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Marisa Settembrini – La Vita Nova
Magistrale il lavoro sul ritratto che fa ritrovare psiche e intelletto incastonati nella pioggia informale dei segni che descrivono ogni personaggio
Comunicato stampa
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Anno dopo anno la Città di Teglio, terra di Lombardia, acquisisce un ruolo di sempre maggior rilievo nel panorama artistico italiano ed europeo. E difatti negli anni trascorsi il sostegno e l’accoglienza dati ad artisti italiani e stranieri, che qui hanno esposto, ha fatto sottolineare come la cultura e l’arte in politica abbiano una valenza forte che un’amministrazione non può assolutamente trascurare. Un orizzonte di ampio respiro si apre anche nella stagione estiva di quest’anno e trova nuovamente l’Amministrazione Comunale diretta da Piergiorgio Grolli, pronta ad accogliere in giugno, ospitata nel Palazzo del Comune, una mostra personale di Marisa Settembrini, figura di spessore dell’arte italiana; e a luglio, disposta in diversi luoghi deputati della nostra cittadina una sorta di Biennale italiana, evento nell’evento, dal titolo “Nuovi Scenari” con poco più di trenta artisti; ambedue le iniziative sono state affidate alla curatela dell’illustrissimo Prof. Carlo Franza, Storico dell’Arte Moderna e Contemporanea di fama internazionale e firma del quotidiano “Libero” diretto da Vittorio Feltri. La mostra di Marisa Settembrini (La Vita Nova) per calcare un testo famoso riferito alla Beatrice di Dante svela con immagini intanto una sorta di vita interiore letta attraverso gli sguardi, eppoi una intera biblioteca di ritratti di personaggi che hanno posato per la pittrice italiana, da Vittorio Feltri a Indro Montanelli e Renato Farina, da Giovanni Paolo II a Benedetto XVI, da Rauschenberg a Emilio Tadini, da Wanda Osiris a Ernesto Calindri, e Ada Zunino. Magistrale il lavoro sul ritratto della Settembrini che fa ritrovare psiche e intelletto incastonati nella pioggia informale dei segni che descrivono ogni personaggio; poiché il suo lavoro ormai riconosciuto in Italia e all’estero campiona lo spaccato della ritrattistica contemporanea e ne fa un’artista di accertato valore.
Scrive Carlo Franza:
“La bellezza ha rotto gli argini e come un fiume in piena attraversa in modo eclatante il recente lavoro di Marisa Settembrini, che insiste sul tempo che passa e dura affrontando le contraddizioni dei miti d’oggi, come rammenta l’Accademico di Francia Jeane d’Ormesson, per portarsi poi su quella sfumata affermazione della modernità già vecchia nel momento che si avvia ad essere nuova e puntare il dito sul senso del divenire, con segni, colori e icone. Le icone-collage, immagini estrapolate da testi, libri, e quant’altro, raccolgono il flusso della storia, quel procedere del mondo, quella ventata di eternità che fissa secondo la forma di Tucidide, un ktema es aiei, ovvero un tesoro per sempre. La finestra aperta è sempre un motivo di respiro illimitato, di fuga nello spazio. Le icone-collage raccontano bei profili maschili e femminili, pagine scritte, oggetti di culto, immagini di un tempo interiore ed esteriore, il mondo della tradizione e dell’ironia, dei media, paesaggi di terra e di cielo, gesti raccolti ove tutto è sorpreso nello spazio infranto e la materia che attorno vi alita dilatata, sono una inaudita ricchezza di risonanze innestate le une alle altre, capaci di raccontarci non un inseguimento del vero, ma l’inesistenza sensibile accanto all’allusione efficace all’esistenza. La bellezza di questi dipinti della Settembrini, i ritratti effervescenti, l’arduo giuoco della sua invenzione, la modernità assoluta del linguaggio, stanno proprio nella commistione di lacerti di colore e di segno, in cui vive l’umanità allo specchio, amalgamati da una materia che rompe lo spazio profondo cristallizzando proprio quello sguardo che si mostra di un’assoluta preziosità. E’ anche un modo nuovo di porgere con tecniche diverse, l’immagine dello sguardo in relazione alla letteratura, alla filosofia del nostro tempo, uno sguardo eroico che diventa dono, freddo e scolpito, reale e indimenticabile, intellettivo e colto. Questa verità artistica miracolosamente salvata dal fare efficace di Marisa Settembrini, induce a leggervi non solo un colore composto, ma anche i riflessi e le sovrapposizioni. Dentro ogni opera vive un generatore di bellezza che ne argomenta sia la scelta del reperto cui l’artista ha posato l’occhio per il recupero e l’avvitamento creativo, sia lo sguardo di un ritratto che cambia sotto la pressione dell’odore del tempo.
