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Premio Nazionale di Pittura Ciuffenna 2010
Esposti i lavori dei 4 artisti che si sono aggiudicati le menzioni speciali del Premio Nazionale di Pittura Ciuffenna 2010
Comunicato stampa
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Assegnate dal Comune di Loro Ciuffenna e dal comitato di esperti guidato dal museologo e critico d’arte Maurizio Vanni, direttore del Lu.C.C.A., le quattro menzioni speciali del Premio Nazionale di Pittura Ciuffenna 2010 – che vanta il patrocinio del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, della Regione Toscana e della Provincia di Arezzo – finalizzate a valorizzare l’opera di altrettanti artisti giovani e già significativi per l’arte contemporanea.
A Christian Balzano è andato il Premio speciale della critica, a Marco Grassi il Premio speciale Lu.C.C.A., a Rudy Pulcinelli il Premio speciale proposta originale e a Nicola Salotti il Premio speciale giovane artista emergente. I lavori di questi artisti sono stati inclusi in una rassegna dal titolo “Il suono del segno” allestita in alcune sale del Museo Venturino Venturi che resterà aperta fino al 9 ottobre prossimo, Giornata Mondiale dell’Arte Contemporanea AMACI, con il seguente orario: dal 24 luglio al 22 agosto tutti i giorni 10.30 – 12.30 e 16.00 19.00, venerdì, sabato e domenica anche dalle 21.00 alle 24.00, dal 23 agosto al 15 settembre tutti i giorni 10.30 – 12.30 e 16.00 19.00 e dal 16 settembre al 9 ottobre festivi e prefestivi 10.30 – 12.30 e 16.00 – 19.00 con ingresso gratuito.
Info
Ufficio Cultura 0559170153
turismo.cultura@comune.loro-ciuffenna.ar.it
Il suono del segno.
Ritmi ancestrali ed evocativi nei lavori di Balzano, Grassi, Pulcinelli e Salotti
Testo di Maurizio Vanni, Museologo, Storico e Critico d’Arte
Il suono è la sensazione creata dal movimento oscillatorio di un oggetto: una vibrazione che si propaga nell'aria e raggiunge l'orecchio che, attraverso un complesso meccanismo interno, è responsabile della creazione della relativa sensazione uditiva. Ogni volta che il senso dell’udito è sollecitato da una serie di suoni li traduce al sistema nervoso centrale che si preoccupa di tradurli a seconda del codice appropriato a ogni singolo utente. La fruizione di questi suoni, infatti, avrà un effetto piuttosto che un altro a seconda del tipo di risposta soggettiva a tali pressioni.
La mostra “Il suono del segno” parte dal presupposto che, da solo, un tono non è in grado di creare una melodia e di interessare l’intero apparato sensoriale dell’individuo: solo con l’unione di più suoni e quindi attraverso una vera e propria melodia, è possibile creare quel ritmo in grado di trasmettere senso di movimento e estasi. Nell’arte della nostra contemporaneità si parla sempre di più di fruizione polisensoriale ed emozionale proprio perché sarebbe impossibile risalire alle emozioni che presiedono le invenzioni testando un lavoro unicamente con il senso della vista o dell’olfatto.
Se ci mettiamo di fronte alle opere degli artisti selezionati per questa mostra, ad esempio, potremmo anche immaginare di percepire un suono, di trasformare l'impressione ottica di un segno in una sorta di sensazione acustica di un ritmo. I lavori di Christian Balzano, ad esempio, non possono non ricondurci al Flamenco: una musica, ma anche una tecnica pittorica e una danza di origine Andalusa, influenzata dal popolo nomade dei gitani. Un tipo di composizione talmente imprevedibile e appassionata che la musicologia ha trascurato fino a pochi decenni fa, ma che poeti e scrittori hanno esaltato nei loro racconti. Le opere di Balzano, così come i ritmi del Flamenco, sprigionano una naturale gioia di vivere e inducono a fare attenzione, attraverso l’analisi dei particolari, alle piccole cose per godere appieno della vita. I fondi che si trasformano in palinsesti attivi, alcune suggestioni segniche dei suoi lampadari e le improvvise e calde accensioni cromatiche accentuano la sensualità delle composizioni permettendo la convivenza di sacro (monaci in meditazione) e profano (passionalità e terrestrità espressa dalla forza e dalla postura dei suoi tori) senza precise linee demarcative.
Le opere di Marco Grassi potrebbero ricondurci al Samba: uno stile musicale che ha avuto origine in Brasile, Salvador di Bahia, il porto dove venivano sbarcati gli schiavi rapiti nell'Africa occidentale. Alla sua formazione contribuirono le tradizioni musicali di varie etnie africane unite ai ritmi delle liturgie di varie divinità appartenenti alle religioni di vari popoli africani. La profondità delle espressioni dei volti e gli sguardi delle donne di Grassi, generalmente violati da lividi, seppur con caldi e generosi cromatismi, in sintonia con quasi tutte le manifestazioni musicali a carattere popolare, esprimono calore e una voluttuosa dolcezza ipnotica. La topografia dei suoi volti scandiscono, come nel Samba, un ritmo generoso che alterna violenza e grazia, istinto animalesco a cerebrali meditazioni che proiettano in una dimensione dove, attraverso una sorta di vigile stato di grazia, è possibile andare oltre l’immagine di superficie.
