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Ilze Jaunberga – Il Castello della Luce
La pittrice lettone esporrà dipinti nei quali risulterà icona ricorrente la struttura architettonica, con evocazioni stranianti, della monumentale biblioteca battezzata “Il Castello della Luce”, simbolo della ritrovata indipendenza nazionale dopo l’occupazione sovietica, in costruzione a Riga sulla riva sinistra del fiume Daugava, prospiciente – sulla riva destra – il Museo dell’Occupazione.
Comunicato stampa
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La pittrice lettone esporrà dipinti nei quali risulterà icona ricorrente la struttura architettonica, con evocazioni stranianti, della monumentale biblioteca battezzata “Il Castello della Luce”, simbolo della ritrovata indipendenza nazionale dopo l’occupazione sovietica, in costruzione a Riga sulla riva sinistra del fiume Daugava, prospiciente – sulla riva destra - il Museo dell’Occupazione.(http://www.gaismaspils.lv/gp/index.php).
Segue un brano del testo critico di Enzo Rossi-Ròiss.
Il Castello della Luce iconizzato da Ilze Jaunberga sulle tele dipinte per l’expo a Venezia in concomitanza con la 53esima Biennale d’Arte, è una location mitica e simbolica leggendarizzata dalla vox populi come tempio pagano della saggezza/luminosità, sprofondato in un lago come l’antica Atlantide nel fondo del mare, dalle azioni nefaste/tenebrose del Male sopraffattore del Bene. Una location descritta prevalentemente da canzoni (Dainas) cantate in coro, di generazione in generazione durante molti secoli, fino a che non ha avuto inizio nel 1800 la scrittura creativa in lingua lettone dei poeti, drammaturghi e narratori, storicizzata da Ernests Blese della Università di Riga, edita in lingua italiana da Sansoni Accademia nel 1969 a cura di Giacomo Devoto.
L’intenzione primigenia che ha attivato il pensiero dell’artista lettone, nel momento in cui ha avuto inizio la gestazione delle opere per tale expo, non è stata, però, una intenzione celebrativa e agiografante, conoscendo le opinioni in contrasto espresse dal popolo lettone sulla opportunità di spendere 160 milioni di euro “pubblici” per la costruzione di una mega-biblioteca nazionale, anziché di un mega-ospedale (per esempio). L’essere cittadina lettone e patriota orgogliosa del tipo 100/100, decisa e impegnata a darsi identità e notorietà come artista, l’ha motivata a generare e nutrire intenzioni comunque divulgative, per la iconizzazione della mitologia e della simbologia che saranno monumentalizzate dall’edificio in costruzione, simulacro della Montagna di Vetro location favolistica. A futura memoria delle libertà individuali conquistate dai lettoni con la ritrovata indipendenza politica nazionale nel 1991, dopo la caduta del Muro di Berlino, equivalente al risveglio di una principessa addormentata in cima a tale Montagna, simbolo del risveglio nazionale invocato e perseguito durante i sette secoli rappresentati dai sette corvi della leggenda popolare, neutralizzati dall’intervento di un cavaliere virtuoso e coraggioso.
Andrejs Pumpurs (1841-1902), poeta e patriota lettone, ha il merito di aver miscelato il meglio di più leggende lettoni, più o meno simili, in un poema epico nazionale unico, pubblicato nel 1888 col titolo “Lacplesis” (Lo squartatore di orsi): esaltazione poetica della figura mitica dell’eroe nazionale che impersona il Bene e riporta in superficie alla luce del sole il Castello sepolto dalle forze del Male. Auseklis (Krogzemju Mikus 1850-1879) ha scritto una poesia intitolata “Il Castello della Luce” (Gaismas Pils), divenuta testo di una canzone popolarissima (musica di Jazeps Vitols), che esalta la forza spirituale del popolo lettone, con le sue speranze di libertà personali e la resurrezione della nazione, aiutato dalle divinità pagane sprofondate col Castello: incitando le nuove generazioni, portatrici delle idee di indipendenza nazionale, a sostenere il popolo. Rainis (Janis Plieksans 1865-1929), marito della poetessa Aspazija (Elza Rozenberga 1868-1943), cinque anni di prigione a Slobodsk per attività rivoluzionaria e 14 anni di esilio successivamente in Svizzera, giurista e traduttore del “Faust” di Goethe, ha scritto invece un’opera teatrale intitolata “Il fuoco e la notte” (1907) per la rappresentazione delle stesse vicende dell’eroe Lacplesis, con gli stessi personaggi femminili contrapposti.
