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Alik Cavaliere / Emilio Scanavino – Omaggio all’America Latina
Tessendo trame di racconti filosofici e letterari, Cavaliere scolpisce figure popolari nel Secondo Dopoguerra; negli anni Sessanta inventa personaggi beckettiani, da teatro dell’assurdo, che trasportano la sua ricerca sullo spazio ben oltre i modi tradizionali della scultura, fino ad aprire la via alla narrazione totale…
Comunicato stampa
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Costruire la gabbia, sfondare la gabbia
Si è detto che tutta l’arte è impegnata e che sia essa stessa un contropotere dell’intelletto nel momento in cui posa il suo sguardo critico sul mondo.
A cavallo degli anni Sessanta e Settanta, però, l’arte nella sua totalità in qualche modo era engagé, per via del clima culturale particolarmente ricco di istanze rivoluzionarie.
Questo breve e appena accennato spaccato introduttivo, tuttavia, è inadeguato a inquadrare la poetica densa e sfaccettata di Cavaliere e Scanavino, forti di un impegno umano, ancora prima che politico. Testimoni di un disagio profondo a livello ontologico-sociologico il primo, a livello esistenziale e psicologico il secondo (come scrisse Enrico Crispolti sul catalogo Censura a San Paolo nel 1971), i due artisti si fanno interpreti di un tempo e uno spazio difficili da narrare o esprimere, senza nulla concedere al didascalico o al descrittivo.
Tessendo trame di racconti filosofici e letterari, Cavaliere scolpisce figure popolari nel Secondo Dopoguerra; negli anni Sessanta inventa personaggi beckettiani, da teatro dell’assurdo, che trasportano la sua ricerca sullo spazio ben oltre i modi tradizionali della scultura, fino ad aprire la via alla narrazione totale.
La sua è una ricerca sull’uomo, anche quando, sempre attorno al 1960, comincia a lavorare su un’idea di natura, aggrovigliando calchi di rami e frutti surreali fusi in bronzo.
L’universo di Scanavino è quello della materia, spesso pittorica, che non conduce all’immagine astratta, né al simbolo, ma al fenomeno che si manifesta attraverso il gesto. Questo filo diretto tra l’interiorità istintuale e la membrana fa della tela una soglia paradossale, un abisso che non consente entrata né uscita, ma solo riflessione e, in definitiva, conoscenza di sé e dell’uomo.
Partiti da ricerche personali necessariamente differenti, ma accomunate dall’impegno verso la condizione umana, i due artisti decidono di collaborare. Invitati dalla Biennale di Venezia a partecipare alla XI Biennale di San Paolo del 1971, presentano un progetto realizzato a quattro mani, Omaggio all’America Latina. Eloquenti le parole di Alik in un suo scritto inedito del 1970 che introduce la genesi dell’opera: “…non ho deciso chiaramente per San Paolo. Arriva Scanavino e mi avviluppa in un turbinio di parole e immagini. Vado da Scanavino: arriviamo a una soluzione pulita, i nomi dei morti per la libertà in un lastra pulita, quasi anonima. Scanavino ha costruito intorno a sé un mondo che produce Scanavino”. “162 nomi di martiri per la libertà del Sud America scelti senza distinzione di fede, etnia, motivazione, iscritti tra fiori, che divengono rossi grumi di sangue – segnale e messaggio, tra intrichi, bronzo e argento, di una vegetazione aspra e disseccata”, scrive ancora Alik dopo che l’opera, una volta giunta in Brasile, subisce la violenza della censura per opera del consolato italiano. Ma a quel punto è già diventata il manifesto della negazione della libertà, dimostrando ulteriormente il suo valore assoluto.
Il bellissimo “retablo”, imponente nelle dimensioni, come nel messaggio, si trova oggi alla Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente di Milano.
Al Centro Artistico Alik Cavaliere si è scelto di esporre alcune opere rappresentative dell’impegno intellettuale dei due artisti, che raggiunge l’apice nei lavori realizzati a cavallo dei decenni Sessanta e Settanta. Scanavino con la sua urgenza del graffio che scalfisce senza soluzione di continuità, rimanda alla condizione della prigionia. La stessa atmosfera è restituita da Cavaliere con le opere-gabbia della serie “W la libertà” nelle quali Alik colloca oggetti reali imprigionati. Eppure il loro vincolo di realtà trascende miracolosamente in una condizione universale e simbolica. Osservando le opere di entrambi, infatti, lo spettatore fa esperienza di un senso segreto dell’impossibile che, manifestandosi, si muta concettualmente in una opposta idea di libertà.
