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Michelangelo – Sei capolavori
Illuminata dalla qualità altissima di sei splendidi disegni di Michelangelo, questa mostra, allestita presso la Rocca Albornoziana di Spoleto, riesce a rivelare alcuni momenti determinanti della carriera del Maestro.
Comunicato stampa
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Attraverso l’emozionante sequenza degli originali michelangioleschi, infatti, ci viene offerta un’immagine a tutto tondo di un protagonista che di sé ha segnato il suo tempo.
L'incontro con l’artista avviene con uno dei capolavori della Collezione di disegni di Michelangelo della Casa Buonarroti - una delle sue più precoci esercitazioni a matita rossa - quasi certamente eseguito da un modello maschile, secondo una consuetudine tipica del tempo, lo Studio di testa per la Madonna del «Tondo Doni». L’espressione misteriosa e sfuggente del volto del personaggio è ancora al centro di un acceso dibattito interpretativo tra chi vi riconosce uno studio per la Madonna del Tondo Doni, il dipinto su tavola raffigurante la Sacra Famiglia conservato alla Galleria degli Uffizi, e chi lo interpreta come uno studio per il profeta Giona della Cappella Sistina.
Con i due disegni seguenti si evoca la grande e solitaria avventura della Cappella Sistina. Nel foglio con Studi per un cornicione e per gli Ignudi della Volta Sistina, Michelangelo eseguì probabilmente per primo il cornicione decorato con motivi di conchiglie, ghiande e querce, che costituivano l’emblema della famiglia Della Rovere, da cui proveniva il papa committente, Giulio II. Questo motivo fu utilizzato non nel grande cornicione della Volta, ma nelle cornici che profilano pennacchi e lunette. Il disegno con Studi di figura per l’Adamo della “Cacciata dal Paradiso” contiene tre pensieri per il busto di Adamo ed in basso sulla sinistra due progetti più dettagliati per la mano destra della stessa figura. Michelangelo si concentra qui in prevalenza sul moto delle braccia e delle mani, gesti che, come scrive Luciano Berti, sono sufficienti ad esprimere una toccante espressività «senza bisogno di scorgere il volto».
La mostra prosegue con lo straordinario disegno in cui l’artista tracciò alcuni schizzi per la scala che dal ricetto porta alla sala di lettura della Biblioteca Laurenziana, luogo tuttora visibile ed operante all’interno del complesso di San Lorenzo a Firenze. Siamo nel momento in cui il Maestro era impegnato a risolvere il problema di creare un accesso partendo da un vestibolo assai più basso di livello. L’esito del progetto non sarà molto dissimile da quello che Michelangelo aveva previsto in questo foglio, anche se lo scalone fu eseguito solo molto anni dopo dall’Ammannati, quando il nostro artista si era già trasferito a Roma. Profili di basi di colonna sparsi contribuiscono alla complessità di questo disegno, che ferma la progettazione ad uno stadio ancora magmatico, e tuttavia di geniale evidenza.
Al centro di importanti questioni meditative è lo Studio di nudo, in cui la figura virile, tracciata con estremo vigore, è collegabile secondo molti studiosi ad una scena di Resurrezione attorno al cui concepimento Michelangelo fu molto impegnato tra 1532 e 1533.
L’itinerario si conclude presentando un capolavoro grafico del Maestro ormai ottantaquattrenne, al quale Cosimo I de’ Medici richiese nel 1559 un progetto per la chiesa della nazione fiorentina a Roma. Il grandioso disegno con la Pianta per San Giovanni dei Fiorentini rappresenta una fase intermedia della progettazione architettonica del Maestro che dedicò ben cinque piante al progetto, disegni tutti di proprietà della Casa Buonarroti.
Nell’occasione dell’esposizione temporanea di alcuni capolavori grafici di Michelangelo nella Rocca di Spoleto, non si può non evocare l’unico soggiorno documentato dell’ormai ottantunenne artista nella cittadina umbra. L’episodio si colloca infatti nell’autunno del 1556.
Appresa la notizia della imminente calata su Roma delle truppe spagnole capitanate dal duca d’Alba, Michelangelo fuggì dall’Urbe per rifugiarsi “nelle montagne di Spuleti”. La scelta di questa meta si spiega ricordando gli stretti rapporti dell’artista con il “gran cardinale” Alessandro Farnese, vescovo di Spoleto. Michelangelo trovò asilo in uno degli eremi alle pendici di Monteluco, con ogni probabilità in quello intitolato a Santa Maria delle Grazie, che in quel momento era affidato ad un chierico cortigiano del cardinal Farnese, e vi soggiorno poco più di un mese. Ma il pontefice Paolo IV, non ignorando il rifugio dell’artista, inviò un suo messo per imporgli un immediato ritorno perché i lavori al cantiere di San Pietro non rimanessero privi di guida.
Il 18 dicembre 1556 Michelangelo scriveva al Vasari rievocando piaceri e spese del soggiorno spoletino, con espressioni che lasciano trapelare l’emozione suscitata in lui dal suo breve romitaggio: “ Io a questi dì ò avuto con grande disagio e spesa un gran piacere nelle montagnie di Spuleti a vicitare que’ romiti... perché veramente e’ non si trova pace se non ne’ boschi”. La lettera al Vasari non rimase allo stadio di uno scambio tra mittente e destinatario, giacché sarebbe stata sfruttata dal biografo nell’edizione giuntina (1568) delle sue Vite, dando così vasta divulgazione a uno dei rarissimi accenni di Michelangelo alla bellezza consolatoria della natura.