I dipinti eseguiti dalla Jaunberga costituiscono la prima raffigurazione e interpretazione pittorica moderna, scevra da ogni indulgenza iconica retorica, della simbologia di una leggenda popolare nazionale: la stessa leggenda che ha ispirato l’architetto Gunars Birkerts, nel mommento in cui ha concepito il progetto per la costruzione, sulla riva sinistra del fiume Daugava a Riga, di una monumentale Biblioteca Nazionale Lettone (Latvijas Nacionala Biblioteka) nomata Castello della Luce (Gaismas Pils), simulacro di una Montagna di Vetro.
Un Castello della Luce (Castello de la Luz) risulta essere stato costruito alla fine del XV secolo sull’isola Gran Canaria territorio spagnolo, per difendere la città La Palmas dagli assalti dei pirati. Drake, Morgan ed altri furono respinti con successo. Non fu respinto, invece, l’olandese Pieter Van Der Does che lo conquistò e saccheggiò, incendiando la città nel 1599. E’ stato recuperato da poco come attrazione turistica e spazio verde cittadino circondato da un parco con roseto.
The Castle of Light iconised by Ilze Jaunberga in her paintings on canvas for the Venice show programmed to coincide with the 53rd Art Biennial, is a place of myths and symbolism regarded by popular tradition as a legendary pagan temple to wisdom and light. It lies underwater at the bottom of a lake, just as ancient Atlantis stood at the bottom of the sea, caused to sink by the malevolent and sinister doings of the forces of Evil over Good. In the past, descriptions of the location were mostly in the form of songs (Dainas) sung together and passed down through the generations for centuries until poets, playwrights and storytellers began to express themselves creatively in written Latvian from 1800. The works were put together by Ernests Blese of Riga University and the collection was edited in Italian by Giacomo Devoto for Sansoni Accademia in 1969.
The underlying intent that inspired the Latvian artist when she first began to consider what to work on for the show was not celebratory or indulgent, familiar as she was with public opinion regarding the idea of spending €160 million of “public” money on a huge national library instead of on a large new hospital for example. As a Latvian citizen and a proud patriot to the core, committed to making a name for herself along with a strong artistic identity, she was prompted to render her works informative in some way and to iconise the mythology and symbolism that will be monumentalised by the structure currently being built - a rendering of the fairy-tale Mountain of Glass. This will celebrate for posterity the personal freedom gained by all Latvians when renewed political independence came with the fall of the Berlin Wall in 1991 - the story of the reawakening of a sleeping princess at the top of the Mountain symbolises the national reawakening that was invoked and pursued for seven centuries, represented by the seven crows of popular legend that were vanquished by a brave and virtuous knight.
In 1888 Andrejs Pumpurs (1841-1902), a Latvian poet and patriot, published a national epic poem entitled “Lacplesis” (the bear slaughterer) that includes the best of a variety of his country's legends. The poem glorifies a mythical national hero who symbolises the power of virtue and brings the submerged castle that has been sunk in the lake by the forces of evil, out of the water. Auseklis (Krogzemju Mikus 1850-1879) wrote a poem called “The Castle of Light” (Gaismas Pils) used as the lyrics for a popular song (music by Jazeps Vitols) which celebrates the spiritual strength of the Latvian people and their hopes for personal freedom and, assisted by the pagan gods who have been sunk along with the castle, for the rebirth of the nation; the younger generations are encouraged to uphold the people by carrying forward the ideals of nationalism. Rainis (Janis Plieksans 1865-1929), husband of the poet Aspazija (Elza Rozenberga 1868-1943), spent five years in prison for revolutionary activity and, later, 14 years in exile in Switzerland. A jurist and translator of Goethe's “Faust” he wrote a play entitled “The Fire and the Night” (1907) which recounted the same stories about the hero Lacplesis and included the same female characters.
Jaunberga's paintings are the first time modern art has represented and interpreted, without any iconic rhetoric indulgence, the symbolism of a popular national legend. The same legend inspired the architect Gunars Birkerts when he drew up the plans for the construction of the monumental National Library of Latvia (Latvijas Nacionala Biblioteka) on the left bank of the Daugava river in Riga. Known as the Castle of Light (Gaismas Pils) it is reminiscent of a Mountain of Glass.
