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Arturo Nathan – Silenzio e luce
Agli oli e ai disegni di Nathan sono state accostate non a caso opere dello stesso Sbisà, di Gillo Dorfles e di Leonor Fini con lo scopo di rievocare, così come accade nel video, il milieu culturale e artistico dell’epoca, collocato in una Trieste già italiana, ma ancora molto sensibilmente intrisa di matrici culturali europee sia per quanto riguarda la pittura che altre forme espressive del sentire, nel cui ambito va collocata anche la psicanalisi, nata a Vienna nello studio di Freud.
Comunicato stampa
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S’inaugura venerdì 22 maggio 2009 alle ore 18.00 nella sede della Deutsche Bank di Trieste (via Roma, 7) una mostra dedicata al grande pittore triestino Arturo Nathan (Trieste 1891 - Biberach am der Riess, Germania 1944), artista di livello e respiro europeo, ideata e curata dall’architetto Marianna Accerboni con il patrocinio dell’Archivio di Stato di Trieste. Le sere del 21 e 22 maggio, per sottolineare l’evento, sulla facciata della banca avrà luogo una performance di luce. Nel corso della vernice verrà presentato un video-documentario inedito, ideato e realizzato da Barbara Mapelli in collaborazione con Marianna Accerboni, che riporta approfondite testimonianze sull’artista da parte del critico e pittore Gillo Dorfles, della sorella Daisy Nathan Margadonna e della pittrice Mirella Schott Sbisà, moglie di Carlo Sbisà, grande amico, così come Dorfles, di Nathan. Nel video compaiono anche le poesie di Nathan (interpretate da Sammy Varin) e le lettere dell’artista a Carlo Sbisà (lette da Fabio Pasini), mentre le musiche sono composte per l’occasione da Matteo Roberto Pilliteri.
Agli oli e ai disegni di Nathan sono state accostate non a caso opere dello stesso Sbisà, di Gillo Dorfles e di Leonor Fini con lo scopo di rievocare, così come accade nel video, il milieu culturale e artistico dell’epoca, collocato in una Trieste già italiana, ma ancora molto sensibilmente intrisa di matrici culturali europee sia per quanto riguarda la pittura che altre forme espressive del sentire, nel cui ambito va collocata anche la psicanalisi, nata a Vienna nello studio di Freud.
La rassegna, che dopo Trieste sarà trasferita a Milano e a Bruxelles, propone una serie di importanti oli accanto a un disegno e a un pastello e risulta particolarmente preziosa, poiché nel corso della sua vita Arti, come lo chiamavano gli amici, dipinse soltanto un numero limitato di quadri (di cui risultano catalogati una settantina), in quanto impiegava molto tempo per l’esecuzione di ciascuna opera. Inoltre alcuni suoi lavori sono andati perduti o sono stati distrutti.
“Nathan” scrive Accerboni nella presentazione “compone una pittura onirica di respiro metafisico, altamente visionaria, introspettiva e liberatoria, connotata, a volte, di algida bellezza, altre, di soffuso, morbido tepore: un sogno ai confini di un universo surreale, in cui gli stati d’animo si susseguono alterni, dolorosi oppure velati di speranza, sempre intrisi di una luce che allude ad altri mondi”.
Arturo Nathan, l’animo e la vita
“...era puro, ingenuo e tormentato, ma anche egocentrico...” con queste parole Daisy Nathan Margadonna, 103 anni compiuti, ricorda, dalla sua abitazione romana, il fratello Arturo: cittadino inglese di famiglia ebrea (il padre era suddito britannico di sangue indiano) - scrive Marianna Accerboni - nato a Trieste sotto l’impero austroungarico nel 1891, dopo essersi iscritto alla Facoltà di Filosofia, allo scoppio della Grande Guerra Nathan fu costretto a rientrare in Gran Bretagna, dove dichiarò di avere la terza elementare per non partecipare attivamente al conflitto.
Nel 1919 ritornò a Trieste, turbato e depresso, e iniziò l'analisi con Edoardo Weiss, allievo di Sigmund Freud, che lo invitò, per alleviare le sue pene interiori, a seguire l’inclinazione artistica. Nathan iniziò allora a frequentare lo studio del pittore Giovanni Zangrando e a seguire i corsi di nudo al Circolo Artistico Triestino, diventò sodale dei pittori Carlo Sbisà e Leonor Fini e incontrò a Roma gli artisti Giorgio de Chirico e Savinio. Alla fine degli anni venti Vittorio Barbaroux gli organizzò una mostra a Milano, in cui espose con la Fini e con Sbisà. Per quanto riguarda le mostre più significative, dal ’27 al ’37 fu presente alle rassegne del Sindacato di Belle Arti di Trieste, dal ‘30 al ’36 alla Biennale di Venezia e dal ’31 e ’35 alle Quadriennali romane.