Le composizioni di Rudy Pulcinelli, invece, potrebbero accompagnarci nei regni delle melodie arabe che hanno un esordio tutto al femminile. Dalla lettura della poesia preislamica, infatti, siamo venuti a conoscenza che la vita musicale era concentrata sulla figura di una donna, maestra dell’arte del Tarab, che si accompagnava con uno strumento musicale. Così come non potremmo considerare i lavori di Pulcinelli come dipinti tradizionali, allo stesso modo il Tarab non può essere considerato una melodia o un genere musicale, bensì l’interpretazione musicale di un testo che, durante l’ascolto, genera una dimensione di stato di grazia. Con i suoi segni e i suoi simboli, Pulcinelli ci proietta nel mondo della parola cantata: un racconto in grado di coinvolgere emotivamente un fruitore che, mentre cerca di decifrare lettere e pensieri, è proiettato in profondità dove ogni possibile enigma si manifesta a occhi meritevoli e menti feconde.
Le vorticose strutture di Nicola Salotti ci potrebbero rimandare alle dolorose e geniali espressioni del Blues che è nato e si è sviluppato in seguito alla schiavitù delle comunità nere, nelle regioni del sud degli Stati Uniti. Possiamo considerare il Blues come la manifestazione profana di uno stato d’animo che ha ritrovato nella parola poetica prima, nel canto e nell'accompagnamento in un momento successivo la sua grande e travagliata possibilità di rivelazione. Le opere di Salotti trascinano il fruitore in un moto centripeto, in un viaggio al centro di ogni cosa, dove l’essenza della verità si manifesta attraverso il particolare utilizzo di segni, luci e superfici. Il groviglio iniziale che sembra inestricabile, così come la tristezza e il dolore quotidiano espressi dai canti blues, ben presto manifestano un bagliore interno o una particolare accensione cromatica che si trasforma nella speranza di una condizione mentale in evoluzione in grado di poter sovvertire ogni avversità.
Suoni dei segni, melodie cromatiche, ritmi primordiali e talvolta tribali: nella vita basta credere nel futuro per diventare artifici del proprio destino. Nell’arte, invece, è sufficiente dare il nome a una cosa per farla esistere.
A Christian Balzano è andato il Premio speciale della critica, a Marco Grassi il Premio speciale Lu.C.C.A., a Rudy Pulcinelli il Premio speciale proposta originale e a Nicola Salotti il Premio speciale giovane artista emergente. I lavori di questi artisti sono stati inclusi in una rassegna dal titolo “Il suono del segno” allestita in alcune sale del Museo Venturino Venturi che resterà aperta fino al 9 ottobre prossimo, Giornata Mondiale dell’Arte Contemporanea AMACI, con il seguente orario: dal 24 luglio al 22 agosto tutti i giorni 10.30 – 12.30 e 16.00 19.00, venerdì, sabato e domenica anche dalle 21.00 alle 24.00, dal 23 agosto al 15 settembre tutti i giorni 10.30 – 12.30 e 16.00 19.00 e dal 16 settembre al 9 ottobre festivi e prefestivi 10.30 – 12.30 e 16.00 – 19.00 con ingresso gratuito.
Info
Ufficio Cultura 0559170153
turismo.cultura@comune.loro-ciuffenna.ar.it
Il suono del segno.
Ritmi ancestrali ed evocativi nei lavori di Balzano, Grassi, Pulcinelli e Salotti
Testo di Maurizio Vanni, Museologo, Storico e Critico d’Arte
Il suono è la sensazione creata dal movimento oscillatorio di un oggetto: una vibrazione che si propaga nell'aria e raggiunge l'orecchio che, attraverso un complesso meccanismo interno, è responsabile della creazione della relativa sensazione uditiva. Ogni volta che il senso dell’udito è sollecitato da una serie di suoni li traduce al sistema nervoso centrale che si preoccupa di tradurli a seconda del codice appropriato a ogni singolo utente. La fruizione di questi suoni, infatti, avrà un effetto piuttosto che un altro a seconda del tipo di risposta soggettiva a tali pressioni.
La mostra “Il suono del segno” parte dal presupposto che, da solo, un tono non è in grado di creare una melodia e di interessare l’intero apparato sensoriale dell’individuo: solo con l’unione di più suoni e quindi attraverso una vera e propria melodia, è possibile creare quel ritmo in grado di trasmettere senso di movimento e estasi. Nell’arte della nostra contemporaneità si parla sempre di più di fruizione polisensoriale ed emozionale proprio perché sarebbe impossibile risalire alle emozioni che presiedono le invenzioni testando un lavoro unicamente con il senso della vista o dell’olfatto.