Appunti dipinti che posseggono una loro maturità qualitativa, in quanto la rappresentazione coloristica è servita con il proprio movimento informale a dare efficacia suggestiva all’attitudine dello sguardo, catturata e fermata dall’occhio fotografico, ma fusa poi nell’infinita delicatezza della ricreazione del mondo invisibile.
La sua è una generosa interpretazione nuova, nuovissima, del nostro tempo, del tempo delle immagini, dell’altramodernità che sale come un sipario a chiudere un’epoca e ad aprirne un’altra.
Da anni Marisa Settembrini sembra riscrivere a colori un’Anabasi, cose viste, cose catturate, mescolando cronaca e cultura, arte e mestiere. Il tempo passa ma l’Avanguardia non è fuggita, così Marisa Settembrini vive la sua Avanguardia in un modo che sa d’altramodernità, portandosi verso orizzonti nuovi senza tralasciare le vecchie orme che si leggono persino nel segreto delle parole, dei segni e delle onde di colore, dalle nuvole laboratoriali che stringono l’immagine, le immagini del mondo, fermate proprio in quella fissità che reclama sia la potenza espressiva, sia il senso intimo dell’apparizione, sia l’espressione del bello che racchiude l’immagine in cornice, sia l’espressione suggestiva della riflessione filosofica. Le opere sono pagine che ci fanno accedere a una natura filtrata da un laboratorio poetico che opera in modi per certi versi analoghi a quelli di un laboratorio scientifico. Segni e macchie, orlature di colore, inserti visivi, recuperano un corpo antico di immagine. Ogni opera è un sopralluogo. In ogni sopralluogo l’artista cattura le immagini più belle del mondo, di quello terrestre e di quello celeste. In ognuna di queste immagini c’è il brusio della storia, la cadenza del quotidiano, la poesia del colore, il segreto delle costellazioni che si specchiano oltre lo zenith. Marisa Settembrini con questo intervento intellettivo e coraggioso, offre della pittura il lato più innovativo, giacchè esso contiene il cuore delle cose, che è quasi un viaggio nell’anima. E a quanto blaterare si fa oggi su un’arte che non media,non interpreta, non assegna e non sceglie, e non offre la pacificazione di forma e materia, e neppure il rito di passaggio da una realtà a un’altra, ovvero in tensione verso quella che scomodamente si chiama bellezza, approdo e porto che antichi e moderni hanno esplorato; ebbene Marisa Settembrini, viaggiatrice instancabile si porta in un vasto mondo dove la magia di nuove immagini, paesaggi e storia, è linfa vitale e stimolante, anzi autorevole prova del fuoco.
Biografia dell’artista
Marisa Settembrini è nata a Gagliano del Capo (Lecce) nel 1955. Dopo aver frequentato l’Accademia di Brera e la Kunst Akademie di Monaco di Baviera, oggi è titolare della cattedra di Discipline Pittoriche al Liceo Artistico di Brera, a Milano, città dove vive e che alterna con i riposi nella cittadina salentina di Alessano. La sua attività parte dal 1976 con l’invito alla mostra “La nuova figurazione italiana” al Palazzo dei Congressi di Roma, per conto della Quadriennale Romana.
