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50 anni dalla morte di Pablo Picasso: i progetti a Venezia e a Napoli
Progetti e iniziative
di redazione
50 anni dalla morte di Pablo Picasso, scomparso l’8 aprile del 1973 a Mougins, nel sud della Francia, stroncato da un edema polmonare acuto dopo una vita lunga in pieno secolo breve, un’esistenza vulcanica, turbolenta, tra bohème, passioni e avanguardie artistiche e politiche. Nel 2023, moltissimi musei e istituzioni culturali ricorderanno questa figura grande quanto un monumento, provando ad analizzarne anche le ombre lunghe. In Spagna, tra le città di Malaga, Madrid, Barcellona, La Coruña e Bilbao, si svilupperà il programma “Picasso Celebración 1973.2023”, che includerà mostre incentrate sui vari aspetti della ricerca del Maestro del Cubismo e sulla sua influenza esercitata sull’arte successiva. E anche in Italia le occasioni non mancano.
Focus sulle opere, alla Collezione Peggy Guggenheim di Venezia
A Venezia, la Collezione Peggy Guggenheim espone, nelle sale di Palazzo Venier dei Leoni, tutte le opere realizzate dall’artista spagnolo, acquistate dalla mecenate americana tra gli anni ’30 e ’50 del XX secolo. Le sei opere oggi presenti nella collezione di Peggy Guggenheim raccontano un momento centrale nella biografia di Picasso. Si parte dal 1911, con il capolavoro Il poeta, manifesto dell’allora nascente arte cubista, promossa in particolare dall’illuminato gallerista Daniel-Heinrich Kahnweiler, e si conclude nel 1939, all’alba della Seconda Guerra Mondiale, quando l’artista si trovava a Parigi occupata dalle milizie naziste, con l’opera Busto di uomo in maglia a righe.
Di questi sei lavori, cinque, a eccezione di Busto di uomo in maglia a righe, furono acquistate da Peggy Guggenheim prima che la collezionista avesse esposto la sua intera collezione alla XXIV Biennale di Venezia, nel 1948. Questo evento fu considerato uno spartiacque storico e culturale: non solo si trovava esposta, per l’occasione, l’arte più contemporanea del momento ma è proprio nell’ambito di questa Biennale che Picasso doveva inaugurare la sua prima, grande, retrospettiva in Italia.
Il poeta (1911), opera esposta nella sala dedicata alle opere cubiste e futuriste della Collezione Peggy Guggenheim, è una tela emblematica del primo sviluppo del Cubismo, il Cubismo analitico, in cui il soggetto viene frammentato in molteplici punti di vista sovrapposti all’interno di un unico piano pittorico. Una fase successiva, denominata Cubismo sintetico, è caratterizzata dall’uso del papier collé ed è ben rappresentata da Pipa, bicchiere, bottiglia di Vieux Marc (1914), collage esposto accanto a Il poeta.
Spostandosi nella sala d’ingresso di Palazzo Venier dei Leoni, si incontrano due altri capolavori del maestro spagnolo, Lo studio (1928), messo in dialogo con Sulla spiaggia (1937). Nel primo, una veduta dello studio dell’artista, Picasso confonde l’identità delle “figure” raffigurate, creando una visione che sfida il nostro bisogno di trovare nelle immagini dei riferimenti in natura. La grande tela Sulla spiaggia, con le due iconiche bagnanti, ricorda invece le figure antropomorfe dai volumi esageratamente accentuati, dalla consistenza quasi scultorea e inserite in paesaggi marini, tipiche di alcune sue opere eseguite fra la fine degli anni ’20 e gli inizi degli anni ’30.
Non manca in collezione il richiamo al tema della tragedia della guerra civile spagnola, caro all’artista, che emerge nell’opera Il sogno e la menzogna di Franco (1937). Qui Picasso raffigura il generale Francisco Franco, futuro dittatore di Spagna, con sembianze mostruose. Inizialmente pensate per essere stampate come cartoline e prodotte in serie, le immagini oggetto dell’opera furono invece pubblicate sulla rivista parigina Cahiers d’Art, accompagnate da una poesia scritta dallo stesso Picasso sulle sofferenze di Guernica, la città basca bombardata dai nazisti nell’aprile del 1937.
Una performance e una mostra sul dialogo tra Picasso e l’antico, a Napoli
Al MANN – Museo Archeologico Nazionale di Napoli, invece, si terrà oggi, 5 aprile, TAUROMACHIA, performance presentata da Körper – Centro Nazionale di Produzione della Danza e realizzata da Adriano e Andrea Bolognino, rispettivamente coreografo, recentemente premiato come Coreografo italiano emergente 2022 dalla rivista Danza&Danza, e artista visivo con già all’attivo importanti collaborazioni e mostre personali e collettive, tra cui al Museo di Capodimonte e alla Fondazione Morra Greco, oltre che alla Quadriennale di Roma.
La performance si sviluppa a partire dal motivo del toro, un sismografo dell’opera in continua metamorfosi di Pablo Picasso. «È una figura di conflitto, di lotta, di danza, la cui duplicità simbolica è espressa dall’artista nell’archetipo del Minotauro», spiegano gli organizzatori della performance. L’intervento di Andrea e Adriano Bolognino si concentrerà quindi sul motivo del toro in quanto punto di collegamento tra la poetica di Picasso e la collezione del MANN, che include capolavori assoluti dell’arte classica, come il gruppo scultoreo del Toro Farnese.
Inoltre, fino al 27 agosto 2023, sarà visitabile, nelle sale della collezione farnese del museo napoletano, “Picasso e l’antico”, mostra a cura di Clemente Marconi, che prende spunto dal suggestivo racconto della celebre visita dell’artista a Napoli e Pompei nel 1917, per mettere in luce la profonda influenza che uno dei più grandi scrigni di capolavori classici ha avuto sull’opera di un gigante dell’arte moderna. Saranno in tutto 43 le opere in mostra messe a confronto principalmente con le sculture Farnese e con i dipinti da Pompei, importanti chiavi di lettura del percorso artistico picassiano. All’eccezionale prestito in arrivo dal British Museum di Londra di 37 delle 100 tavole che compongono la Suite Vollard – incisioni realizzate tra il 1930 e il 1937 che si configurano come un fulcro interpretativo nell’opera dell’artista – si aggiungono i prestiti del Musée national Picasso – Paris e di Gagosian New York.