La partecipazione alle esposizioni si concluse nel 1938, quando le leggi razziali lo indussero a isolarsi e a lasciare l'attività artistica. Poiché era inglese ed ebreo, nel 1940 fu mandato al confino nelle Marche e, dopo l’8 settembre, in un altro centro in Italia, da cui rifiutò di fuggire nonostante gliene fosse stata offerta la possibilità, in quanto non riteneva dignitoso cambiare il proprio nome. Successivamente venne internato nel campo di Bergen-Belsen, in cui, lavorando la terra, si ferì a una gamba, e a Biberach, dove, nel 1944, viene trovato morente degli alleati.
Agli oli e ai disegni di Nathan sono state accostate non a caso opere dello stesso Sbisà, di Gillo Dorfles e di Leonor Fini con lo scopo di rievocare, così come accade nel video, il milieu culturale e artistico dell’epoca, collocato in una Trieste già italiana, ma ancora molto sensibilmente intrisa di matrici culturali europee sia per quanto riguarda la pittura che altre forme espressive del sentire, nel cui ambito va collocata anche la psicanalisi, nata a Vienna nello studio di Freud.
La rassegna, che dopo Trieste sarà trasferita a Milano e a Bruxelles, propone una serie di importanti oli accanto a un disegno e a un pastello e risulta particolarmente preziosa, poiché nel corso della sua vita Arti, come lo chiamavano gli amici, dipinse soltanto un numero limitato di quadri (di cui risultano catalogati una settantina), in quanto impiegava molto tempo per l’esecuzione di ciascuna opera. Inoltre alcuni suoi lavori sono andati perduti o sono stati distrutti.
“Nathan” scrive Accerboni nella presentazione “compone una pittura onirica di respiro metafisico, altamente visionaria, introspettiva e liberatoria, connotata, a volte, di algida bellezza, altre, di soffuso, morbido tepore: un sogno ai confini di un universo surreale, in cui gli stati d’animo si susseguono alterni, dolorosi oppure velati di speranza, sempre intrisi di una luce che allude ad altri mondi”.
Arturo Nathan, l’animo e la vita
“...era puro, ingenuo e tormentato, ma anche egocentrico...” con queste parole Daisy Nathan Margadonna, 103 anni compiuti, ricorda, dalla sua abitazione romana, il fratello Arturo: cittadino inglese di famiglia ebrea (il padre era suddito britannico di sangue indiano) - scrive Marianna Accerboni - nato a Trieste sotto l’impero austroungarico nel 1891, dopo essersi iscritto alla Facoltà di Filosofia, allo scoppio della Grande Guerra Nathan fu costretto a rientrare in Gran Bretagna, dove dichiarò di avere la terza elementare per non partecipare attivamente al conflitto.
Nel 1919 ritornò a Trieste, turbato e depresso, e iniziò l'analisi con Edoardo Weiss, allievo di Sigmund Freud, che lo invitò, per alleviare le sue pene interiori, a seguire l’inclinazione artistica. Nathan iniziò allora a frequentare lo studio del pittore Giovanni Zangrando e a seguire i corsi di nudo al Circolo Artistico Triestino, diventò sodale dei pittori Carlo Sbisà e Leonor Fini e incontrò a Roma gli artisti Giorgio de Chirico e Savinio. Alla fine degli anni venti Vittorio Barbaroux gli organizzò una mostra a Milano, in cui espose con la Fini e con Sbisà. Per quanto riguarda le mostre più significative, dal ’27 al ’37 fu presente alle rassegne del Sindacato di Belle Arti di Trieste, dal ‘30 al ’36 alla Biennale di Venezia e dal ’31 e ’35 alle Quadriennali romane.
La partecipazione alle esposizioni si concluse nel 1938, quando le leggi razziali lo indussero a isolarsi e a lasciare l'attività artistica. Poiché era inglese ed ebreo, nel 1940 fu mandato al confino nelle Marche e, dopo l’8 settembre, in un altro centro in Italia, da cui rifiutò di fuggire nonostante gliene fosse stata offerta la possibilità, in quanto non riteneva dignitoso cambiare il proprio nome. Successivamente venne internato nel campo di Bergen-Belsen, in cui, lavorando la terra, si ferì a una gamba, e a Biberach, dove, nel 1944, viene trovato morente degli alleati.
22
maggio 2009
Arturo Nathan – Silenzio e luce
Dal 22 maggio al 05 giugno 2009
arte contemporanea
Location
DEUTSCHE BANK
Trieste, Via Roma, 7, (Trieste)
Trieste, Via Roma, 7, (Trieste)
Orario di apertura
da lunedì a venerdì 8.20 - 13.20 e 14.35 - 15.35 sabato e domenica 17.00 -19.30 / martedì 2 giugno chiuso
Vernissage
22 Maggio 2009, ore 18
Autore
Curatore