A Castle of Light (Castello de la Luz)) was built in the late 15th century on the Spanish island of Gran Canaria in order to defend the city of La Palmas from pirate attacks. Drake, Morgan and others were successfully driven back but the Dutchman Pieter Van Der Does was not and he conquered and ransacked the castle, burning down the city in 1599. It has recently been restored as a tourist attraction and as a green area, surrounded by a park and rose garden.
Segue un brano del testo critico di Enzo Rossi-Ròiss.
Il Castello della Luce iconizzato da Ilze Jaunberga sulle tele dipinte per l’expo a Venezia in concomitanza con la 53esima Biennale d’Arte, è una location mitica e simbolica leggendarizzata dalla vox populi come tempio pagano della saggezza/luminosità, sprofondato in un lago come l’antica Atlantide nel fondo del mare, dalle azioni nefaste/tenebrose del Male sopraffattore del Bene. Una location descritta prevalentemente da canzoni (Dainas) cantate in coro, di generazione in generazione durante molti secoli, fino a che non ha avuto inizio nel 1800 la scrittura creativa in lingua lettone dei poeti, drammaturghi e narratori, storicizzata da Ernests Blese della Università di Riga, edita in lingua italiana da Sansoni Accademia nel 1969 a cura di Giacomo Devoto.
L’intenzione primigenia che ha attivato il pensiero dell’artista lettone, nel momento in cui ha avuto inizio la gestazione delle opere per tale expo, non è stata, però, una intenzione celebrativa e agiografante, conoscendo le opinioni in contrasto espresse dal popolo lettone sulla opportunità di spendere 160 milioni di euro “pubblici” per la costruzione di una mega-biblioteca nazionale, anziché di un mega-ospedale (per esempio). L’essere cittadina lettone e patriota orgogliosa del tipo 100/100, decisa e impegnata a darsi identità e notorietà come artista, l’ha motivata a generare e nutrire intenzioni comunque divulgative, per la iconizzazione della mitologia e della simbologia che saranno monumentalizzate dall’edificio in costruzione, simulacro della Montagna di Vetro location favolistica. A futura memoria delle libertà individuali conquistate dai lettoni con la ritrovata indipendenza politica nazionale nel 1991, dopo la caduta del Muro di Berlino, equivalente al risveglio di una principessa addormentata in cima a tale Montagna, simbolo del risveglio nazionale invocato e perseguito durante i sette secoli rappresentati dai sette corvi della leggenda popolare, neutralizzati dall’intervento di un cavaliere virtuoso e coraggioso.
Andrejs Pumpurs (1841-1902), poeta e patriota lettone, ha il merito di aver miscelato il meglio di più leggende lettoni, più o meno simili, in un poema epico nazionale unico, pubblicato nel 1888 col titolo “Lacplesis” (Lo squartatore di orsi): esaltazione poetica della figura mitica dell’eroe nazionale che impersona il Bene e riporta in superficie alla luce del sole il Castello sepolto dalle forze del Male. Auseklis (Krogzemju Mikus 1850-1879) ha scritto una poesia intitolata “Il Castello della Luce” (Gaismas Pils), divenuta testo di una canzone popolarissima (musica di Jazeps Vitols), che esalta la forza spirituale del popolo lettone, con le sue speranze di libertà personali e la resurrezione della nazione, aiutato dalle divinità pagane sprofondate col Castello: incitando le nuove generazioni, portatrici delle idee di indipendenza nazionale, a sostenere il popolo. Rainis (Janis Plieksans 1865-1929), marito della poetessa Aspazija (Elza Rozenberga 1868-1943), cinque anni di prigione a Slobodsk per attività rivoluzionaria e 14 anni di esilio successivamente in Svizzera, giurista e traduttore del “Faust” di Goethe, ha scritto invece un’opera teatrale intitolata “Il fuoco e la notte” (1907) per la rappresentazione delle stesse vicende dell’eroe Lacplesis, con gli stessi personaggi femminili contrapposti.
I dipinti eseguiti dalla Jaunberga costituiscono la prima raffigurazione e interpretazione pittorica moderna, scevra da ogni indulgenza iconica retorica, della simbologia di una leggenda popolare nazionale: la stessa leggenda che ha ispirato l’architetto Gunars Birkerts, nel mommento in cui ha concepito il progetto per la costruzione, sulla riva sinistra del fiume Daugava a Riga, di una monumentale Biblioteca Nazionale Lettone (Latvijas Nacionala Biblioteka) nomata Castello della Luce (Gaismas Pils), simulacro di una Montagna di Vetro.