Ha vinto il Premio Lyceum per la grafica nel 1984,il Premio Cortina nel 1994 per la pittura, il Premio Saint Vincent nel 1995, il Premio Bormio e il Premio Milano nel 1996. Negli ultimi anni Ottanta è stata presente a Milano, al Palazzo Sormani con una mostra di incisioni e nel 1991 il Comune le dedica una importante mostra nel Museo di Milano. Nel 1995, diciotto dipinti sul tema del Paradiso dantesco sono esposti all’Oratorio della Passione della Basilica di Sant’Ambrogio a Milano e nello stesso anno, quarantasei opere sono esposte all’Università Bocconi. E’invitata alla VI e alla VII Triennale dell’incisione italiana e alla XXXII Biennale d’Arte di Milano con sei dipinti nella sezione del ritratto. Nel dicembre 1997 è invitata alla V Biennale d’Arte di Cremona con tre grandi opere nella sezione del racconto, insieme a Tadini e Adami. Nel 1998 partecipa, su invito, alla mostra “Il giardino della ceramica” a Pietrasanta e alla mostra “Vergine, Madre, Regina” presso la Fondazione Mons. Bello. Sempre nel 1998 è invitata alla mostra “La soglia del silenzio” e nel 1999 alla mostra “Le stagioni della luce” nella galleria Lazzaro by Corsi di Milano, ambedue a cura del critico Carlo Franza. Numerose le mostre personali in Italia (Roma, Firenze, Alcamo, Lecce, Todi, Milano, Erice, San Vito Lo Capo, Pavia, Brescia, Sondrio, Loreto) e all’estero (New York, Monaco di Baviera, Dusseldorf), e le partecipazioni a importanti rassegne. E’ presente in vari Musei stranieri (Berlino, Montreal, New York) e italiani. Per questi ultimi vale ricordare le recenti acquisizioni al Civico Museo del Disegno di Salò (BS), 1993; al M.I.M.A.C. (Museo Internazionale Mariano di Arte Contemporanea) presso la Fondazione Mons. A. Bello di Alessano (LE), 1998, alla Civica Raccolta di Arte Contemporanea di Ruffano (LE), 1998,e al Civico Museo all’Aperto della Scultura di Martano(Le) nel 2004 con la “Porta della Luna”. Negli ultimi anni che chiudono il Millennio si dedica ad un racconto ove la scrittura transita nella pittura, in un trittico di mostre milanesi (Blanchaert Antiquariato, Chiesa Antiquariato) che culminano nella Rotonda di San Carlo al Corso. Nel 2003 viene collocata una sua grande Croce nel Santuario di San Vito a San Vito Lo Capo in Sicilia. Nello stesso anno espone a Sondrio in Palazzo Martinengo, poi ad Alcamo dai Maestri Evola e a Roma al Centrale Ristotheatre; per poi essere nel 2004 a New York, ancora a Milano con una mostra promossa dalla Provincia nello Spazio Guicciardini e a Roma in Vaticano, chiamata da Giovanni Paolo II per eseguire un grande ritratto che è andato, dopo la sua morte, nella cattedrale della città natale del Pontefice in Polonia. Gli ultimi anni la vedono impegnata nuovamente nel tema del racconto con installazioni all’Otel Ristotheatre nel 2005 e 2006, al Palazzo Borghese (FI) nel 2007 e 2008. Al Creative Council di Milano espone nel 2008 l’installazione “Sussurrando la libertà”, e nell’estate è invitata dall’Amministrazione di Loreto con la mostra “Alla corte del tempo” nel Bastione Sangallo. Partecipa a Milano al Circolo della stampa nella rassegna “Panorama Italiano” e allo Studio Comerio con “Canto per Eva” e un esempio di Pont Art e ancora “Solstizio d’inverno”. Nel 2009 è a Firenze dove al Plus Florence, presenta la mostra “Viaggio in Europa”. Nell’estate 2009 l’Amministrazione Comunale di Teglio le ordina in città una mostra personale, partecipando anche a “Nuovi Scenari” una prestigiosissima rassegna dislocata in più luoghi cittadini e curata da Carlo Franza. Ha inoltre elaborato in coedizione con alcuni scrittori varie cartelle di grafica. E’ stata segnalata da Jean Pierre Jouvet nel Catalogo Comanducci n. 14 e da Domenico Montalto nel n. 27. Della sua arte hanno scritto critici e scrittori italiani e stranieri, da Argan a Carluccio, da A. Del Guercio a Fabiani, da Ferguson, a Carlo Franza, da Armando Ginesi a Virgilio Guzzi e a Montalto, dalla Muritti a Ponente, da Russoli a Sanesi, da Evelina Schatz a Walter Schonenberg,da Fulvio Papi a Marco Valsecchi.