L'incontro con l’artista avviene con uno dei capolavori della Collezione di disegni di Michelangelo della Casa Buonarroti - una delle sue più precoci esercitazioni a matita rossa - quasi certamente eseguito da un modello maschile, secondo una consuetudine tipica del tempo, lo Studio di testa per la Madonna del «Tondo Doni». L’espressione misteriosa e sfuggente del volto del personaggio è ancora al centro di un acceso dibattito interpretativo tra chi vi riconosce uno studio per la Madonna del Tondo Doni, il dipinto su tavola raffigurante la Sacra Famiglia conservato alla Galleria degli Uffizi, e chi lo interpreta come uno studio per il profeta Giona della Cappella Sistina.
Con i due disegni seguenti si evoca la grande e solitaria avventura della Cappella Sistina. Nel foglio con Studi per un cornicione e per gli Ignudi della Volta Sistina, Michelangelo eseguì probabilmente per primo il cornicione decorato con motivi di conchiglie, ghiande e querce, che costituivano l’emblema della famiglia Della Rovere, da cui proveniva il papa committente, Giulio II. Questo motivo fu utilizzato non nel grande cornicione della Volta, ma nelle cornici che profilano pennacchi e lunette. Il disegno con Studi di figura per l’Adamo della “Cacciata dal Paradiso” contiene tre pensieri per il busto di Adamo ed in basso sulla sinistra due progetti più dettagliati per la mano destra della stessa figura. Michelangelo si concentra qui in prevalenza sul moto delle braccia e delle mani, gesti che, come scrive Luciano Berti, sono sufficienti ad esprimere una toccante espressività «senza bisogno di scorgere il volto».
La mostra prosegue con lo straordinario disegno in cui l’artista tracciò alcuni schizzi per la scala che dal ricetto porta alla sala di lettura della Biblioteca Laurenziana, luogo tuttora visibile ed operante all’interno del complesso di San Lorenzo a Firenze. Siamo nel momento in cui il Maestro era impegnato a risolvere il problema di creare un accesso partendo da un vestibolo assai più basso di livello. L’esito del progetto non sarà molto dissimile da quello che Michelangelo aveva previsto in questo foglio, anche se lo scalone fu eseguito solo molto anni dopo dall’Ammannati, quando il nostro artista si era già trasferito a Roma. Profili di basi di colonna sparsi contribuiscono alla complessità di questo disegno, che ferma la progettazione ad uno stadio ancora magmatico, e tuttavia di geniale evidenza.
Al centro di importanti questioni meditative è lo Studio di nudo, in cui la figura virile, tracciata con estremo vigore, è collegabile secondo molti studiosi ad una scena di Resurrezione attorno al cui concepimento Michelangelo fu molto impegnato tra 1532 e 1533.
L’itinerario si conclude presentando un capolavoro grafico del Maestro ormai ottantaquattrenne, al quale Cosimo I de’ Medici richiese nel 1559 un progetto per la chiesa della nazione fiorentina a Roma. Il grandioso disegno con la Pianta per San Giovanni dei Fiorentini rappresenta una fase intermedia della progettazione architettonica del Maestro che dedicò ben cinque piante al progetto, disegni tutti di proprietà della Casa Buonarroti.
Nell’occasione dell’esposizione temporanea di alcuni capolavori grafici di Michelangelo nella Rocca di Spoleto, non si può non evocare l’unico soggiorno documentato dell’ormai ottantunenne artista nella cittadina umbra. L’episodio si colloca infatti nell’autunno del 1556.
Appresa la notizia della imminente calata su Roma delle truppe spagnole capitanate dal duca d’Alba, Michelangelo fuggì dall’Urbe per rifugiarsi “nelle montagne di Spuleti”. La scelta di questa meta si spiega ricordando gli stretti rapporti dell’artista con il “gran cardinale” Alessandro Farnese, vescovo di Spoleto. Michelangelo trovò asilo in uno degli eremi alle pendici di Monteluco, con ogni probabilità in quello intitolato a Santa Maria delle Grazie, che in quel momento era affidato ad un chierico cortigiano del cardinal Farnese, e vi soggiorno poco più di un mese. Ma il pontefice Paolo IV, non ignorando il rifugio dell’artista, inviò un suo messo per imporgli un immediato ritorno perché i lavori al cantiere di San Pietro non rimanessero privi di guida.
Il 18 dicembre 1556 Michelangelo scriveva al Vasari rievocando piaceri e spese del soggiorno spoletino, con espressioni che lasciano trapelare l’emozione suscitata in lui dal suo breve romitaggio: “ Io a questi dì ò avuto con grande disagio e spesa un gran piacere nelle montagnie di Spuleti a vicitare que’ romiti... perché veramente e’ non si trova pace se non ne’ boschi”. La lettera al Vasari non rimase allo stadio di uno scambio tra mittente e destinatario, giacché sarebbe stata sfruttata dal biografo nell’edizione giuntina (1568) delle sue Vite, dando così vasta divulgazione a uno dei rarissimi accenni di Michelangelo alla bellezza consolatoria della natura.
20
marzo 2004
Michelangelo – Sei capolavori
Dal 20 marzo al 30 maggio 2004
arte antica
Location
ROCCA ALBORNOZIANA
Spoleto, Via Giro Della Rocca, 21, (Perugia)
Spoleto, Via Giro Della Rocca, 21, (Perugia)
Biglietti
intero € 4, ridotto € 3, ridotto speciale scuole € 2,50
Orario di apertura
dal lunedì al venerdì dalle 10.00 alle 13.00 – dalle 15.00 alle 19.00
(ingresso consentito sino ad un’ora prima dell’orario di chiusura)
sabato e domenica dalle 10.00 alle 19.00
(ingresso consentito sino ad un’ora prima dell’orario di chiusura)
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