Lorena Giuranna
Si è detto che tutta l’arte è impegnata e che sia essa stessa un contropotere dell’intelletto nel momento in cui posa il suo sguardo critico sul mondo.
A cavallo degli anni Sessanta e Settanta, però, l’arte nella sua totalità in qualche modo era engagé, per via del clima culturale particolarmente ricco di istanze rivoluzionarie.
Questo breve e appena accennato spaccato introduttivo, tuttavia, è inadeguato a inquadrare la poetica densa e sfaccettata di Cavaliere e Scanavino, forti di un impegno umano, ancora prima che politico. Testimoni di un disagio profondo a livello ontologico-sociologico il primo, a livello esistenziale e psicologico il secondo (come scrisse Enrico Crispolti sul catalogo Censura a San Paolo nel 1971), i due artisti si fanno interpreti di un tempo e uno spazio difficili da narrare o esprimere, senza nulla concedere al didascalico o al descrittivo.
Tessendo trame di racconti filosofici e letterari, Cavaliere scolpisce figure popolari nel Secondo Dopoguerra; negli anni Sessanta inventa personaggi beckettiani, da teatro dell’assurdo, che trasportano la sua ricerca sullo spazio ben oltre i modi tradizionali della scultura, fino ad aprire la via alla narrazione totale.
La sua è una ricerca sull’uomo, anche quando, sempre attorno al 1960, comincia a lavorare su un’idea di natura, aggrovigliando calchi di rami e frutti surreali fusi in bronzo.
L’universo di Scanavino è quello della materia, spesso pittorica, che non conduce all’immagine astratta, né al simbolo, ma al fenomeno che si manifesta attraverso il gesto. Questo filo diretto tra l’interiorità istintuale e la membrana fa della tela una soglia paradossale, un abisso che non consente entrata né uscita, ma solo riflessione e, in definitiva, conoscenza di sé e dell’uomo.
Partiti da ricerche personali necessariamente differenti, ma accomunate dall’impegno verso la condizione umana, i due artisti decidono di collaborare. Invitati dalla Biennale di Venezia a partecipare alla XI Biennale di San Paolo del 1971, presentano un progetto realizzato a quattro mani, Omaggio all’America Latina. Eloquenti le parole di Alik in un suo scritto inedito del 1970 che introduce la genesi dell’opera: “…non ho deciso chiaramente per San Paolo. Arriva Scanavino e mi avviluppa in un turbinio di parole e immagini. Vado da Scanavino: arriviamo a una soluzione pulita, i nomi dei morti per la libertà in un lastra pulita, quasi anonima. Scanavino ha costruito intorno a sé un mondo che produce Scanavino”. “162 nomi di martiri per la libertà del Sud America scelti senza distinzione di fede, etnia, motivazione, iscritti tra fiori, che divengono rossi grumi di sangue – segnale e messaggio, tra intrichi, bronzo e argento, di una vegetazione aspra e disseccata”, scrive ancora Alik dopo che l’opera, una volta giunta in Brasile, subisce la violenza della censura per opera del consolato italiano. Ma a quel punto è già diventata il manifesto della negazione della libertà, dimostrando ulteriormente il suo valore assoluto.
Il bellissimo “retablo”, imponente nelle dimensioni, come nel messaggio, si trova oggi alla Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente di Milano.
Al Centro Artistico Alik Cavaliere si è scelto di esporre alcune opere rappresentative dell’impegno intellettuale dei due artisti, che raggiunge l’apice nei lavori realizzati a cavallo dei decenni Sessanta e Settanta. Scanavino con la sua urgenza del graffio che scalfisce senza soluzione di continuità, rimanda alla condizione della prigionia. La stessa atmosfera è restituita da Cavaliere con le opere-gabbia della serie “W la libertà” nelle quali Alik colloca oggetti reali imprigionati. Eppure il loro vincolo di realtà trascende miracolosamente in una condizione universale e simbolica. Osservando le opere di entrambi, infatti, lo spettatore fa esperienza di un senso segreto dell’impossibile che, manifestandosi, si muta concettualmente in una opposta idea di libertà.
Lorena Giuranna
28
maggio 2009
Alik Cavaliere / Emilio Scanavino – Omaggio all’America Latina
Dal 28 maggio all'undici giugno 2009
arte contemporanea
Location
CENTRO ARTISTICO ALIK CAVALIERE
Milano, Via Edmondo De Amicis, 17, (Milano)
Milano, Via Edmondo De Amicis, 17, (Milano)
Vernissage
28 Maggio 2009, h. 19.00
Autore
Curatore