Biografia del curatore
Carlo Franza è uno Storico dell’Arte Moderna e Contemporanea, italiano. Nato ad Alessano (Lecce) nel 1949, è vissuto dal 1959 al 1980 a Roma dove ha studiato e conseguito tre lauree all’Università Statale La Sapienza (Lettere, Sociologia e Filosofia); dal 1980 è a Milano dove tuttora risiede. Professore Straordinario di Storia dell’Arte Moderna e Contemporanea, Ordinario di Lingua e Letteratura Italiana. Visiting Professor nell’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano e in altre numerose Università Estere. E’ stato indicato dal “Times” fra i dieci critici d’arte più importanti d’Europa. Giornalista, critico d’arte dal 1974 a “Il Giornale”di Indro Montanelli , oggi a “Libero” fondato e diretto da Vittorio Feltri. Ha al suo attivo decine di libri fondamentali e migliaia di pubblicazioni e cataloghi con presentazioni di mostre. Si è interessato dei più importanti artisti del mondo dei quali ne ha curato prestigiosissime mostre. Dal 2001 al 2007 è stato Consulente del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. E’ fondatore e direttore del Mimac della Fondazione Don Tonino Bello.
Scrive Carlo Franza:
“La bellezza ha rotto gli argini e come un fiume in piena attraversa in modo eclatante il recente lavoro di Marisa Settembrini, che insiste sul tempo che passa e dura affrontando le contraddizioni dei miti d’oggi, come rammenta l’Accademico di Francia Jeane d’Ormesson, per portarsi poi su quella sfumata affermazione della modernità già vecchia nel momento che si avvia ad essere nuova e puntare il dito sul senso del divenire, con segni, colori e icone. Le icone-collage, immagini estrapolate da testi, libri, e quant’altro, raccolgono il flusso della storia, quel procedere del mondo, quella ventata di eternità che fissa secondo la forma di Tucidide, un ktema es aiei, ovvero un tesoro per sempre. La finestra aperta è sempre un motivo di respiro illimitato, di fuga nello spazio. Le icone-collage raccontano bei profili maschili e femminili, pagine scritte, oggetti di culto, immagini di un tempo interiore ed esteriore, il mondo della tradizione e dell’ironia, dei media, paesaggi di terra e di cielo, gesti raccolti ove tutto è sorpreso nello spazio infranto e la materia che attorno vi alita dilatata, sono una inaudita ricchezza di risonanze innestate le une alle altre, capaci di raccontarci non un inseguimento del vero, ma l’inesistenza sensibile accanto all’allusione efficace all’esistenza. La bellezza di questi dipinti della Settembrini, i ritratti effervescenti, l’arduo giuoco della sua invenzione, la modernità assoluta del linguaggio, stanno proprio nella commistione di lacerti di colore e di segno, in cui vive l’umanità allo specchio, amalgamati da una materia che rompe lo spazio profondo cristallizzando proprio quello sguardo che si mostra di un’assoluta preziosità. E’ anche un modo nuovo di porgere con tecniche diverse, l’immagine dello sguardo in relazione alla letteratura, alla filosofia del nostro tempo, uno sguardo eroico che diventa dono, freddo e scolpito, reale e indimenticabile, intellettivo e colto. Questa verità artistica miracolosamente salvata dal fare efficace di Marisa Settembrini, induce a leggervi non solo un colore composto, ma anche i riflessi e le sovrapposizioni. Dentro ogni opera vive un generatore di bellezza che ne argomenta sia la scelta del reperto cui l’artista ha posato l’occhio per il recupero e l’avvitamento creativo, sia lo sguardo di un ritratto che cambia sotto la pressione dell’odore del tempo.
Appunti dipinti che posseggono una loro maturità qualitativa, in quanto la rappresentazione coloristica è servita con il proprio movimento informale a dare efficacia suggestiva all’attitudine dello sguardo, catturata e fermata dall’occhio fotografico, ma fusa poi nell’infinita delicatezza della ricreazione del mondo invisibile.
La sua è una generosa interpretazione nuova, nuovissima, del nostro tempo, del tempo delle immagini, dell’altramodernità che sale come un sipario a chiudere un’epoca e ad aprirne un’altra.
