta di mitologia contemporanea; tale “inversione narrativa” è riscontrabile anche nelle opere di Profeta i cui simboli e forme sembrano percorrere il tempo invertendolo, raccontandoci la storia di un futuro antico o di un passato che deve ancora venire in essere. Per giungere infine alle opere di Giacobino, meditative e poetiche, nelle quali le dimensioni dello spazio e del tempo ripiegano su sé stesse, per ritrovarsi in quel luogo al di fuori del mondo in cui il tempo e lo spazio si eludono a vicenda raccontandosi l’uno all’altro in un infinito presente.
Davide Corsetti
18
marzo 2009
Centopercento Arte Contemporanea
Dal 18 marzo al 05 aprile 2009
arte contemporanea
Location
ZAMENHOF
Milano, Via Ludovico Lazzaro Zamenhof, 11, (Milano)
Milano, Via Ludovico Lazzaro Zamenhof, 11, (Milano)
Orario di apertura
da mercoledi a domenica ore 15 - 19
Vernissage
18 Marzo 2009, ore 18.30
Autore
Curatore