Se ci mettiamo di fronte alle opere degli artisti selezionati per questa mostra, ad esempio, potremmo anche immaginare di percepire un suono, di trasformare l'impressione ottica di un segno in una sorta di sensazione acustica di un ritmo. I lavori di Christian Balzano, ad esempio, non possono non ricondurci al Flamenco: una musica, ma anche una tecnica pittorica e una danza di origine Andalusa, influenzata dal popolo nomade dei gitani. Un tipo di composizione talmente imprevedibile e appassionata che la musicologia ha trascurato fino a pochi decenni fa, ma che poeti e scrittori hanno esaltato nei loro racconti. Le opere di Balzano, così come i ritmi del Flamenco, sprigionano una naturale gioia di vivere e inducono a fare attenzione, attraverso l’analisi dei particolari, alle piccole cose per godere appieno della vita. I fondi che si trasformano in palinsesti attivi, alcune suggestioni segniche dei suoi lampadari e le improvvise e calde accensioni cromatiche accentuano la sensualità delle composizioni permettendo la convivenza di sacro (monaci in meditazione) e profano (passionalità e terrestrità espressa dalla forza e dalla postura dei suoi tori) senza precise linee demarcative.
Le opere di Marco Grassi potrebbero ricondurci al Samba: uno stile musicale che ha avuto origine in Brasile, Salvador di Bahia, il porto dove venivano sbarcati gli schiavi rapiti nell'Africa occidentale. Alla sua formazione contribuirono le tradizioni musicali di varie etnie africane unite ai ritmi delle liturgie di varie divinità appartenenti alle religioni di vari popoli africani. La profondità delle espressioni dei volti e gli sguardi delle donne di Grassi, generalmente violati da lividi, seppur con caldi e generosi cromatismi, in sintonia con quasi tutte le manifestazioni musicali a carattere popolare, esprimono calore e una voluttuosa dolcezza ipnotica. La topografia dei suoi volti scandiscono, come nel Samba, un ritmo generoso che alterna violenza e grazia, istinto animalesco a cerebrali meditazioni che proiettano in una dimensione dove, attraverso una sorta di vigile stato di grazia, è possibile andare oltre l’immagine di superficie.
Le composizioni di Rudy Pulcinelli, invece, potrebbero accompagnarci nei regni delle melodie arabe che hanno un esordio tutto al femminile. Dalla lettura della poesia preislamica, infatti, siamo venuti a conoscenza che la vita musicale era concentrata sulla figura di una donna, maestra dell’arte del Tarab, che si accompagnava con uno strumento musicale. Così come non potremmo considerare i lavori di Pulcinelli come dipinti tradizionali, allo stesso modo il Tarab non può essere considerato una melodia o un genere musicale, bensì l’interpretazione musicale di un testo che, durante l’ascolto, genera una dimensione di stato di grazia. Con i suoi segni e i suoi simboli, Pulcinelli ci proietta nel mondo della parola cantata: un racconto in grado di coinvolgere emotivamente un fruitore che, mentre cerca di decifrare lettere e pensieri, è proiettato in profondità dove ogni possibile enigma si manifesta a occhi meritevoli e menti feconde.
Le vorticose strutture di Nicola Salotti ci potrebbero rimandare alle dolorose e geniali espressioni del Blues che è nato e si è sviluppato in seguito alla schiavitù delle comunità nere, nelle regioni del sud degli Stati Uniti. Possiamo considerare il Blues come la manifestazione profana di uno stato d’animo che ha ritrovato nella parola poetica prima, nel canto e nell'accompagnamento in un momento successivo la sua grande e travagliata possibilità di rivelazione. Le opere di Salotti trascinano il fruitore in un moto centripeto, in un viaggio al centro di ogni cosa, dove l’essenza della verità si manifesta attraverso il particolare utilizzo di segni, luci e superfici. Il groviglio iniziale che sembra inestricabile, così come la tristezza e il dolore quotidiano espressi dai canti blues, ben presto manifestano un bagliore interno o una particolare accensione cromatica che si trasforma nella speranza di una condizione mentale in evoluzione in grado di poter sovvertire ogni avversità.
Suoni dei segni, melodie cromatiche, ritmi primordiali e talvolta tribali: nella vita basta credere nel futuro per diventare artifici del proprio destino. Nell’arte, invece, è sufficiente dare il nome a una cosa per farla esistere.
24
luglio 2010
Premio Nazionale di Pittura Ciuffenna 2010
Dal 24 luglio al 09 ottobre 2010
arte contemporanea
Location
MUSEO VENTURINI VENTURI
Loro Ciuffenna, Piazza Giacomo Matteotti, 5, (Arezzo)
Loro Ciuffenna, Piazza Giacomo Matteotti, 5, (Arezzo)
Orario di apertura
dal 24 luglio al 22 agosto tutti i giorni 10.30 – 12.30 e 16.00 19.00, venerdì, sabato e domenica anche dalle 21.00 alle 24.00, dal 23 agosto al 15 settembre tutti i giorni 10.30 – 12.30 e 16.00 19.00 e dal 16 settembre al 9 ottobre festivi e prefestivi 10.30 – 12.30 e 16.00 – 19.00
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