Da anni Marisa Settembrini sembra riscrivere a colori un’Anabasi, cose viste, cose catturate, mescolando cronaca e cultura, arte e mestiere. Il tempo passa ma l’Avanguardia non è fuggita, così Marisa Settembrini vive la sua Avanguardia in un modo che sa d’altramodernità, portandosi verso orizzonti nuovi senza tralasciare le vecchie orme che si leggono persino nel segreto delle parole, dei segni e delle onde di colore, dalle nuvole laboratoriali che stringono l’immagine, le immagini del mondo, fermate proprio in quella fissità che reclama sia la potenza espressiva, sia il senso intimo dell’apparizione, sia l’espressione del bello che racchiude l’immagine in cornice, sia l’espressione suggestiva della riflessione filosofica. Le opere sono pagine che ci fanno accedere a una natura filtrata da un laboratorio poetico che opera in modi per certi versi analoghi a quelli di un laboratorio scientifico. Segni e macchie, orlature di colore, inserti visivi, recuperano un corpo antico di immagine. Ogni opera è un sopralluogo. In ogni sopralluogo l’artista cattura le immagini più belle del mondo, di quello terrestre e di quello celeste. In ognuna di queste immagini c’è il brusio della storia, la cadenza del quotidiano, la poesia del colore, il segreto delle costellazioni che si specchiano oltre lo zenith. Marisa Settembrini con questo intervento intellettivo e coraggioso, offre della pittura il lato più innovativo, giacchè esso contiene il cuore delle cose, che è quasi un viaggio nell’anima. E a quanto blaterare si fa oggi su un’arte che non media,non interpreta, non assegna e non sceglie, e non offre la pacificazione di forma e materia, e neppure il rito di passaggio da una realtà a un’altra, ovvero in tensione verso quella che scomodamente si chiama bellezza, approdo e porto che antichi e moderni hanno esplorato; ebbene Marisa Settembrini, viaggiatrice instancabile si porta in un vasto mondo dove la magia di nuove immagini, paesaggi e storia, è linfa vitale e stimolante, anzi autorevole prova del fuoco.
Biografia dell’artista
Marisa Settembrini è nata a Gagliano del Capo (Lecce) nel 1955. Dopo aver frequentato l’Accademia di Brera e la Kunst Akademie di Monaco di Baviera, oggi è titolare della cattedra di Discipline Pittoriche al Liceo Artistico di Brera, a Milano, città dove vive e che alterna con i riposi nella cittadina salentina di Alessano. La sua attività parte dal 1976 con l’invito alla mostra “La nuova figurazione italiana” al Palazzo dei Congressi di Roma, per conto della Quadriennale Romana.
Ha vinto il Premio Lyceum per la grafica nel 1984,il Premio Cortina nel 1994 per la pittura, il Premio Saint Vincent nel 1995, il Premio Bormio e il Premio Milano nel 1996. Negli ultimi anni Ottanta è stata presente a Milano, al Palazzo Sormani con una mostra di incisioni e nel 1991 il Comune le dedica una importante mostra nel Museo di Milano. Nel 1995, diciotto dipinti sul tema del Paradiso dantesco sono esposti all’Oratorio della Passione della Basilica di Sant’Ambrogio a Milano e nello stesso anno, quarantasei opere sono esposte all’Università Bocconi. E’invitata alla VI e alla VII Triennale dell’incisione italiana e alla XXXII Biennale d’Arte di Milano con sei dipinti nella sezione del ritratto. Nel dicembre 1997 è invitata alla V Biennale d’Arte di Cremona con tre grandi opere nella sezione del racconto, insieme a Tadini e Adami. Nel 1998 partecipa, su invito, alla mostra “Il giardino della ceramica” a Pietrasanta e alla mostra “Vergine, Madre, Regina” presso la Fondazione Mons. Bello. Sempre nel 1998 è invitata alla mostra “La soglia del silenzio” e nel 1999 alla mostra “Le stagioni della luce” nella galleria Lazzaro by Corsi di Milano, ambedue a cura del critico Carlo Franza. Numerose le mostre personali in Italia (Roma, Firenze, Alcamo, Lecce, Todi, Milano, Erice, San Vito Lo Capo, Pavia, Brescia, Sondrio, Loreto) e all’estero (New York, Monaco di Baviera, Dusseldorf), e le partecipazioni a importanti rassegne. E’ presente in vari Musei stranieri (Berlino, Montreal, New