Un Castello della Luce (Castello de la Luz) risulta essere stato costruito alla fine del XV secolo sull’isola Gran Canaria territorio spagnolo, per difendere la città La Palmas dagli assalti dei pirati. Drake, Morgan ed altri furono respinti con successo. Non fu respinto, invece, l’olandese Pieter Van Der Does che lo conquistò e saccheggiò, incendiando la città nel 1599. E’ stato recuperato da poco come attrazione turistica e spazio verde cittadino circondato da un parco con roseto.
The Castle of Light iconised by Ilze Jaunberga in her paintings on canvas for the Venice show programmed to coincide with the 53rd Art Biennial, is a place of myths and symbolism regarded by popular tradition as a legendary pagan temple to wisdom and light. It lies underwater at the bottom of a lake, just as ancient Atlantis stood at the bottom of the sea, caused to sink by the malevolent and sinister doings of the forces of Evil over Good. In the past, descriptions of the location were mostly in the form of songs (Dainas) sung together and passed down through the generations for centuries until poets, playwrights and storytellers began to express themselves creatively in written Latvian from 1800. The works were put together by Ernests Blese of Riga University and the collection was edited in Italian by Giacomo Devoto for Sansoni Accademia in 1969.
The underlying intent that inspired the Latvian artist when she first began to consider what to work on for the show was not celebratory or indulgent, familiar as she was with public opinion regarding the idea of spending €160 million of “public” money on a huge national library instead of on a large new hospital for example. As a Latvian citizen and a proud patriot to the core, committed to making a name for herself along with a strong artistic identity, she was prompted to render her works informative in some way and to iconise the mythology and symbolism that will be monumentalised by the structure currently being built - a rendering of the fairy-tale Mountain of Glass. This will celebrate for posterity the personal freedom gained by all Latvians when renewed political independence came with the fall of the Berlin Wall in 1991 - the story of the reawakening of a sleeping princess at the top of the Mountain symbolises the national reawakening that was invoked and pursued for seven centuries, represented by the seven crows of popular legend that were vanquished by a brave and virtuous knight.
In 1888 Andrejs Pumpurs (1841-1902), a Latvian poet and patriot, published a national epic poem entitled “Lacplesis” (the bear slaughterer) that includes the best of a variety of his country's legends. The poem glorifies a mythical national hero who symbolises the power of virtue and brings the submerged castle that has been sunk in the lake by the forces of evil, out of the water. Auseklis (Krogzemju Mikus 1850-1879) wrote a poem called “The Castle of Light” (Gaismas Pils) used as the lyrics for a popular song (music by Jazeps Vitols) which celebrates the spiritual strength of the Latvian people and their hopes for personal freedom and, assisted by the pagan gods who have been sunk along with the castle, for the rebirth of the nation; the younger generations are encouraged to uphold the people by carrying forward the ideals of nationalism. Rainis (Janis Plieksans 1865-1929), husband of the poet Aspazija (Elza Rozenberga 1868-1943), spent five years in prison for revolutionary activity and, later, 14 years in exile in Switzerland. A jurist and translator of Goethe's “Faust” he wrote a play entitled “The Fire and the Night” (1907) which recounted the same stories about the hero Lacplesis and included the same female characters.
Jaunberga's paintings are the first time modern art has represented and interpreted, without any iconic rhetoric indulgence, the symbolism of a popular national legend. The same legend inspired the architect Gunars Birkerts when he drew up the plans for the construction of the monumental National Library of Latvia (Latvijas Nacionala Biblioteka) on the left bank of the Daugava river in Riga. Known as the Castle of Light (Gaismas Pils) it is reminiscent of a Mountain of Glass.
A Castle of Light (Castello de la Luz)) was built in the late 15th century on the Spanish island of Gran Canaria in order to defend the city of La Palmas from pirate attacks. Drake, Morgan and others were successfully driven back but the Dutchman Pieter Van Der Does was not and he conquered and ransacked the castle, burning down the city in 1599. It has recently been restored as a tourist attraction and as a green area, surrounded by a park and rose garden.
01
giugno 2009
Ilze Jaunberga – Il Castello della Luce
Dal primo al 30 giugno 2009
arte contemporanea
Location
CHIESA SAN MAURIZIO
Venezia, Campo San Maurizio, (Venezia)
Venezia, Campo San Maurizio, (Venezia)
Orario di apertura
ore 10-20
Vernissage
6 Giugno 2009, ore 18
Sito web
www.ilzejaunberga.com
Autore
Curatore