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Perfect Behaviors. La vita ridisegnata dall’algoritmo in mostra alle OGR di Torino
Mostre
Perfect Behaviors chiede di fermare la frenesia quotidiana per riflettere sulla condizione dell’essere umano che, perso nella sua costante corsa, vive ormai con la “testa fra le nuvole”. In effetti il nostro pianeta è letteralmente avvolto da un sistema di calcolo, invisibile, che possiamo chiamare cloud (nuvola).
Gli artisti in mostra, attraverso una narrazione comune, propongono un viaggio all’interno degli algoritmi. Il collettivo Universal Everything (2004) utilizza un software ideato per la gestione dei flussi umani e mostra su un maxi schermo, da una visione aerea, il movimento di una grande folla. Viste dall’alto le persone sono così piccole che sembrano formiche.
Paolo Cirio (Torino, 1979) invita ad una passeggiata attraverso un corridoio in cui centinaia di poster affissi a parete illustrano tutti i brevetti tecnologici, trovati su Google dall’artista, che manipolano e influenzano le abitudini sociali degli utenti.
Il duo Eva e Franco Mattes (1976) svela le testimonianze dei “bot umani” che sono incaricati di filtrare i contenuti dei social. Questi, utilizzando un escamotage che inganna l’algoritmo, raccontano cosa significhi essere un operaio digitale. Il loro escamotage è a tutti gli effetti un trucco, poiché utilizzano tutorial di make-up per denunciare la triste realtà dei fatti che sono costretti a visionare ogni giorno.
Brent Watanabe (1970) modifica il software di un celebre videogioco destrutturandone la sintassi tradizionale e decontestualizzando il punto di vista del fruitore che da giocatore diventa un passivo osservatore. Mentre gli umanoidi auto-prodotti da Geumhyung Jeong (Seoul, 1980), gli stessi esposti alla Biennale di Venezia 2022 e utilizzati per le sue performance, vengono esposti inermi su un lungo tavolo, come bambole robotiche artigianali.
Infine, James Bridle (1980) ci mostra i limiti dell’intelligenza artificiale, quegli stessi su cui l’essere umano fa affidamento per confermare la propria supremazia, e mostra come un automobile dalla guida automatica rinchiusa in un cerchio di sale bianco, pur di non infrangere le regole, rimanga bloccata al suo interno.
Durante l’opening Lorem (Francesco D’Abbraccio) ha intrattenuto i visitatori con Distrust Everything, una performance video-musicale in cui, attingendo da un archivio di immagini ricavate con l’intelligenza artificiale, ha creato dal vivo una narrazione psichedelica accompagnata simultaneamente da musica elettronica.