York) e italiani. Per questi ultimi vale ricordare le recenti acquisizioni al Civico Museo del Disegno di Salò (BS), 1993; al M.I.M.A.C. (Museo Internazionale Mariano di Arte Contemporanea) presso la Fondazione Mons. A. Bello di Alessano (LE), 1998, alla Civica Raccolta di Arte Contemporanea di Ruffano (LE), 1998,e al Civico Museo all’Aperto della Scultura di Martano(Le) nel 2004 con la “Porta della Luna”. Negli ultimi anni che chiudono il Millennio si dedica ad un racconto ove la scrittura transita nella pittura, in un trittico di mostre milanesi (Blanchaert Antiquariato, Chiesa Antiquariato) che culminano nella Rotonda di San Carlo al Corso. Nel 2003 viene collocata una sua grande Croce nel Santuario di San Vito a San Vito Lo Capo in Sicilia. Nello stesso anno espone a Sondrio in Palazzo Martinengo, poi ad Alcamo dai Maestri Evola e a Roma al Centrale Ristotheatre; per poi essere nel 2004 a New York, ancora a Milano con una mostra promossa dalla Provincia nello Spazio Guicciardini e a Roma in Vaticano, chiamata da Giovanni Paolo II per eseguire un grande ritratto che è andato, dopo la sua morte, nella cattedrale della città natale del Pontefice in Polonia. Gli ultimi anni la vedono impegnata nuovamente nel tema del racconto con installazioni all’Otel Ristotheatre nel 2005 e 2006, al Palazzo Borghese (FI) nel 2007 e 2008. Al Creative Council di Milano espone nel 2008 l’installazione “Sussurrando la libertà”, e nell’estate è invitata dall’Amministrazione di Loreto con la mostra “Alla corte del tempo” nel Bastione Sangallo. Partecipa a Milano al Circolo della stampa nella rassegna “Panorama Italiano” e allo Studio Comerio con “Canto per Eva” e un esempio di Pont Art e ancora “Solstizio d’inverno”. Nel 2009 è a Firenze dove al Plus Florence, presenta la mostra “Viaggio in Europa”. Nell’estate 2009 l’Amministrazione Comunale di Teglio le ordina in città una mostra personale, partecipando anche a “Nuovi Scenari” una prestigiosissima rassegna dislocata in più luoghi cittadini e curata da Carlo Franza. Ha inoltre elaborato in coedizione con alcuni scrittori varie cartelle di grafica. E’ stata segnalata da Jean Pierre Jouvet nel Catalogo Comanducci n. 14 e da Domenico Montalto nel n. 27. Della sua arte hanno scritto critici e scrittori italiani e stranieri, da Argan a Carluccio, da A. Del Guercio a Fabiani, da Ferguson, a Carlo Franza, da Armando Ginesi a Virgilio Guzzi e a Montalto, dalla Muritti a Ponente, da Russoli a Sanesi, da Evelina Schatz a Walter Schonenberg,da Fulvio Papi a Marco Valsecchi.
Biografia del curatore
Carlo Franza è uno Storico dell’Arte Moderna e Contemporanea, italiano. Nato ad Alessano (Lecce) nel 1949, è vissuto dal 1959 al 1980 a Roma dove ha studiato e conseguito tre lauree all’Università Statale La Sapienza (Lettere, Sociologia e Filosofia); dal 1980 è a Milano dove tuttora risiede. Professore Straordinario di Storia dell’Arte Moderna e Contemporanea, Ordinario di Lingua e Letteratura Italiana. Visiting Professor nell’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano e in altre numerose Università Estere. E’ stato indicato dal “Times” fra i dieci critici d’arte più importanti d’Europa. Giornalista, critico d’arte dal 1974 a “Il Giornale”di Indro Montanelli , oggi a “Libero” fondato e diretto da Vittorio Feltri. Ha al suo attivo decine di libri fondamentali e migliaia di pubblicazioni e cataloghi con presentazioni di mostre. Si è interessato dei più importanti artisti del mondo dei quali ne ha curato prestigiosissime mostre. Dal 2001 al 2007 è stato Consulente del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. E’ fondatore e direttore del Mimac della Fondazione Don Tonino Bello.
13
giugno 2009
Marisa Settembrini – La Vita Nova
Dal 13 giugno al 15 luglio 2009
arte contemporanea
Location
PALAZZO DEL COMUNE
Teglio, Piazza Sant'eufemia, (Sondrio)
Teglio, Piazza Sant'eufemia, (Sondrio)
Orario di apertura
Tutti i giorni 9/12.30 e 14/16, sabato 9/12, domenica chiuso
Vernissage
13 Giugno 2009, ore 18.30
Autore
Curatore