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Terreno-Ultra-Terreno/2
Dopo l’ultimo dialogo bi-personaletra Navid Azimi Sajadi e Vettor Pisani, tenutosi in galleria con la mostra Terreno-Ultra-Terreno, invertiamo le variabili in gioco. Dall'”antieroe” dell’arte italiana Vettor Pisani all'”eroe” dell’arte tedesca Joseph Beuys.
Comunicato stampa
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Dopo il dialogo bi-personale che ha interessato la galleria Studio la Linea Verticale in questo ultimo mese e mezzo con la mostra Terreno-Ultra-Terreno, dove il confronto diretto e immediato tra Navid Azimi Sajadi e Vettor Pisani ha svelato i potenziali dell'ambiguità del linguaggio e della simbologia umana, è il momento di porre il dialogo su un nuovo livello. Dall'"antieroe" dell'arte italiana Vettor Pisani all'"eroe" dell'arte tedesca Joseph Beuys.
La prossima mostra, Orizzonte-Sommo-Orizzonte, bi-personale delle artiste Giovanna Caimmi e Francesca Dondoglio, richiederà infatti un notevole sforzo di allestimento, avendo previsto per una delle sale della galleria un intervento site specific che correrà lungo le quattro pareti. Abbiamo colto quindi l'occasione, dato il lungo intervallo di chiusura della sede, per terminare diversamente la mostra precedente, invertendo le variabili in gioco e sottoponendo l'artista contemporaneo Navid Azimi Sajadi a un confronto diretto con Joseph Beuys.
Nella mostra in sede, infatti, avevamo deciso di presentare Navid sul suolo bolognese con una ormai celebre serie di opere, The Bridge, prodotte in origine per gli immensi spazi del MACRO di Roma. Il dialogo con l'antieroe Vettor Pisani, artista ad ogni diritto reputabile verticale e presente nella nostra ricerca sin dalla pubblicazione del volume "L'Aldilà è un Angolo stretto. Oltre la Morte nell'arte contemporanea" Ed. Pendragon, è stato naturale e immediato. I due, infatti, non solo nutrono o hanno nutrito un interesse parallelo per la simbologia mitico-mistica, ma hanno condiviso un rapporto di amicizia, gesti, parole, momenti, entusiasmi e sconforti, che hanno indubbiamente accresciuto Navid, quanto, probabilmente, scaldato Vettor.
A questo punto un cambio di rotta, non necessariamente di prospettiva, risultava utile per presentare l'ultima, neo-nata, produzione del Sajadi. Ancora una volta ci presenta un'orgia di immagini, disegni, figure, volti, simboli, quanto legati ad ormai sbiaditi ricordi cristologici quanto "monofisismatici", spesso poliedrici aspetti della stessa "solfa", quanto mai utile però all'accrescimento dell'interiorità.
Di accrescimento, dunque, si parla, e chi ne ha fatto un mero vessillo della propria ricerca? Chi, più di ogni altro, ha cercato di infondere all'uomo un'intuizione tale da portarlo a sviluppare un pensiero?
Appare chiaro, alla luce di una ormai decodificata attuale società, la difficoltà di tale azione. Se si pensa che Beuys era preoccupato dello sviluppo regressivo dell'uomo a lui contemporaneo, a circa quarant'anni dalla sua morte abbiamo perso quasi ogni speranza. In quel "quasi" si inserisce, dunque, il nostro dialogo tra Navid e il "cappellaio matto", in quella voglia di portare nuovamente l'uomo a sviluppare un pensiero, a decodificare un linguaggio, a ragionare sui ragionamenti, a Vivere secondo natura e a pensare della morte, la propria morte, come il più intimo gesto d'arte.
La prossima mostra, Orizzonte-Sommo-Orizzonte, bi-personale delle artiste Giovanna Caimmi e Francesca Dondoglio, richiederà infatti un notevole sforzo di allestimento, avendo previsto per una delle sale della galleria un intervento site specific che correrà lungo le quattro pareti. Abbiamo colto quindi l'occasione, dato il lungo intervallo di chiusura della sede, per terminare diversamente la mostra precedente, invertendo le variabili in gioco e sottoponendo l'artista contemporaneo Navid Azimi Sajadi a un confronto diretto con Joseph Beuys.
Nella mostra in sede, infatti, avevamo deciso di presentare Navid sul suolo bolognese con una ormai celebre serie di opere, The Bridge, prodotte in origine per gli immensi spazi del MACRO di Roma. Il dialogo con l'antieroe Vettor Pisani, artista ad ogni diritto reputabile verticale e presente nella nostra ricerca sin dalla pubblicazione del volume "L'Aldilà è un Angolo stretto. Oltre la Morte nell'arte contemporanea" Ed. Pendragon, è stato naturale e immediato. I due, infatti, non solo nutrono o hanno nutrito un interesse parallelo per la simbologia mitico-mistica, ma hanno condiviso un rapporto di amicizia, gesti, parole, momenti, entusiasmi e sconforti, che hanno indubbiamente accresciuto Navid, quanto, probabilmente, scaldato Vettor.
A questo punto un cambio di rotta, non necessariamente di prospettiva, risultava utile per presentare l'ultima, neo-nata, produzione del Sajadi. Ancora una volta ci presenta un'orgia di immagini, disegni, figure, volti, simboli, quanto legati ad ormai sbiaditi ricordi cristologici quanto "monofisismatici", spesso poliedrici aspetti della stessa "solfa", quanto mai utile però all'accrescimento dell'interiorità.
Di accrescimento, dunque, si parla, e chi ne ha fatto un mero vessillo della propria ricerca? Chi, più di ogni altro, ha cercato di infondere all'uomo un'intuizione tale da portarlo a sviluppare un pensiero?
Appare chiaro, alla luce di una ormai decodificata attuale società, la difficoltà di tale azione. Se si pensa che Beuys era preoccupato dello sviluppo regressivo dell'uomo a lui contemporaneo, a circa quarant'anni dalla sua morte abbiamo perso quasi ogni speranza. In quel "quasi" si inserisce, dunque, il nostro dialogo tra Navid e il "cappellaio matto", in quella voglia di portare nuovamente l'uomo a sviluppare un pensiero, a decodificare un linguaggio, a ragionare sui ragionamenti, a Vivere secondo natura e a pensare della morte, la propria morte, come il più intimo gesto d'arte.
24
marzo 2023
Terreno-Ultra-Terreno/2
Dal 24 marzo al 20 aprile 2023
arte contemporanea
arte moderna
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fotografia
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